giovedì 5 novembre 2015

Paolo e Francesca

Ho già scritto della mia stanza di quando ero ragazza. Era il mio rifugio ed era a mia immagine e somiglianza. Davanti alla porta attaccai due stralci dell'Inferno di Dante, il famoso "Per me si va nella città dolente ...." del canto III dell'Inferno, come "benvenuto" ossia, "non entrate" e, naturalmente, "Paolo e Francesca" del canto V. Dico "naturalmente", portando io lo stesso nome della sventurata protagonista.
I due amanti son inseriti da Dante all'Inferno nel girone dei "lussuriosi", cioè morti in modo violento, per mano del marito di lei, a causa dell'amore nato sulla lettura del "Lancillotto e Ginevra". L'ho definita sventurata, ma come dice Dante ... quanto disio menò costoro al doloroso passo....

Auguste Rodin - Paolo e Francesca 

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

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