Questo racconto ha ricevuto la menzione speciale nel
L’ira
di
Francesca Cammisa
Oggi non ho proprio voglia di alzarmi. Sono stanco. Mi fa male tutto. Mi fanno male le mani.
Sono
giorni di vacanza e mi sembra giusto non voler fare nulla e stare fermo a
guardarmi intorno. Ieri sono stato seduto sulla sdraio tutto il giorno e con
gli occhiali scuri, senza esser visto, osservavo le persone intorno a me. Credo
che ne abbia diritto, o no? Ma ero disturbato in continuazione. Alcuni bambini
più avanti giocavano, ridevano, erano felici e mi era salita una rabbia. Mi
voltai per guardarli, mi tolsi gli occhiali da sole e urlai “La vogliamo
smettere con questo baccano?!? Insomma!”. Mi accorsi allora che c’era mio
figlio tra loro, era in disparte, non rideva. Sempre il solito quel ragazzino,
vuole stare da solo, e che è? Alla sua età io passavo il tempo con un gruppo di
ragazzini a giocare a calcio e andava sempre a finire con delle fantastiche azzuffate
finali. Un giorno tornai a casa con un braccio rotto. Mia madre mi venne
incontro preoccupata e le urlai che erano problemi miei, che non se ne doveva
occupare. Tornò mio padre per pranzo e mi vide così. Si arrabbiò con mia madre.
Dopo aver provato a riposare uscii dalla stanza e vidi mia madre accasciata con
le mani che le coprivano il volto. Andammo comunque al pronto soccorso perché
il braccio mi penzolava e solo lei mi poteva accompagnare. In macchina mi
accorsi che aveva lividi dappertutto e una fasciatura intorno al polso. Sarà
stato mio padre, evidentemente se lo meritava! Era una donna così lagnosa. Mi
saliva una rabbia a sentirla. Figuriamoci a mio padre! Un giorno tornai da
scuola e non trovai nessuno a casa. Trovai il pranzo pronto e la tavola era
apparecchiata, ma lei se ne era andata. Mio padre andò su tutte le furie e mi
mandò dai nonni e lì rimasi fino a quando non mi sposai e andai a vivere nella
mia vecchia casa. Non so cosa accadde, i mei nonni mi dissero solo che i miei
genitori erano morti in un incidente. A scuola mi parlavano dietro, non c’era
giorno che non mi azzuffassi con qualcuno. Alle superiori, un giorno uno dei
miei compagni in un momento di rabbia, dopo averlo picchiato, mi urlò che io
ero così violento perché mio padre aveva ammazzato mia madre e si era suicidato
subito dopo. Ma che ne sapeva quello là,
avrebbe dovuto lavarsi la bocca con il sapone dopo quello che mi aveva detto.
Mio
figlio dovrebbe imparare a difendersi. Quando alzo le mani lui non si difende.
Si piega e se le prende una per una. Non piange neanche, sta zitto. Quella
cretina di mia moglie cerca sempre di difenderlo, ma sa bene che poi ce ne è
anche per lei.
Nei
giorni di ferie non si dovrebbe incontrare nessuno che ha a che fare con
l’ambiente di lavoro. Ho un incarico allo sportello di un ufficio pubblico. Io
che non sopporto la gente sono costretto ad averla davanti tutto il giorno, non
ho mica tutta questa pazienza! Una volta venne allo sportello una signora
anziana, non potevo chiudere la pratica perché mancavano alcuni documenti. La
vecchina cominciò a lagnarsi che lei non sapeva, che facevano tutto i figli,
che non si ricordava. Mi montò una rabbia! Le urlai che se voleva che si
chiudesse la questione doveva fare in modo di ricordarsi tutto e non portare le
cose a metà! Lei provò a dirmi qualcosa ma le strillai di andarsene e di
tornare quando tutto era a posto. Intervenne un mio collega che, vedendo la
signora palesemente impaurita, la fermò e ci parlò. In realtà lei aveva tutto
ero io che nella foga non me ne accorsi. Ma era stata colpa sua, mica si
consegna la documentazione a rate! La gente è così sprovveduta. Il collega
segnalò l’accaduto al direttore, che non volle parlarmi ma mi raddoppiò i
turni. Raddoppiando le mie sfuriate.
Quel
maledetto sta passando le vacanze qui, ha l’ombrellone allo stabilimento
accanto. L’altra sera stava in piazza con un gruppo di amici e pensai: “ma che
c’avranno da ridere e scherzare? Mi fanno incazzare!” Speravo non mi vedesse
che non avevo nessuna voglia di salutarlo, quell’imbecille. Ma purtroppo non è
stato così, mi ha salutato da lontano e provò ad avvicinarsi, ho alzato la mano
e mi sono voltato per andarmene. Lo odio! La gente vuole andare al suo
sportello, nessuno vuole venire più da me. Si becca pure un sacco di regali. Ma
un giorno mi vendicherò.
Il
sole era quasi al tramonto. Sentii una risata leggera, era mia figlia, la mia
dolce figlia, la amo più della mia vita. È giovane ma ha deciso di andare a
vivere con un tipo che mi sembra a posto, un po’ collerico, ma è a posto.
-
Papi, non veniamo a cena, stasera andiamo in discoteca. Mi disse.
-
Andate, andate. Che la gioventù non ritorna più.
Quanto
è bella mia figlia. Sembra la madre prima che ci sposassimo.
Ieri sera mia moglie non ha voluto soddisfare le mie voglie. Ma gliel’ho fatta vedere io! Per fortuna se ne è andata a dormire sul divano. Questa mattina prima dell’alba qualcuno mi ha svegliato bussando alla porta della mia stanza. Ho gridato: “Come ve lo devo dire che non voglio essere disturbato per nessuna ragione! Non vi azzardate mai più”. Avrei voluto rimanere a letto. Mi fa male tutto, mi fanno male le mani. Sono stanco. Vabbè, mi hanno rovinato il sonno, è arrivata l’ora di alzarsi.
Troppo silenzio intorno a me. Non c’è anima
viva. Ma non c’è nessuno che mi faccia un caffè in questa benedetta casa? E che
cavolo! Ma qui c’è un biglietto: “Sono al pronto soccorso.” Uffa! Ma che sarà
successo? Quella non è capace di fare niente. Mi tocca andare! Prendo la bici
che faccio prima. Ma perché mi fissa così il vicino? Ma che vuole?
“Oh
dico a lei! Ma che ha da guardare in quel modo? Si faccia un po’ gli affari
suoi”. Avrà sentito? Avrò urlato abbastanza? Ma la gente un po’ di cavoli suoi
non se li sa fare?
Io
volevo andare al mare e non passare la mia giornata al pronto soccorso. E poi
chissà per cosa? Sarà una cavolata.
Che
casino che c’è qui! La tipa allo sportello urla, urla, ma che avrà da urlare,
se c’è qualcuno che si deve incazzare sono solo io che sto girando a vuoto e
nessuno che mi dia retta. Ora gliene dico quattro a questa.
“Ehi!
Dico a lei, sono due ore che sto qui! Quanto c’è da aspettare per sapere
qualcosa? Dov’è mia moglie? Mi vuole ascoltare? Guardi che chiamo i carabinieri
se non mi date retta!”
“Si
calmi. Le ho detto che lei deve aspettare qui seduto. Non si preoccupi di
chiamare i carabinieri che sono già qui. Ora mi lasci lavorare che qui c’è
gente che sta male!”
Odio
quando mi dicono “si calmi”, mi sale il sangue alla testa, Meglio che sto fermo
se no qui ci potrei mettere anche le radici. “E non si arrabbi, io ho chiesto
solo un’informazione!” Finalmente! Vedo un medico che mi sta venendo incontro,
alla buon’ora! Ora mi sente.
“Allora
mi vuole dire che sta succedendo?!? Vi denuncio tutti!”
“Ieri
sera c’è stata una rissa in discoteca. Un tipo, sotto l’effetto di alcol e
stupefacenti ha avuto uno scatto d’ira ed è scoppiata una rissa con il compagno
di sua figlia. Tutta colpa della gelosia. Sua figlia è riuscita a dividerli e
sono andati via.”
“Chi
ci faccio qui allora?”
“Tornando
a casa accecato dalla rabbia e dalla gelosia il compagno di sua figlia ha
cominciato a percuoterla fino a ridurla in condizioni spaventose. Ora è in
terapia intensiva. È stata sua moglie a salvarla. Li ha visti sul vialetto di
casa mentre tornavano ed ha capito quanto sarebbe successo. Se non fosse
arrivata in tempo non so se sua figlia sarebbe arrivata qui. Un vicino che
aveva sentito le urla ha visto tutto e ha chiamato l’ambulanza. Ora sua moglie
la stanno medicando a causa di forti contusioni, anche pregresse. No, non mi
guardi così non è stato il ragazzo. È stata brava la signora. È stata la sua
intuizione a salvare sua figlia. In questi casi noi del pronto soccorso
dobbiamo segnalare l’accaduto all’Autorità Giudiziaria, ma non mi sono limitato
a denunciare le percosse su sua figlia ma anche le percosse refertate su sua
moglie. Le abbiamo consigliato di denunciare.”
“Ma
come si permette! Che denuncia e denuncia! Chi dovrebbe denunciare poi? per
quattro graffi? Me la vedo io con mia moglie! E poi ci parlo io con il
fidanzato di mia figlia. Avrà avuto sicuramente le sue ragioni, e poi che ne sa
se è stato davvero lui a darle due sberle?”
Questo
dottorino m’ha rotto. Se non ci fossero quelle due guardie gli mollerei due
cazzotti così la smette di farmi la paternale, e poi figurati se quella
mollacciona l’avrà fatto. Ma quando torna a casa gliela faccio vedere io a
quella. Uffa! Ancora che parla questo!
“Inizialmente
sua moglie non aveva nessuna intenzione di farlo, ma poi le si è avvicinato il
ragazzo, sinceramente non so cosa le abbia detto ma ho visto che con sguardo
minaccioso le tratteneva il braccio. Lo sguardo di sua moglie si è illuminato e
approfittò della presenza di due agenti in pronto soccorso per un incidente per
denunciarvi. “
“Denunciare
chi? Ora dov’è il fidanzato di mia figlia?”
“Il
ragazzo è dai carabinieri per accertamenti. Da parte mia, oltre a curare le
ferite di sua moglie e sua figlia, chiederò che siate allontanati e seguiti da
uno psicologo. Ah, un’ultima cosa, suo figlio era rimasto solo ed è stato
portato al sicuro dai servizi sociali. Verrà restituito a sua moglie quando
starà meglio e uscirà di qui. Lei per il momento e finché non si curerà non
potrà avvicinarsi a lui e alla sua famiglia.”
“Ma,
scusi …. Ma che fa? se ne va? Mi ascolti!”.
I
Carabinieri si stanno avvicinando, e ora che faccio? Scappo? Negherò, negherò
fino alla morte. Io non posso mica rimanere da solo, senza di lei, senza i miei
figli, ogni tanto mi faranno girare le scatole, ogni tanto mi scapperà qualche
pugno, devo farmi ubbidire in qualche modo, e che diamine! Ma senza di loro io
non posso vivere, io li amo profondamente, solo che faccio? Dove vado?
“Venga
con noi, dobbiamo portarla via per la denuncia. I suoi famigliari ora sono in
buone mani ci penseranno loro”
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