lunedì 30 novembre 2015

Ben più difficile è il silenzio ....

Ben più difficile è il silenzio.
Esso presuppone pazienza, costanza, testardaggine; e soprattutto si confronta con il giorno-dopo-giorno della nostra vita, i giorni che ci restano, uno dopo l’altro, lunghi davvero nelle piccole ore…
(Antonio Tabucchi)


Ph Rodney Smith

domenica 29 novembre 2015

l'amore, che c'è, c'è, e c'è ....

Ho ritrovato tra le mie letture in questi giorni un articolo di Michela Marzano, filosofa e scrittrice, che vive e insegna all'università a Parigi. L'articolo è stato scritto sull'onda dei fatti di Parigi, sull'importanza dell'amore in questi venti di guerra, amore che porta con sé "anche la forza del desiderio e del ricominciare da capo tutti insieme" . Vorrei solo trascriverne qualche stralcio.... 


Ph Brian Duffy 

"[...] E allora è stata un'evidenza ripartire proprio dall'amore, quel sentimento oceanico. come lo definisce Freud, che ci permette di "tenerci su" e che, anche quando si è circondati dall'odio, continua a darci la forza di andare avanti e lottare. [...] l'amore, che c'è, c'è, e c'è anche quando si è immersi nelle tenebre. E aiuta a trovare "con" gli altri la forza di opporsi al rancore e alla vendetta. L'amore accoglie e accetta. L'amore riconosce e tollera. L'amore, all'opposto della violenza, si nutre dell'alterità e delle differenze. E' quindi dall'amore che si deve ripartire. E dal rispetto. E dal rispetto. E dalla compassione. [...]" 


Allora ripartiamo da questo per rifondarci, per rifondare le nostre vite, a riprenderci le nostre anime, a svegliarci da questo torpore di "esseri distratti", per ricominciare a fondare un nuovo domani, per combattere ogni violenza e guerra, per riprenderci le nostre vite.... lo so possono essere le parole di un visionario, ma preferisco essere definita una "visionaria", una folle che una omologata alle coscienze distratte, piene di futili sogni .....

Amore - Ryuichi Sakamoto


giovedì 26 novembre 2015

martedì 24 novembre 2015

lunedì 23 novembre 2015

Quando eravamo ....

Remember when you were young, You shone like the sun....

Un contatto di FB ha pubblicato un paio di foto provenienti dalla mia macchinetta fotografica. Sono foto che girano per il webworldwide, che un amico fissato con le foto aveva voluto allora in copia, e che ogni tanto vengono ricondivise su FB. L'ultimo anno che ho vissuto stabilmente lì ho voluto immortalare in foto buona parte  delle persone che conoscevo, più amici o meno amici, i colleghi della radio, i luoghi che frequentavamo, volevo mantenere il ricordo di un posto che in fondo, nonostante tutto ciò che accadde, era importante per me. In realtà sono stati anni pieni di esperienze per me, ne ho già parlato negli articoli dedicati alla mia casa, e tutto ciò che è accaduto, in bene o in male che fosse, rimarrà sempre vivo nei miei ricordi.
Ho ripreso la foto pubblicata dal mio contatto, l'ho volutamente modificata, l'originale è a colori e non così sfuocata. L'ho resa così, come quelle immagini che si fermano nei nostri ricordi. In questa foto sono presenti due miei amici che non sono più tra noi, e non per retorica, ma erano ragazzi speciali. Con uno ci conoscevamo fin da piccolissimi, ci ritrovavamo a giocare proprio lì, sotto i portici: ai quattro cantoni, alla campana, un due tre stella (allora si poteva vivere per strada). Ci siamo ammalati io e mio fratello, le mie sorelle,  a stare lì sotto quei portici sempre in mezzo al vento, ne abbiamo portati i segni per anni (e mio fratello tutt'ora), ma era vita. E ad ogni età ci si incontrava sempre sotto quei portici, ci passavamo le serate e nottate intere, non gruppi fissi e chiusi ma tutti insieme, persone che arrivavano, altri che andavano, poi ritornavano. Ogni tanto ci si spostava nei pub, in discoteca, ci si annoiava ma si era sempre lì. Io sono lì in mezzo, in questa foto avevamo tra i diciassette e i diciotto anni, rivedendola  riflettevo di quanto potessimo essere semplici, naturali, nessun atteggiamento, nessuna mania di protagonismo, eravamo lì, tutti uguali, nella posa classica della "foto ricordo".  Quando eravamo ..... 



La vertigine ...

«Era la vertigine. L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa».

Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”


Ph Robert Jahns 

domenica 22 novembre 2015

... la fine della mancanza

A me piace vedere le persone riunite, forse è sciocco, ma che dire, mi piace vedere la gente che si corre incontro, mi piacciono i baci e i pianti, amo l'impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta, le orecchie che non sono abbastanza grandi, gli occhi che non abbracciano tutto il cambiamento, mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno.... 
(Molto forte incredibilmente vicino, J. Safran Foer)

Ph Robert Doisneau 

venerdì 20 novembre 2015

Il libero arbitrio non è altro che un'illusione...

- Comunque, che si tratti di menu, di uomini, o di qualsiasi altra cosa, pensiamo sempre di essere noi a scegliere. Ma forse in realtà non scegliamo proprio niente. probabilmente tutto è stato già deciso dall'inizio e noi facciamo solo finta di scegliere. Il libero arbitrio non è altro che un'illusione. A volte è questo che penso.
- Se fosse così, la vita sarebbe abbastanza cupa.
- Temo di sì.
- Ma se si ama qualcuno dal più profondo del cuore, sia pure una persona orribile, o qualcuno che non ricambia per niente il nostro amore, almeno la vita, per quanto cupa, non sarà solo un inferno.

Haruki Murakami, “1Q84”



M. C. Escher, Three Spheres II, 1946

giovedì 19 novembre 2015

Il principio Speranza...

Questa sera rubo da un post di Vinicio Capossela, che ha citato queste parole di Bloch, ne faccio eco, perché ho imparato a sperare, a perseverare, a credere che qualcosa cambierà, nelle nostre vite, nel mondo. Ho imparato a sperare in un cambiamento, in un ritorno, in un accenno, in fondo la speranza è sogno ....  anche se alcune volte sperare a assai faticoso, soprattutto quando le luci piano piano si allontanano ....

«L'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono »
(Ernst Bloch, Il principio Speranza. Premessa)


Ph Annick Gérardin

... il desiderio che migliaia di parole diventino corpo

Ma fuori è silenzio già da qualche minuto. Non si muove foglia e io ho paura a sollevare la penna...E cos'altro rimane da dire, a parole? ... Se mi rimane un altro desiderio voglio, chiedo, che quelle migliaia di parole diventino corpo ....

(David Grossman - Che tu sia per me il coltello)




see more in http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/p/una-testa-piena-di-libri-all-around.html

mercoledì 18 novembre 2015

lunedì 16 novembre 2015

Le molteplicità dell'io ...

Nel corso delle nostre vite si incontrano molte persone. Non sempre queste rivelano fin da subito quale sia il loro vero io. Molte volte si hanno delle profonde delusioni per questa ragione. Ma gli incontri vengono, vanno ... non sempre si ha la necessità di mantenere rapporti di amicizia o altro, di cui si può fare benissimo a meno. Altre volte si conoscono persone con le quali si ha una identità d'anima e delle quali si percepisce quasi immediatamente quale sia la loro natura anche se mostrano una parte di loro che a volte è addirittura fastidiosa, ma chi le conosce bene sa che non è così e giustifica, per questa ragione, ogni loro comportamento che a volte fa male .... ma male davvero. 
E come dice Jung... "in ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo" e questo vale soprattutto per noi stessi. Spesso ci meravigliamo di nostre reazioni in alcune situazioni che non avremmo mai pensato lontanamente ci potessero accadere e scopriamo di avere mille risorse o forse, mille debolezze. Alla fine ho capito che non amo chi è sicuro di sé stesso, che pensa di non sbagliare mai, e che mantiene in ogni situazione la propria sicurezza, non cede di una virgola. Anche se in alcuni momenti si ha bisogno di qualcuno che dica: vieni, dammi la mano, camminiamo insieme ora ci penso io a te... 
FC


Ph Werner Bischof

domenica 15 novembre 2015

sabato 14 novembre 2015

Peace ....

Fin dai primi attacchi su FB sono apparse le notizie di ciò che stava accadendo a Parigi. Per buona parte della notte ho ascoltato la radio che ci aggiornava minuto dopo minuto della strage che stava accadendo. Si pensa alle persone che si trovavano lì, si pensa ai morti, ai dispersi, al dolore. Un senso di angoscia e paura sale, sopratutto per chi vive in luoghi che possono essere obiettivi degli attacchi in ogni momento. Si pensa a chi prende la metro e che si trova a vivere vicino a luoghi sensibili. Si pensa ai figli che la notte si incontrano riempendo le strade della città. Si pensa alla nostra impotenza, si pensa al fatto che siamo in guerra, ma una guerra imprevedibile. Durante le guerre nel passato esisteva un codice nei periodi di belligeranza: le guerre si dichiaravano. Tutti sapevano che da un momento all'altro le città potevano essere invase, ne avevano notizia. Ora no, la guerra è sempre e ovunque e in qualunque momento, è questo che crea angoscia. Una guerra che difficilmente riusciamo a capirne le vere motivazioni. Il petrolio? i venditori di armi? non è certo guerra di religione (anche se viene usata come motivo principale. Io ho sempre mal sopportato gli estremismi nella religione, di qualunque tipo di "credo" si possa parlare. Trovo che gli estremismi e i fondamentalismi siano di menti limitate, non pensanti, grette), forse sarà una guerra manovrata ad alti livelli e non mi riferisco a livelli prettamente mediorientali. L'Isis sta distruggendo la Siria, si appropria dei territori e distrugge ogni cosa .... cosa mai se ne faranno di un Paese che non ha più nulla? genti, menti, città, storia, cultura? E' solo questione di petrolio? ma poi che cosa se ne faranno mai dei soldi guadagnati dal petrolio se vivono in condizioni primordiali, in piena violenza giornaliera, stuprando le loro donne e distruggendo ogni cosa si trovino davanti? a che serve questo potere a loro in queste condizioni che non appartengono all'uomo?


Non c'è canzone che in questo momento può essere simbolo del credo di coloro che vorrebbero vivere in un mondo di pace .... Imagine. Pezzo suonato oggi da un pianista di strada di fronte al Teatro Bataclan, dove ha avuto luogo una delle stragi. Ho scelto di pubblicarne due versioni, quella originale di John Lennon e quella di Randy Crawford insieme a Crusaders. Con questa scelta il mio messaggio è ben preciso e chi crede veramente nella pace tra i popoli sono certa capirà il perché.

John Lennon 



The Crusaders feat Randy Crawford - Live at Montreux 2003 Imagine




Imagine there’s no heaven
it’s easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today

Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will live as one


venerdì 13 novembre 2015

La forza del cuore

La grandezza non risiede nell'essere forti, ma nel giusto uso che si fa della forza. E' il più grande colui la cui forza trascina il maggior numero di cuori...grazie al richiamo del proprio.
(R.J. Palacio - Wonder)

Ph Robert Doisneau

giovedì 12 novembre 2015

Era così bello parlare insieme, seduti di fronte...

'[...] Era così bello parlare insieme, seduti di fronte: così bello confondere i volti (fumare, scambiandoci le sigarette), e tutto quel raccontare di noi (quell’inventare facile, nel dire agli altri), fino a poter confessare quanto, anche messi alle strette, mai avremmo osato un istante (per sbaglio) confidare.''
(tratto da Congedo del viaggiatore cerimonioso - Giorgio Caproni)


Ph Bruce Davidson 

mercoledì 11 novembre 2015

Ribellarsi

«Per ribellarsi occorrono sogni che bruciano anche da svegli, occorre il dolore dell’ingiustizia, la febbre che toglie all’uomo la malattia della paura, dell’avidità, del servilismo. Per ribellarsi bisogna saper guardare oltre i muri, oltre il mare, oltre le misure del mondo. La miseria dell’uomo incendia la terra ovunque, ma è un fuoco sterile, che cancella e impoverisce. È un fuoco che odia ciò che lo genera, è cenere senza storia. Saper bruciare solo ciò da cui poi nascerà erba nuova, ecco la vera ribellione».
Stefano Benni


Ph Dennis Stock 

Il gruppo

L’altro giorno mi sono ritrovata a vedere un film sulla generazione dei diciottenni. Il film è ben diretto, considerato che Fausto Brizzi ha una buona capacità di descrivere i giovani e il loro mondo. Sicuramente la storia è abbastanza poco plausibile da alcuni punti di vista rendendo, a volte, il film poco credibile. La storia è incentrata su un gruppo di amici, e da lì mi son venuti in mente una serie di considerazioni. 

Ph Axel Lauerer (Gettyimages)


Io ho sempre vissuto fuori contesto, nel senso che ho vissuto in un paese che non era il mio, ero quella che veniva dalla città, la “forestiera” e tale venivo considerata. Ci ho messo tempo a farmi accettare dal “gruppo”, ma con perseveranza, pazienza e non poca sofferenza ce l’ho fatta, diventando, in fondo, un punto di riferimento. Perché ho parlato di “sofferenza”? perché ero considerata diversa, si parlava spesso delle diversità di ceto, di cultura, di modi di essere, di trattamento. A scuola venivo messa da parte, ma piano, piano sono riuscita ad inserirmi. In questo caso il gruppo può essere crudele nell’allontanare ciò che ritiene diverso, fino a che non ha modo di conoscerlo veramente e allora, piano piano si viene accettati, ma mai completamente, sempre con una punta di sospetto.

Poi tornai nella mia città di origine, e mi son ritrovata ad essere ancora più “forestiera”. Il gruppo non mi accettava, venivo considerata “paesana” e in effetti io non ero al passo con le loro mode, ero fuori moda e fuori contesto. Devo dire che il gruppo “cittadino” è molto più crudele, sanno fare male. Ricordo che un anno passai le vacanze con mia cugina in un luogo di vacanza frequentato da quelli di “città”. Le ragazze mi guardavano con sospetto, e perché? Perché non portavo i pantaloni stretti come li portavano loro, non portavo il Levi’s, non avevo le Superga ai piedi. Insomma mi trattarono molto male. Ma io ero fiera di essere diversa da loro e dalle loro stupide mode che le rendevano tutte uguali, e questa diversità l’ho sempre portata avanti con fierezza. Un tipo, che non “batteva chiodo” con nessuna, ci provò con me, quando gli dissi che non avevo nessuna intenzione di stare con lui, mi trattò malissimo davanti a tutti e fece in modo di allontanarmi ulteriormente dal “gruppo”.
Insomma non mi ritrovavo con quel modo di essere, tanto da frequentare durante l’Università soprattutto i fuori sede. Insomma, alla fine ero sempre fuori da ogni contesto. Ma ho sempre portato avanti con fierezza questo mio modo di essere (con molta sofferenza naturalmente) fuori da ogni regola e moda. Perché in fondo mi arricchiva, non mi omologava, mi rendeva, se non unica, ma almeno particolare. Quindi in questo modo ho avuto poche amicizie, solo conoscenze, però mi rimase il mito del gruppo affiatato di amici, che avrebbero fatto di tutto per te, che ti avrebbero ascoltato, protetto, supportato, che ci sarebbero stati in ogni momento. Per questo quando vedo questi film, anche se poco plausibili, mi piace sognarci su. Ma in finale, quanti sono gli amici sui quali veramente contare? sui quali appoggiare la testa su una spalla senza che si allontanino per paura? quegli amici che senza chiederti come stai già sanno? e quelli che ti chiedono come stai, ma veramente, e non solo per convenzione? E quelli a cui piace ridere e gioire e scherzare con te? E quante sono le persone che ci sono, ma ci sono veramente e non quando gli fa più comodo? Pochi, quasi nessuno, io vedo solo amicizie per interesse. Ma io continuo a sognare e continuo a dire: searching for heart and soul people ….

martedì 10 novembre 2015

Le cose da fare ....

Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo sempre iniziando,
la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione, un nuovo cammino,
della caduta, un passo di danza,
della paura, una scala,
del sogno, un ponte,
del bisogno, un incontro.

Fernando Sabino (Di tutto restano tre cose - O encontro marcado)

Foto Web - Auditorium della musica di Roma 

lunedì 9 novembre 2015

... cosa c'è negli spazi fra le vignette?

[...] sa cosa c'è negli spazi fra le vignette?
I: (leggermente offeso) No, me lo dica lei.
W: c'è tutta la vita che non è mai stata raccontata. Ci sono le vicende che non diventano storie - per scelta o più spesso per caso - e si perdono nei gorghi del tempo che passa. Ci sono le occasioni non colte, le cose che non vogliamo ricordare o non vogliamo sapere di noi stessi e degli altri. Gli spazi fra le vignette sono il sottosuolo della nostra coscienza.
[...] Sta per andarsene, fa due passi, poi si ferma e pronuncia l'ultima frase parlando lentamente.

W: E ricordati il tempo fra le vignette, è lì che succedono le cose importanti.
(Gianrico Carofiglio - Non esiste saggezza)

Corto Maltese 

venerdì 6 novembre 2015

La casa nostro rifugio 2

Sull'onda del precedente articolo sulla casa mi son venuti in mente e sono riaffiorati molti ricordi. 
Un segreto (che poi non è un segreto vero è proprio, forse "segrete sensazioni"), che tenevo per me, mi è tornato alla mente. Sensazioni che ho condiviso forse solo con una persona (anche se mi rendo conto che difficilmente si riescono a condividere queste sensazioni, frutto di immagini, del proprio vissuto e del proprio essere, quindi posso capire che possano essere di difficile comprensione).
La casa dove abitavo, come ho già scritto, si trovava quasi in campagna, era situata abbastanza in alto ed aveva una vista a dir poco emozionante. Nelle notti d'estate, quando l'aria era tersa (soprattutto nei giorni di vento) si riusciva a vedere una volta celeste piena piena di stelle, che illuminava tutto il Tavoliere fino agli Appennini in fondo e sulla sinistra fino al mare e nelle giornate particolarmente "pulite" si arrivava a scorgere le luci sulla costa verso sud. La pianura era illuminata dalle luci delle città e dei paesi, e in estate, alla fine di agosto si vedevano i roghi degli sterpi dei campi di grano ormai mietuti. Seduta sulla finestra, mentre il mondo dormiva, passavo nottate intere a mirare e rimirare quella vista al suono del canto delle cicale. Difficilmente riesco a definire a parole le sensazioni che una vista del genere potesse generare, ma una cosa è certa provavo un forte senso di pace e straniamento dal mondo. Molte volte, nelle scorribande notturne con gli amici, si prendevano le macchine e si saliva su per la montagna, da lì la vista era ancora più ampia, ci fermavamo in silenzio a guardare verso l'infinito. Ecco! mi fermo, non è possibile andare oltre a parole...

Vincent Van Gogh, sapeva ben descrivere queste sensazioni con la sua arte. Ho visto dal vivo questa opera al Museo d'Orsay a Parigi e si rimane incantati a guardare questa notte stellata, come rimanevo incantata allora a guardar le stelle in quelle notti.

Vincent van Gogh - Notte stellata sul Rodano

giovedì 5 novembre 2015

Paolo e Francesca

Ho già scritto della mia stanza di quando ero ragazza. Era il mio rifugio ed era a mia immagine e somiglianza. Davanti alla porta attaccai due stralci dell'Inferno di Dante, il famoso "Per me si va nella città dolente ...." del canto III dell'Inferno, come "benvenuto" ossia, "non entrate" e, naturalmente, "Paolo e Francesca" del canto V. Dico "naturalmente", portando io lo stesso nome della sventurata protagonista.
I due amanti son inseriti da Dante all'Inferno nel girone dei "lussuriosi", cioè morti in modo violento, per mano del marito di lei, a causa dell'amore nato sulla lettura del "Lancillotto e Ginevra". L'ho definita sventurata, ma come dice Dante ... quanto disio menò costoro al doloroso passo....

Auguste Rodin - Paolo e Francesca 

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

martedì 3 novembre 2015

Le affinità d'anima ...

Oggi mettendo mano su alcune cose che avevo scritto tempo fa, ho ritrovato questo stralcio di una poesia di Montale che mi ero appuntata. Parole apparentemente inascoltate, ignorate forse cancellate, ma che stanno lì ... bello ritrovare qualcosa che si pensa ormai perduto ... 

Accade che le affinità d’anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. È raro ma accade.
[...]
Eugenio Montale (Ex voto)


Gli amanti di Magritte 

La vera unità di misura del tempo ...

“E forse era così, perché la vera unità misura del tempo non sono i giorni, le settimane, i mesi, gli anni. La vera unità di misura del tempo sono gli accadimenti inattesi, quelli che cambiano tutto e ti fanno capire che tante altre cose, prima, sono successe e non te ne eri accorto, e avresti dovuto; e tante cose che davi per scontate non succederanno più.”
"La regola dell’equilibrio"
Gianrico Carofiglio



Salvador Dalì - Orologi molli 

lunedì 2 novembre 2015

Briciole di felicità

Ho sognato farfalle colorate, campi di grano rossi di papaveri,
giardini pieni di ibischi e lavanda. E c’eri tu nel sogno: ti tenevo
per mano per non lasciarti mai più,correvo con te i sentieri del tempo.
Al risveglio ho serbato dentro il cuore briciole di quella felicità.
Salvador Dalì


Ph Ilaria Trapani 

domenica 1 novembre 2015

Ogni vita è un'enciclopedia

Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi, se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, d'immaginazioni? Ogni vita è un'enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente mescolato e riordinato in tutti i modi possibili.
(Italo Calvino, Lezioni Americane)


Foto Web