Le mie parole ....


In questa pagina raggrupperò gli articoli scritti da me pubblicati nel blog. 

Ph Rodney Smith 


Conosco persone ....


Conosco persone capaci di farti sorridere con un piccolo semplice dettaglio
Conosco persone capaci di distruggere un sogno
Conosco persone capaci di annullare ogni tuo entusiasmo
Conosco persone capaci di lamentarsi per ogni stupida cosa
Conosco persone che nonostante la vita sia stata crudele nei loro confronti riescono a trarre il meglio che possono, trasmettendo intorno una grande voglia di vivere, senza finti sorrisi
Conosco persone capaci di distruggere con un soffio il lavoro di giorni e giorni
Conosco persone capaci di emanare forte negatività
Conosco persone capaci di emanare forte positività
Conosco persone capaci di stupire e meravigliare
Conosco persone capaci di trovare le parole giuste
Conosco persone che hanno troppe parole inutili
Conosco persone egoiste, egocentriche, egoconcentrate da rischiare di rimanere ingabbiate nel loro ego
Conosco anche persone che hanno un ego speciale da infondere forza e serenità
Conosco persone che pensano che con il silenzio si possa risolvere ogni conflitto
Conosco persone capaci di distruggere una casa costruita mattone dopo mattone nel tempo con la forza del silenzio
Conosco persone capaci con il loro silenzio e modo di fare di allontanare le persone a loro vicine
Conosco persone che sanno bene cosa sia il vero silenzio che costruisce e non distrugge
Conosco persone capaci di ……
Conosco persone che ....
Vorrei conoscere solo persone che sanno dare, costruire e condividere, che sanno infondere serenità e non odio  .... 

Searching for heart and soul people
(francesca cammisa)

Ph Axel Lauerer - Gettyimages 



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/09/conosco-persone.html

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Ma le parole sfuggono ....

E all'improvviso i pensieri aggrovigliati si sciolgono e vedi tutto più chiaro e ad una ad una trovi le parole che dovrebbero descrivere quello che avresti voluto esprimere da tempo. Servirebbe una penna per fermarle su un foglio che non c'è o una macchina fotografica che scatti una foto per tenerle ferme nel tempo .... Ma le parole sfuggono e non tornano più uguali a quella composizione perfetta ...

Francesca Cammisa (nel momento in cui i caratteri che erano prima imprigionati si compongono nelle parole che non riusciva più a trovare creando nuove immagini)

Ph Maria Giovina Russo

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2018/05/ma-le-parole-sfuggono.html
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Siamo disposti a fare tutto, ma non tutto va per il verso giusto .....

E' una frase che mi ero annotata ascoltando un programma radiofonico tempo fa.
Ho pensato a quelle volte in cui si fa di tutto per ottenere o portare a termine qualcosa a cui si tiene in modo particolare. Si organizza tutto, si dà il meglio di sé, si cerca di far incastrare ogni piccolo particolare e poi, poi non si sa cosa accade, eventi avversi si oppongono e nulla va per il verso giusto. Sono arrivata al punto in cui non preventivo più nulla, non organizzo vacanze, uscite per week end, cene perché regolarmente accade qualcosa. Ormai cerco di fare tutto sull'impronta, tutto all'improvviso. Oggi è una bella giornata? sono libera? si va .... non so dove, ma si va. Ci si salva da molte delusioni in questo modo.

Non mi riferisco solo alla vita di tutti i giorni ma anche a quando si fa di tutto per mantenere i rapporti con gli altri e invece non tutto va per il verso giusto, nonostante si è cercato di difendere in tutti i modi, con tutte le proprie forze, ciò a cui si teneva. Si perdono per strada amicizie importanti nonostante siamo stati disposti a fare tutto quanto il nostro modo di essere ci permettesse. Nei rapporti umani è più difficile vivere all'"impronta", perché i rapporti si costruiscono nel tempo, non è che ci si fida così facilmente, le delusioni sono sempre in agguato .... ma tutto ciò che di bello accade all'improvviso ..... è meraviglia...


Ph Rodney Smith 


https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/06/ma-non-tutto-va-per-il-verso-giusto.html

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Il mio essere buono (Zibba - Senza pensare all’estate, 2014)

[...] Vorrei trasmettere con le parole un’immagine. Ferma, in mezzo alla città, pensando a come risolvere i miei problemi organizzativi per quel fine di giornata, la gente e le macchine che si muovono intorno veloci e in modo disordinato. Uomini e donne che camminano o corrono all’inseguimento di un autobus che sembrava non voler mai passare. Il sole che brucia dall’alto rendendo l’asfalto rovente, ogni tanto una folata di vento che muove i capelli e alza le gonne. Io ferma. All’improvviso parte una canzone nel mio ipod. La mia attenzione si sposta da quella confusione intorno alle prime parole accompagnate dal suono di una chitarra: 

Lo sento perché esplode in faccia,
ma in fondo è tutto quel che chiedo,
restare fermo immobile e provare a dare un nome,
ad ogni mio pensiero.


…. e tutto cambia, osservo in modo imparziale tutto ciò che accade intorno a me, e rimango rapita da questa canzone, dalle sue note, dalla voce di Zibba, e dagli strumenti, come se in quei tre minuti e dieci il mondo non mi appartenesse più e vivessi in uno stato intermedio, come fossi un entità non ben specificata, invisibile, ferma in mezzo alla città, ma senza sentirne i rumori. [...]


https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/p/la-musica-nel-cassetto-italia.html

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Come eravamo 2 


Come eravamo ……


 Questa è una foto di circa 40 fa, ritrae due gemelle il giorno in cui arrivò in casa il “cagnotto”, erano felicissime del nuovo arrivo. Non dirò chi sono le due gemelle poiché nei loro rispettivi campi sono persone (che conosco personalmente) importanti e famose, anche se allora (e si vede) hanno posato per Vogue come modelle. Mi sono innamorata di questa foto non appena l’ho vista, perché possiede un’aura particolare.
La prima impressione che ho avuto è stata quella di vedere immediatamente l’”anima” delle due ragazze. 
La seconda considerazione che mi è venuta naturale pensare è che si può considerare una foto in un certo senso “universale”, e spiego il perché. Riuscireste a capire dove è stata scattata? No! potrebbe essere, Svezia, Inghilterra, Francia, Italia, non si capisce. E pensare che è stata scattata in una città di provincia, ma di quelle provincie meridionali, chiuse. Ed è per questo che brilla di “aura” perché il contesto non è importante, non è prevalente, non è prevaricante. Sono solo loro due, due anime con i loro splendidi sorrisi, felici di possedere finalmente un cane ….

Non so perché ma ora non riesco quasi più a trovare l’anima di chi è ritratto nelle foto di adesso. Quando creai il video “soul portraits”, passai molto tempo sul web, in giro per siti di fotografi e fotografia in generale, alla ricerca non di semplici ritratti, ma di “anime”. Dico la verità non è stato semplice, anche se siamo bombardati di foto, ritratti fotografici e immagini sui social e non solo .... belle sì, c'è un gran necessità e voglia di farsi vedere, di mostrarsi, ma senza l’anima, anima che trovo raramente nelle foto digitali, ma che prevale in vecchie foto, anche se non perfette e pulite, come questa. 


FC 

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2017/04/come-eravamo-2.html
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Non mille parole

Molte volte la realtà non è quella che sembra.
Quante inutili incomprensioni e il silenzio serve solo ad alimentarle.
Le parole sono importanti, basta chiedere e una risposta verrà data .... non mille parole ma ne basta una, uno sguardo e un sorriso.

fc
Ph Peter Lindbergh 
(Thierry-Maxime Loriot)

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2017/03/non-mille-parole.html

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E si spera sempre 

E si spera sempre che le cose o le persone non siano come vogliono mostrarsi ...
Ci si augura di aver inteso male, ci si augura che dietro quell'apparenza ci sia qualcosa di vero e non una stupida forma che non si pensava esistesse ....
Ci si augurano tante cose per alleviare quel forte senso di delusione nei confronti di una realtà che mostra sempre la sua peggiore faccia ....
Cerchiamo di dare il meglio di noi stessi in questo mondo così difficile da essere il miglior esempio per i nostri figli ...
(fc)


Ph Vadim Stein 

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2017/01/e-si-spera-sempre.html
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Le parole 

Le parole..... le parole scagliate, buttate, pensate, taglienti, inascoltate, inutili, vane, stupide, infuocate, appassionate, piene di gioia, di speranza, di amore ma anche di odio, piene di rancore, piene di dolore. Le parole sono importanti per chi le dice e per chi le ascolta. Ma non riusciamo più a parlare e sopratutto non sappiamo più ascoltare......
FC

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2017/01/le-parole.html-----------------------------------------

Un nuovo anno

Quando inizia un nuovo anno tutti si prodigano in nuovi propositi: anno nuovo vita nuova, “… quest’anno cambia tutto”, questo nuovo anno devo dimagrire, smetto di fumare, questo anno mando tutti a quel paese, “Ah, ma guarda da questo nuovo anno non mi lascio più incastrare”!

Io questa mattina del nuovo anno, mi sono svegliata con la sveglia puntata alla solita ora, stesso programma in radiosveglia, mi sono preparata come al solito, con le solite abitudini, preparato la lavatrice, mi sono messa la giacca, infilata le cuffiette (sintonizzate come sempre su radio2), stessa strada per andare alla metro, stesso modo di andare in ufficio, stesse persone in portineria, stessi riti in ufficio, stessa sedia, stesso PC …. Insomma siamo nel 2017 e niente è cambiato e niente cambierà.

L’ultima settimana del 2016 ha racchiuso in sette giorni tutto l’anno passato, l’anno prima e l’anno prima ancora. Il freddo è rimasto lo stesso. La “cold cold life” ha prevalso come al solito, eh sì ci dobbiamo abituare. Ci dobbiamo abituare che gli anni passano, le anime si modificano, ciò che prima era importante si perde. Ci si convince che si è e si rimane uno “qualunque”, uno tra i tanti “conoscenti”. Una cosa è certa, che più passano gli anni e più si perde la memoria, si tende a dimenticare, invece il mio errore è quello di non riuscire dimenticare, rimane tutto nella mia memoria (le cose belle, le cose brutte, i dolori, le gioie, è bruttissimo vi assicuro ….. ci si vorrebbe rinnovare, almeno nel pensiero). Mi sento di dire, citando, Nietzsche "Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori."

Non voglio essere una social addicted quando dico “meno male che c’è la musica”! Quando metti le cuffiette e ascolti un pezzo, il più bello che c’è, e poi un altro e poi un altro ancora e poi ne scopri altri, beh non c’è nulla di meglio. Oppure quando apri un libro e ci rimani dentro e non ne riesci ad uscirne. I miei propositi, come lo sono stati ogni anno, e come è successo in ogni anno passato, sono cercare e ricercare musica nuova, leggere libri belli e se riuscirò vorrei continuare a scrivere. Insomma non voglio “morire dentro” per colpa della “cold cold life”, non voglio stereotiparmi, voglio meravigliarmi, ma non c’era bisogno del passaggio da un anno all’altro …. è stato sempre così per me …..

Che dire … Buon anno






https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2017/01/un-nuovo-anno.html

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Avete presente quando ....

Avete presente quando vi invitano ad una festa che vi dicono essere “grandiosa”? L’aspettate per giorni e giorni con ansia, scegliete con cura i vestiti da mettere, vi sistemate i capelli, organizzate tutto nei minimi particolari per essere al meglio. Arriva quel giorno e con emozione vi recate alla festa “grandiosa”, festa che si rivelerà deludente, noiosa piena di gente che cerca di divertirsi senza nessuna voglia cercando un po’ di “eccitazione” nell’alcool, e rimanete lì in disparte annoiandovi a morte.

Avete presente quando vi affezionate ai libri e ad agli articoli di uno scrittore, perché vi ritrovate in pieno in quello che scrive? Aspettate ardentemente ogni uscita per cercare qualcosa di voi. Poi il caso vi dà la possibilità di conoscere personalmente quello scrittore. Pensate di poter trovare finalmente una persona con cui condividere ogni pensiero sulle sue parole. Inizialmente è così, poi col tempo capite che quello scrittore non assomiglia affatto alle parole che scrive tanto da non avere più voglia di leggere nulla di lui.

Avete presente il vostro cantante preferito? Avete tutti i dischi, ogni verso delle sue canzoni e un pezzo della vostra vita. Lo idealizzate, pensate che sia la migliore persona al mondo. Poi per vostra sfortuna leggete la sua autobiografia e vi rendete conto che le sue canzoni che avete ascoltato e riascoltato non rispecchiano la vera natura di quell’idolo che vi eravate creati.

Avete presente quando conoscete una persona con un mondo interiore ricco, pieno di sensibilità, di creatività, di poesia e poi vi accorgete che il tempo ha schiacciato in un angolo della sua anima tutto quel “ben di Dio” riducendolo ad un lumicino? Continuate a cercare e scavare in quella persona per trovare quello che una volta era la sua forza, la sua luce e con fatica trovate una piccola fiammella nascosta, che tentate sempre con tutte le vostre forze di mantenere sempre accesa.

Avete presente quando lungo la vostra strada incontrate un cane rabbioso che vi ringhia ogni volta che passate? Poi un giorno vi ritrovate uno di fronte all’altra, sapete di non poter scappare, vedete i suoi denti che si avvicinano verso di voi, la paura vi assale, non sapete come reagire, vi fermate, vi guardate un momento negli occhi, si calma all’improvviso, per poi diventare il vostro amico fedele e che non vi tradirà mai?

Avete presente quella persona all’angolo della strada che incontrate ogni giorno recandovi al lavoro che vi chiede qualche spicciolo? All’inizio lo evitate, ne avete paura, poi un giorno lo salutate, il secondo giorno vi sorride, comincia ad esservi simpatico, cercate di aiutarlo per quel che potete. Poi vi scambiate qualche parola e vi accorgete che, quella persona che sembra trasandata, ha un’anima grande la cui sofferenza gli ha donato la capacità di ascoltare ed empatizzare.
(FC)

"Non succede mai nulla come te l'eri immaginato, vero?"
"Quasi mai, credo"
(Il corpo umano - Paolo Giordano)
Ph Peter Lindbergh

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/12/avete-presente-quando.html
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In bilico ....


In bilico tra il dire e il non dire, 
tra il fare e il non fare, 

tra l'esserci e il non esserci .... 
In equilibrio su una linea sottile discontinua ..

Ph Vadim Stein 

https://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/09/in-bilico.html
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Tracce ... 

Ognuno lascia delle tracce nel proprio cammino, sta a te, che costruisci muri intorno a te con il tuo silenzio e fai in modo di allontanare chi è veramente importante, saperle interpretare e a voler riconoscere quei segnali e ti accorgerai che non sei solo, ma aliti di vento accompagnano il tuo cammino anche da lontano .... sono dettagli ... è raro ma succede 

(fc)
Ph me

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Ma tu sei felice?

E poi una sera di quasi estate, al centro di una piazza sotto un cielo pesante, all'improvviso qualcuno mi chiese: ma tu sei felice?


Ph Robert Doisneau

http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/04/ma-tu-sei-felice.html
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Danzare ... 

"Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrare stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra tutto sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano. Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro. - Danzare è la tua unica possibilità, - continuò. - Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finché c'è musica, devi danzare!".
(Haruki Murakami - Dance dance dance)

Ph Lois Greenfield 


Io non so ballare, per nulla, non possiedo assolutamente questo dono e mi dispiace moltissimo, perché è un arte che mi affascina molto. Io non sarei mai in grado di mantenere la disciplina assoluta che la danza richiede ai ballerini, e invidio molto chi riesce a farlo. A me piace, non tanto la danza classica, che comunque ritengo base necessaria per ogni tipo di danza si intenda intraprendere, ma amo la danza moderna e contemporanea. Ho cominciato a interessarmi di danza dopo che da piccola mi facevano vedere i film di Fred Astaire (che è di una bravura assoluta) e Ginger Rogers, o dopo aver visto i film di Bob Fosse come Cabaret o All that Jazz (e molti altri, sarebbe difficile elencarli tutti ...), e dopo aver visto in teatro uno spettacolo con le coreografie di Maurice Bejart. Ho cominciato quindi a cercare immagini e a documentarmi sui più importanti coreografi contemporanei, la Bausch, Martha Grahm, Roland Petit, Daniel Ezralow, per citarne alcuni.


In "cinema amore mio" ho inserito un piccolo accenno sul film Pina di Wim Wenders, un film-documentario sulla vita della grande ballerina e coreografa Pina Bausch. Mi ha affascinato in modo particolare quel film per la bravura dei ballerini, per le coreografie create dalla Bausch e per il racconto che ne ha saputo fare Wenders. 

E come dice Haruki Murakami  in Dance dance dance..... (nella danza come nella vita):
"- Danzare, -rispose. - Continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che si saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare."

http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/04/danzare.html

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La libertà ...


Vorrei essere libero, libero come un uomo.

Vorrei essere libero come un uomo. (Giorgio Gaber - La libertà)


Difficile parlare di libertà, soprattutto in questi anni. Siamo, nostro malgrado controllati, lasciamo una nostra tracciabilità man mano che facciamo qualcosa che difficilmente potrà mai essere cancellata. Ormai è tutto registrato sul web, a partire dai social e non solo, non dobbiamo dimenticare gli atti pubblici (ad esempio: tal dei tali vincitore del concorso pubblico nr. ..... ecc ecc). 



Nulla si può nascondere, per quanto si provi a mettere in modalità "privata" ogni social, ogni sito web a cui apparteniamo. Gli altri vedono ogni cosa, tutto sta a noi a saper condividere ciò che vogliamo sia condiviso. Gli altri vedono chi frequentiamo, chi sono i nostri amici, per esempio se si mette un "mi piace" su un post pubblico si capiscono le attitudini (... e alcune volte si scoprono certe "attitudini" da persone che non avresti mai voluto sapere!), le preferenze. Ogni nostra azione viene registrata e tracciata (Google per esempio ci avvisa sempre di controllare la Privacy, ci avvisa sempre dei cookies ecc ecc). Ormai è così. Quindi ritengo che non esista più la libertà in senso stretto.



Ma c'è un altro genere di libertà, la libertà di agire come vorremmo, la libertà di scegliere e di gestire la nostra vita esclusivamente come noi avremmo sempre sognato. E anche qui ritengo che la libertà non esista.


Dove comincia la nostra libertà di scegliere come agire, e dove finisce l'effetto obbligato delle circostanze?

Il filosofo Umberto Galimberti dice: tutto dipende da come ci costruiamo un'identità ... Più che di libertà dobbiamo parlare di caso, a cui segue un destino ...


Noi costruiamo la nostra identità nel tempo (dagli 0 ai 100 anni) su una base preesistente, c'è sempre stato un prima, carico di avvenimenti e persone che determinano i nostri comportamenti e il nostro essere. Esistono legami sociali, una educazione ricevuta, una sorta di terreno minato sul quale ci muoviamo, questo non ci permette di essere liberi, ma liberi veramente. 


La libertà è sempre condizionata da qualcosa, da qualcuno, da un evento, dalla moda, da uno stato sociale, può essere ogni cosa, una malattia, uno sciopero, un temporale, un terremoto, una guerra, una dittatura (per essere estremi), ma soprattutto da quei legacci che sono nelle nostre anime che non ci permettono, a volte, di liberarci, soprattutto da noi stessi. Dire "io sono libero e faccio come mi pare" è solo la scusante di chi, incapace di costruire la propria libertà in un contesto ben definito, vuole giustificare i propri comportamenti che a volte fanno male alle persone a cui si vuole bene, o che stanno semplicemente vicino. Chi è libero "dentro" veramente è capace di stare solo, ama la propria solitudine, invece molte volte chi "urla" il diritto alla propria libertà, al "fare come mi pare perché io sono fatto così", è incapace di stare solo, ma si circonda di mille persone ad uso e consumo personale.

Insomma, ha ragione Gaber quando dice:
La libertà non è star sopra un albero 

non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero

libertà è partecipazione.


 Ph Thomas Barbèy

http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/04/la-liberta.html




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"Ti voglio bene"



Oggi è partita una discussione su FB dopo che un’amica ha pubblicato questa vignetta di Peanuts.





E’ vero, ci si chiede spesso perché incontri persone nel tuo cammino che ti dicono “Ti voglio bene” e poi non “assomigliano alle parole che dicono” (rubo in parte una citazione di Benni). Questa mia amica si chiedeva perché poi, in realtà, queste persone spariscono e svaniscono facilmente. Un suo contatto le ha risposto, “io vorrei, ma tu mi metti soggezione” (rappresenta quelli che hanno una scusa sempre pronta, quindi la colpa è sempre degli altri), altri che per non sentirsi sminuiti hanno scritto “ma tu lo sai che ti voglio bene” (i protagonisti, quelli che fanno vedere che loro non son da meno). 


Spesso sui social si vedono spesso TVB e cuori sparsi che perdono ogni significato perché ripetuti in contesti che non hanno senso, oppure contatti appena conosciuti che ti mandano messaggi con TVB e cuori. Credo che non sia neanche onesto intellettualmente pubblicare post del genere solo per elemosinare frasi fatte o per vedere chi ti vuole bene.



Per me il “Ti voglio bene” ha un significato profondo ed è per questo che difficilmente mi lascio andare ad affermazioni di questo genere con persone che incontro nel cammino, sono veramente poche le persone che hanno sentito dire da me questa frase, e mi aspetto un sentimento sincero anche dagli altri. Ma Snoopy in questo caso, se letto in un contesto diverso dal social, credo abbia ragione (come sempre…), nonostante chi ha creato la vignetta abbia generalizzato e banalizzato qualcosa che in realtà è importante. 



Il voler bene implica un sentimento, e “chi sente davvero” ha la necessità di dover e voler dimostrare all’altro, (non dico ogni giorno, ma di tanto in tanto e protratto nel tempo) di provare un sentimento, non ha bisogno di nascondersi dietro “ai troppi impegni”, alla vita che corre veloce, perché per lui/lei è importante far sentire all’altro di provare “la mancanza”.



Penso soltanto una cosa e ripeto la frase di Benni “Bisogna assomigliare alle parole che si dicono. Forse non parola per parola, ma insomma ci siamo capiti” (Saltatempo).


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/03/ti-voglio-bene.html



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A volte l'anima è così fragile che al tocco di una punta di spillo nel suo angolo più vulnerabile si frantuma come un vetro di cristallo .....


Ph Werner Bishof 



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2016/02/fragilita.html



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David Bowie




“oggi è il compleanno del mio Daddy Bowie, fa 39 anni …. Questa notte la penna sta scorrendo con una tranquillità non comune […] forse perché è il compleanno di Bowie …. “ . Quasi in ogni lettera che mi spediva compariva il nome di David Bowie, compresa la traduzione della canzone Letter to Hermione. In fondo se ci spedivamo quelle lettere era anche grazie a David Bowie e al concerto unplugged dedicato al Duca , chitarra e voce, in una discoteca del posto.

David Bowie era il suo mentore, il suo rifugio, la sua risorsa interiore in un periodo complesso della sua vita. Periodo di “changes”, quando si entra nell’età adulta e si cerca una identità. Col tempo poi si cambia, si muore, si rinasce, ci si trasforma. Proprio come faceva Bowie, che si è trasformato continuamente nella sua vita, si è travestito con colori improbabili, truccato. Per un periodo si pensava fosse gay, in altri aveva uno stuolo di donne al suo seguito. Era un genio, che sembrava (anzi era) sempre alla ricerca di una identità che inizialmente mascherava sempre. Bowie ha trovato con il tempo, con la maturità, la sua identità, il duca bianco in tutta la sua espressione, un’eleganza esteriore e interiore indiscutibili, come anche nei testi delle sue canzoni, che all’inizio della sua carriera era meglio non tradurre per l’apparente banalità ….

Credo di essere stata la prima persona a dargli la triste notizia, uno scambio di veloci e “freddi” messaggi che il nostro tempo purtroppo impone, ma sono assolutamente certa che questa notizia lo abbia riportato indietro nel tempo quando Bowie era parte importante e preponderante della sua vita, quando viveva le sue inquietudini attraverso le sue canzoni.

Come ho già scritto una serie di persone che mi hanno accompagnato nella mia vita amavano in modo viscerale David Bowie, chi mi ha lasciato tutta la discografia in vinile, o chi mi regalato, come se fosse il dono più prezioso in assoluto “ziggy stardust” , tra queste persone anche mia figlia che ha cominciato a seguirlo molto presto, soprattutto quel David Bowie all’inizio della sua carriera …

Il video di “Lazarus” secondo singolo del suo ultimo LP è una specie di testamento. Questi sono i primi versi:

Look up here, I'm in heaven

I've got scars that can't be seen

I've got drama, can't be stolen

Everybody knows me now



E il video stesso non lascia dubbi all’intento del Duca Bianco ….. 




See more in ... http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/p/la-musica-nel-cassetto-musica.html




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Un futuro di speranza ....


Copio in parte per questo articolo, un servizio pubblicato da Pascal, programma di RaiRadio2 condotto da Matteo Caccia (a me piacciono molto i programmi di Matteo Caccia, infatti ho inserito in questo blog una pagina con il sito di un suo programma dell'anno passato). Ho sentito ieri sera il programma e questa storia mi è rimasta impressa.

Ph Reuters 
(Profugo Siriano)

"Fra i tanti uomini e donne che attraversano il mediterraneo per sfuggire a guerre e persecuzioni di sicuro si nascondono tante storie, ma nella mischia di chi fugge a bordo di fatiscenti imbarcazioni, non si era mai vista una rock band, almeno fino a poche settimane fa. A Lesbo, tra gli sguardi attoniti dei turisti, sono sbarcati cinque componenti di una band indie-rock siriana, i Khebez Dawle. Il gruppo si forma a Damasco nel 2010 dall'amicizia di sei studenti universitari e dalla comune passione per i Pink Floyd. Ma la scelta di scrivere canzoni di protesta che denunciano la censura e la repressione del governo siriano costa cara alla band. Gli viene implicitamente proibito di esibirsi dal vivo. Negli scontri della rivoluzione araba, il batterista perde la vita. I Khebez Dawle decidono a quel punto di lasciare il paese. Dalla capitale siriana i cinque superstiti si spostano in Libano. vivono in un campo profughi e riescono a registrare il loro primo concept album. Il disco contiene 11 tracce di protesta e speranza. Con parte dei soldi dei cd e coi ricavi della vendita degli strumenti, viene finanziato il viaggio che da il via ad un'anomala tournée, dove le groupies lasciano il posto alle famiglie in fuga. I Khebez Dawle si comprano un gommone per fare il viaggio fino a Lesbo". 



Continuo la storia ascoltata per radio ... Da lì ripartono e insieme agli altri siriani passano dalla Croazia per arrivare in Germania, facendo concerti lungo la strada. Avevano venduto tutti gli strumenti per comprare il gommone .... lungo la strada si comprano una chitarra .... insomma arrivano in Germania e continuano a suonare e fanno concerti e son davvero bravi .... fuggiti dalla Siria e dalla sottomissione continuano la loro storia musicale lontano dal loro paese di origine. Mi ha toccato in modo particolare questa storia, primo perché sono sempre più convinta che la musica riesca ad unire i popoli, che contribuisca alla rinascita (come ogni arte), poi perché le mie origini in parte sono quelle, mia nonna con la sua famiglia (armena) è sfuggita da un genocidio, ha attraversato paesi per poi stabilirsi in un Paese che non era il suo e quindi sento particolarmente il dolore provato dalle genti che migrano in cerca di una terra. Siamo tutti viandanti in questo mondo ..... 



Lo vedo come un augurio per il nuovo anno ... per un futuro di speranza... Searching for Hearth and Soul People 



Ho sentito varie cose di questo gruppo e son davvero bravi ....



Khebez Dawle - 2015




http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/12/un-futuro-di-speranza.html




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La speranza ...

Mi sono imbattuta nei 100 scatti dell'anno della Reuters. Fotografie che raccontano l'anno 2015 .... l'80 se non addirittura il 90% raccontano storie di guerra, di violenza, di dolore, tutto ciò che contraddistingue questo anno che sta per concludersi .....Ho scelto questa foto di un rifugiato siriano che cammina verso la salvezza, come simbolo di speranza ....

Rifugiato siriano bacia la figlia mentre cammina sotto la pioggia verso la Macedonia (Reuters)


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/12/la-speranza.html




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lungo la strada ...


«Ma prima o poi ci sarà una nuova generazione di giovani che svegliandosi dal torpore, nel quale il potere li ha intrappolati, rovisteranno nelle soffitte impolverate dei loro genitori e troveranno uno zaino e un sacco a pelo e a questo punto andranno “lungo la strada” a riprendere il cammino interrotto».

Jack Kerouac






Ps io credo che ognuno di noi debba risvegliarsi dal torpore per riprendersi la propria vita. Ogni generazione ha le proprie "trappole" ma è la storia, è il mutamento dei tempi che le ha posizionate qua e là ed è difficile evitarle ..... 




http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/12/lungo-la-strada.html




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l'amore, che c'è, c'è, e c'è ....

Ho ritrovato tra le mie letture in questi giorni un articolo di Michela Marzano, filosofa e scrittrice, che vive e insegna all'università a Parigi. L'articolo è stato scritto sull'onda dei fatti di Parigi, sull'importanza dell'amore in questi venti di guerra, amore che porta con sé "anche la forza del desiderio e del ricominciare da capo tutti insieme" . Vorrei solo trascriverne qualche stralcio.... 


Ph Brian Duffy 


"[...] E allora è stata un'evidenza ripartire proprio dall'amore, quel sentimento oceanico. come lo definisce Freud, che ci permette di "tenerci su" e che, anche quando si è circondati dall'odio, continua a darci la forza di andare avanti e lottare. [...] l'amore, che c'è, c'è, e c'è anche quando si è immersi nelle tenebre. E aiuta a trovare "con" gli altri la forza di opporsi al rancore e alla vendetta. L'amore accoglie e accetta. L'amore riconosce e tollera. L'amore, all'opposto della violenza, si nutre dell'alterità e delle differenze. E' quindi dall'amore che si deve ripartire. E dal rispetto. E dal rispetto. E dalla compassione. [...]



Allora ripartiamo da questo per rifondarci, per rifondare le nostre vite, a riprenderci le nostre anime, a svegliarci da questo torpore di "esseri distratti", per ricominciare a fondare un nuovo domani, per combattere ogni violenza e guerra, per riprenderci le nostre vite.... lo so possono essere le parole di un visionario, ma preferisco essere definita una "visionaria", una folle che una omologata alle coscienze distratte, piene di futili sogni .....


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/11/ho-ritrovato-tra-le-mie-letture-in.html



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Quando eravamo ....



Remember when you were young, You shone like the sun....


Un contatto di FB ha pubblicato un paio di foto provenienti dalla mia macchinetta fotografica. Sono foto che girano per il webworldwide, che un amico fissato con le foto aveva voluto allora in copia, e che ogni tanto vengono ricondivise su FB. L'ultimo anno che ho vissuto stabilmente lì ho voluto immortalare in foto buona parte delle persone che conoscevo, più amici o meno amici, i colleghi della radio, i luoghi che frequentavamo, volevo mantenere il ricordo di un posto che in fondo, nonostante tutto ciò che accadde, era importante per me. In realtà sono stati anni pieni di esperienze per me, ne ho già parlato negli articoli dedicati alla mia casa, e tutto ciò che è accaduto, in bene o in male che fosse, rimarrà sempre vivo nei miei ricordi.


Ho ripreso la foto pubblicata dal mio contatto, l'ho volutamente modificata, l'originale è a colori e non così sfuocata. L'ho resa così, come quelle immagini che si fermano nei nostri ricordi. In questa foto sono presenti due miei amici che non sono più tra noi, e non per retorica, ma erano ragazzi speciali. Con uno ci conoscevamo fin da piccolissimi, ci ritrovavamo a giocare proprio lì, sotto i portici: ai quattro cantoni, alla campana, un due tre stella (allora si poteva vivere per strada). Ci siamo ammalati io e mio fratello, le mie sorelle, a stare lì sotto quei portici sempre in mezzo al vento, ne abbiamo portati i segni per anni (e mio fratello tutt'ora), ma era vita. E ad ogni età ci si incontrava sempre sotto quei portici, ci passavamo le serate e nottate intere, non gruppi fissi e chiusi ma tutti insieme, persone che arrivavano, altri che andavano, poi ritornavano. Ogni tanto ci si spostava nei pub, in discoteca, ci si annoiava ma si era sempre lì. Io sono lì in mezzo, in questa foto avevamo tra i diciassette e i diciotto anni, rivedendola riflettevo di quanto potessimo essere semplici, naturali, nessun atteggiamento, nessuna mania di protagonismo, eravamo lì, tutti uguali, nella posa classica della "foto ricordo". Quando eravamo ..... 






http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/11/quando-eravamo.html



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Le molteplicità dell'io ...

Nel corso delle nostre vite si incontrano molte persone. Non sempre queste rivelano fin da subito quale sia il loro vero io. Molte volte si hanno delle profonde delusioni per questa ragione. Ma gli incontri vengono, vanno ... non sempre si ha la necessità di mantenere rapporti di amicizia o altro, di cui si può fare benissimo a meno. Altre volte si conoscono persone con le quali si ha una identità d'anima e delle quali si percepisce quasi immediatamente quale sia la loro natura anche se mostrano una parte di loro che a volte è addirittura fastidiosa, ma chi le conosce bene sa che non è così e giustifica, per questa ragione, ogni loro comportamento che a volte fa male .... ma male davvero. 


E come dice Jung... "in ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo" e questo vale sopratutto per noi stessi. Spesso ci meravigliamo di nostre reazioni in alcune situazioni che non avremmo mai pensato lontanamente ci potessero accadere e scopriamo di avere mille risorse o forse, mille debolezze. Alla fine ho capito che non amo chi è sicuro di sé stesso, che pensa di non sbagliare mai, e che mantiene in ogni situazione la propria sicurezza, non cede di una virgola. Anche se in alcuni momenti si ha bisogno di qualcuno che dica: vieni, dammi la mano, camminiamo insieme ora ci penso io a te... 



Ph Werner Bischof


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/11/le-molteplicita-dellio.html




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Peace ....



Fin dai primi attacchi su FB sono apparse le notizie di ciò che stava accadendo a Parigi. Per buona parte della notte ho ascoltato la radio che ci aggiornava minuto dopo minuto della strage che stava accadendo. Si pensa alle persone che si trovavano lì, si pensa ai morti, ai dispersi, al dolore. Un senso di angoscia e paura sale, sopratutto per chi vive in luoghi che possono essere obiettivi degli attacchi in ogni momento. Si pensa a chi prende la metro e che si trova a vivere vicino a luoghi sensibili. Si pensa ai figli che la notte si incontrano riempendo le strade della città. Si pensa alla nostra impotenza, si pensa al fatto che siamo in guerra, ma una guerra imprevedibile. Durante le guerre nel passato esisteva un codice nei periodi di belligeranza: le guerre si dichiaravano. Tutti sapevano che da un momento all'altro le città potevano essere invase, ne avevano notizia. Ora no, la guerra è sempre e ovunque e in qualunque momento, è questo che crea angoscia. Una guerra che difficilmente riusciamo a capirne le vere motivazioni. Il petrolio? i venditori di armi? non è certo guerra di religione (anche se viene usata come motivo principale. Io ho sempre mal sopportato gli estremismi nella religione, di qualunque tipo di "credo" si possa parlare. Trovo che gli estremismi e i fondamentalismi siano di menti limitate, non pensanti, grette), forse sarà una guerra manovrata ad alti livelli e non mi riferisco a livelli prettamente mediorientali. L'Isis sta distruggendo la Siria, si appropria dei territori e distrugge ogni cosa .... cosa mai se ne faranno di un Paese che non ha più nulla? genti, menti, città, storia, cultura? E' solo questione di petrolio? ma poi che cosa se ne faranno mai dei soldi guadagnati dal petrolio se vivono in condizioni primordiali, in piena violenza giornaliera, stuprando le loro donne e distruggendo ogni cosa si trovino davanti? a che serve questo potere a loro in queste condizioni che non appartengono all'uomo? 






Non c'è canzone che in questo momento può essere simbolo del credo di coloro che vorrebbero vivere in un mondo di pace .... Imagine. Pezzo suonato oggi da un pianista di strada di fronte al Teatro Bataclan, dove ha avuto luogo una delle stragi. Ho scelto di pubblicarne due versioni, quella originale di John Lennon e quella di Randy Crawford insieme a Crusaders. Con questa scelta il mio messaggio è ben preciso e chi crede veramente nella pace tra i popoli sono certa capirà il perché.



Imagine there’s no heaven

it’s easy if you try

No hell below us

Above us only sky

Imagine all the people

Living for today



Imagine there’s no countries

It isn’t hard to do

Nothing to kill or die for

And no religion too

Imagine all the people

Living life in peace



You may say I’m a dreamer

But I’m not the only one

I hope someday you’ll join us

And the world will be as one



Imagine no possessions

I wonder if you can

No need for greed or hunger

A brotherhood of man

Imagine all the people

Sharing all the world



You may say I’m a dreamer

But I’m not the only one

I hope someday you’ll join us

And the world will live as one


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/11/peace.html



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Il gruppo


L’altro giorno mi sono ritrovata a vedere un film sulla generazione dei diciottenni. Il film è ben diretto, considerato che Fausto Brizzi ha una buona capacità di descrivere i giovani e il loro mondo. Sicuramente la storia è abbastanza poco plausibile da alcuni punti di vista rendendo, a volte, il film poco credibile. La storia è incentrata su un gruppo di amici, e da lì mi son venuti in mente una serie di considerazioni. 


Ph Axel Laurer (Gettyimages)

Io ho sempre vissuto fuori contesto, nel senso che ho vissuto in un paese che non era il mio, ero quella che veniva dalla città, la “forestiera” e tale venivo considerata. Ci ho messo tempo a farmi accettare dal “gruppo”, ma con perseveranza, pazienza e non poca sofferenza ce l’ho fatta, diventando, in fondo, un punto di riferimento. Perché ho parlato di “sofferenza”? perché ero considerata diversa, si parlava spesso delle diversità di ceto, di cultura, di modi di essere, di trattamento. A scuola venivo messa da parte, ma piano, piano sono riuscita ad inserirmi. In questo caso il gruppo può essere crudele nell’allontanare ciò che ritiene diverso, fino a che non ha modo di conoscerlo veramente e allora, piano piano si viene accettati, ma mai completamente, sempre con una punta di sospetto.


Poi tornai nella mia città di origine, e mi son ritrovata ad essere ancora più “forestiera”. Il gruppo non mi accettava, venivo considerata “paesana” e in effetti io non ero al passo con le loro mode, ero fuori moda e fuori contesto. Devo dire che il gruppo “cittadino” è molto più crudele, sanno fare male. Ricordo che un anno passai le vacanze con mia cugina in un luogo di vacanza frequentato da quelli di “città”. Le ragazze mi guardavano con sospetto, e perché? Perché non portavo i pantaloni stretti come li portavano loro, non portavo il Levi’s, non avevo le Superga ai piedi. Insomma mi trattarono molto male. Ma io ero fiera di essere diversa da loro e dalle loro stupide mode che le rendevano tutte uguali, e questa diversità l’ho sempre portata avanti con fierezza. Un tipo, che non “batteva chiodo” con nessuna, ci provò con me, quando gli dissi che non avevo nessuna intenzione di stare con lui, mi trattò malissimo davanti a tutti e fece in modo di allontanarmi ulteriormente dal “gruppo”.

Insomma non mi ritrovavo con quel modo di essere, tanto da frequentare durante l’Università soprattutto i fuori sede. Insomma, alla fine ero sempre fuori da ogni contesto. Ma ho sempre portato avanti con fierezza questo mio modo di essere (con molta sofferenza naturalmente) fuori da ogni regola e moda. Perché in fondo mi arricchiva, non mi omologava, mi rendeva, se non unica, ma almeno particolare. Quindi in questo modo ho avuto poche amicizie, solo conoscenze, però mi rimase il mito del gruppo affiatato di amici, che avrebbero fatto di tutto per te, che ti avrebbero ascoltato, protetto, supportato, che ci sarebbero stati in ogni momento. Per questo quando vedo questi film, anche se poco plausibili, mi piace sognarci su. Ma in finale, quanti sono gli amici sui quali veramente contare? sui quali appoggiare la testa su una spalla senza che si allontanino per paura? quegli amici che senza chiederti come stai già sanno? e quelli che ti chiedono come stai, ma veramente, e non solo per convenzione? E quelli a cui piace ridere e gioire e scherzare con te? E quante sono le persone che ci sono, ma ci sono veramente e non quando gli fa più comodo? Pochi, quasi nessuno, io vedo solo amicizie per interesse. Ma io continuo a sognare e continuo a dire: searching for heart and soul people ….


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/11/il-gruppo.html



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La casa nostro rifugio 2

Sull'onda del precedente articolo sulla casa mi son venuti in mente e sono riaffiorati molti ricordi. 


Un segreto (che poi non è un segreto vero è proprio, forse "segrete sensazioni"), che tenevo per me, mi è tornato alla mente. Sensazioni che ho condiviso forse solo con una persona (anche se mi rendo conto che difficilmente si riescono a condividere queste sensazioni, frutto di immagini, del proprio vissuto e del proprio essere, quindi posso capire che possano essere di difficile comprensione).



La casa dove abitavo, come ho già scritto, si trovava quasi in campagna, era situata abbastanza in alto ed aveva una vista a dir poco emozionante. Nelle notti d'estate, quando l'aria era tersa (soprattutto nei giorni di vento) si riusciva a vedere una volta celeste piena piena di stelle, che illuminava tutto il Tavoliere fino agli Appennini in fondo e sulla sinistra fino al mare e nelle giornate particolarmente "pulite" si arrivava a scorgere le luci sulla costa verso sud. La pianura era illuminata dalle luci delle città e dei paesi, e in estate, alla fine di agosto si vedevano i roghi degli sterpi dei campi di grano ormai mietuti. Seduta sulla finestra, mentre il mondo dormiva, passavo nottate intere a mirare e rimirare quella vista al suono del canto delle cicale. Difficilmente riesco a definire a parole le sensazioni che una vista del genere potesse generare, ma una cosa è certa provavo un forte senso di pace e straniamento dal mondo. Molte volte, nelle scorribande notturne con gli amici, si prendevano le macchine e si saliva su per la montagna, da lì la vista era ancora più ampia, ci fermavamo in silenzio a guardare verso l'infinito. Ecco! mi fermo, non è possibile andare oltre a parole...



Vincent Van Gogh, sapeva ben descrivere queste sensazioni con la sua arte. Ho visto dal vivo questa opera al Museo d'Orsay a Parigi e si rimane incantati a guardare questa notte stellata, come rimanevo incantata allora a guardar le stelle in quelle notti.



Vincent van Gogh - Notte stellata sul Rodano

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Paolo e Francesca


Ho già scritto della mia stanza di quando ero ragazza. Era il mio rifugio ed era a mia immagine e somiglianza. Davanti alla porta attaccai due stralci dell'Inferno di Dante, il famoso "Per me si va nella città dolente ...." del canto III dell'Inferno, come "benvenuto" ossia, "non entrate" e, naturalmente, "Paolo e Francesca" del canto V. Dico "naturalmente", portando io lo stesso nome della sventurata protagonista.


I due amanti son inseriti da Dante all'Inferno nel girone dei "lussuriosi", cioè morti in modo violento, per mano del marito di lei, a causa dell'amore nato sulla lettura del "Lancillotto e Ginevra". L'ho definita sventurata, ma come dice Dante ... quanto disio menò costoro al doloroso passo....



Auguste Rodin - Paolo e Francesca 

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.



Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona.



Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense».

Queste parole da lor ci fuor porte.



Quand'io intesi quell'anime offense,

china' il viso, e tanto il tenni basso,

fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».



Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

menò costoro al doloroso passo!».


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Le affinità d'anima ...



Oggi mettendo mano su alcune cose che avevo scritto tempo fa, ho ritrovato questo stralcio di una poesia di Montale che mi ero appuntata. Parole apparentemente inascoltate, ignorate forse cancellate, ma che stanno lì ... bello ritrovare qualcosa che si pensa ormai perduto ... 



Accade che le affinità d’anima non giungano

ai gesti e alle parole ma rimangano

effuse come un magnetismo. È raro ma accade.

[...]

Eugenio Montale (Ex voto)



Gli amanti di Magritte 


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La radio

se una radio è libera ma libera veramente
piace anche di più perché libera la mente

La radio, media "caldo" secondo la definizione di McLuhan (reminiscenze dell'esame di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa), il mezzo di comunicazione che io preferisco in assoluto. 


foto web


In casa avevamo una radio molto simile a questa, anche mia nonna (dove ho passato buona parte della mia vita fino ai 5 anni e nelle vacanze) ne aveva una in cucina. Si ascoltava sempre la radio. All'ora di pranzo dopo il radiogiornale si ascoltava sempre "il gambero". Conoscevo tutti i programmi, Alto Gradimento, la Hit parade, chiamate Roma 3131, i programmi dalla "sala Asiago" dal vivo, i radiodrammi. Conoscevo le voci. Insomma io sono cresciuta con la radio accesa e mi ha seguito sempre, di giorno, di notte (una volta lessero in diretta una mia lettera inviata a Rai Stereo Notte, mi mandarono anche due vinili). Come tutt'ora d'altronde. Non amo la radio commerciale, i network, trasmettono musica fotocopia, direttamente gestita dalle case discografiche e io mi rompo ad ascoltare le hit del momento e a sentire gli stessi argomenti e le stesse parole dette dal conduttore di turno. Argomenti fotocopia pieni zeppi di pubblicità fino alla nausea. Anche se, a onor del vero c'è da raccontare che nel '93 io mi alzavo molto presto perché entravo in ufficio alle 7, avevo la sveglia alle 5.40 e mi svegliavo con Radio Deejay, prima c'era Roberto Ferrari e poi Marco Baldini e vi assicuro che non poteva esserci un risveglio migliore. Cominciavo a ridere dal momento in cui aprivo gli occhi. E' bello cominciare così la giornata! (ora mi sveglio con il radiogiornale e devo dire che il risveglio è decisamente meno allegro).


Anche io, come d'altronde ho già accennato in questo blog (vedi articolo sul film Radiofreccia), sono stata dietro ad un microfono. La prima volta che parlai ad un microfono è stato quando ero bambina, mia madre (un vulcano di idee e di attività per quegli anni e in quel contesto in particolare), che conduceva un programma per una radio libera, mi intervistò facendomi domande su quale favola preferissi (non ero "normale" neanche allora e dissi che preferivo quelle di Gianni Rodari, che nessuno conosceva). Ho lavorato in tre radio "libere", quelle erano radio libere! Mi portavo da casa le mie cassettine, i miei vinili, i miei giornali. Arrivavo in radio una mezz'oretta prima, sceglievo i dischi (anche se i mezzi erano davvero pochi e ci dovevamo accontentare di pochi dischi ma di quelli seri!). Fermavo la bobina che mandava la musica, accendevo la consolle, tiravo su il cursore e cominciavo a parlare. Tutto da sola. Era il mio ambiente naturale stare dietro al microfono (ogni tanto ero in difficoltà quando si bloccavano le cassette nel registratore, ma poi me la cavavo, ma i mezzi erano quelli che erano). Poi ho condotto altri programmi insieme ad altri amici. Ne conducevamo uno di notte ... That's the way. E ci ascoltavano. So che stranamente (nonostante dei ripetitori di fortuna) il segnale arrivava anche fino oltre cento chilometri e so che mi ascoltavano. Il segreto per me era pensare a chi potesse esserci dall'altra parte e parlargli direttamente, come se non ci fosse l'etere a dividerci. Insomma, la mia voce girava in quei posti, anche attraverso le registrazioni dei "Jingle" pubblicitari. Avevo deciso che quella sarebbe stata la mia vita. Avevo impostato i miei studi in modo da esser pronta a poter lavorare in radio, in redazione, in voce, in qualche modo, ma in radio. Ma purtroppo non sempre le cose vanno come si vorrebbe che vadano (anzi mai) e la mia vita è virata verso altri lidi .... molto meno stimolanti per me (non meno caotici sicuramente). Quindi, in finale, non posso che dire: Viva la radio! e quando qualcuno mi dice: io non ascolto mai la radio! beh penso sempre che questa persona abbia dei seri problemi ....

E quindi, come terminare? con la canzone simbolo delle radio libere. 


La radio - Eugenio Finardi (1976) 



Quando sono solo in casa e solo devo restare

per finire un lavoro o perché ho il raffreddore

c'è qualcosa di molto facile che io posso fare

accendere la radio e mettermi ad ascoltare



Amo la radio perché arriva dalla gente

entra nelle case e ci parla direttamente

se una radio è libera ma libera veramente

piace anche di più perché libera la mente



Con la radio si può scrivere leggere o cucinare

non c'è da stare immobili seduti a guardare

forse è proprio quello che me la fa preferire

è che con la radio non si smette di pensare



Amo la radio perché arriva dalla gente

entra nelle case e ci parla direttamente

se una radio è libera ma libera veramente

piace anche di più perché libera la mente


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/la-radio.html



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Seminare....


Credo che noi raccogliamo ciò che seminiamo 

se semino vento raccolgo tempesta
se semino indifferenza raccolgo indifferenza
se semino silenzi raccolgo altrettanti silenzi (ma pieni d'astio perché i primi incomprensibili) 
se semino una pianta la devo curare con passione, affetto e parole e la pianta diventerà rigogliosa e piena di fiori 
se costruisco un muro, se voglio che sia scavalcato, non lo costruisco troppo alto ma ci metto ogni tanto qualche chiodo affinché il muro possa essere un giorno abbattuto 
quante cose e persone importanti si perdono per strada per la propria incapacità di saper "seminare" ..... e si dà sempre la colpa agli altri per la propria incapacità di mantenere vivo ciò che si è seminato!


Ph Ilaria Trapani

http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/seminare.html



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L'abitudine ...

Regola numero 3: non abituarsi mai a quelle piccole cose che accadono e che nascondono “granelli di una felicità appena percepibile” ….


Ph Peter Keetman 


Scrissi tempo fa questa regola quando mi vennero a mancare alcuni piccoli gesti e segnali ai quali mi ero abituata. Erano piccoli gesti, di relativa importanza, ma che per me acquisivano un grande significato, rendendomi felice anche solo per un attimo. Come si fa a non rimanere "schiavi" dell'abitudine. L'abitudine delle proprie azioni, dei propri gesti,ogni giorno, alcune volte ti fa sentire come in una gabbia, Ma io non avrei voluto, mai e poi mai, non abituarmi a quei piccoli gesti, segnali e azioni improvvise che mi facevano sorridere. Mi mancano, ma tanto.



Lorenzo Licalzi ne "L'ultima settimana di settembre" scrive: 


L’abitudine è una brutta bestia, solo apparentemente mansueta: è una bestia che ti tira sempre nella stessa direzione e che spesso ti fa compiere scelte sbagliate o non ti fa vedere soluzioni a un problema che invece, magari, sarebbero a portata di mano. Perché l’abitudine cristallizza i nostri comportamenti e ci fa credere che un minimo scarto dal solco profondo che ha tracciato sia una cosa fuori dal mondo, perché il mondo diventa, per colpa dell’abitudine, soltanto quel solco dentro il quale ci fa camminare.

Ed ha ragione, ma io non vorrei disabituarmi a quei "piccoli granelli di felicità appena percepibile", anche se poi alla fine si è costretti a farlo ....


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..... e poi ci si affida al tempo, sperando che possa sanare ogni cosa


..... e poi ci si affida al tempo sperando che possa sanare ogni cosa e alla speranza dell’oblio che alcune volte esso stesso provoca. 


Che sia in un minuto, un’ora, quattro mesi, una vita, si pensa che con il tempo si riesca a elaborare ogni “lutto”, di qualunque tipo esso sia. Ma non è così. Alcune volte ci sono luoghi, persone, situazioni, sensazioni, gioie, dolori che sono rimasti lì, fermi nel tempo e ti ripiombano addosso all’improvviso …. e come scrive Azar Nafisi “E' così che ci piomba addosso il passato, come una coltellata alla schiena. E arriva spezzettato, in tanti frammenti che non riusciamo più a ricomporre”




Ph me 

Alcune volte si vorrebbe che il tempo si fermasse, altre che corra velocemente, per poi ritrovarsi in un attimo senza poter ritornare indietro. 


Altre volte vorresti che il tempo ricominciasse e ripetesse in eterno quell’attimo che mai vorresti terminasse. 



Invece, altre volte vorresti che il tempo cancellasse quell’attimo in cui sono accaduti avvenimenti che mai avresti voluto accadessero. Altre volte si vorrebbe riavvolgere il tempo per rimediare a cadute improvvise nel vuoto. Ma il tempo scorre inesorabile e noi corriamo veloci trascinati da lui, con le mani protese verso il futuro e la testa voltata indietro per non perdere quel che il tempo ci ha fatto lasciare indietro ….



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/e-poi-ci-si-affida-al-tempo-sperando.html


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La casa, il nostro rifugio ....



Sì, forse la vita è questo. Si procede tra normalità e paura, e si aspetta ogni volta di tornare alla nostra dimora, di trovare un po' di quiete, un rifugio. Magari salendo le scale di casa verremo presi dall'angoscia, avvertendo che il dolore ci ha seguito fin lì. Comunque sia, è un inferno che conosci. Ed è meglio di quella nebbia spietata, meglio che non vedere nulla, meglio della solitudine dei nostri passi.(Stefano Benni – Cari Mostri)



Stefano Benni descrive così il ritorno a casa, la casa come rifugio, dove ritroviamo la nostra quiete (almeno così dovrebbe essere, anche se per molti non lo è). Ma in fondo, quando ci si trova a disagio in alcune situazioni si pensa sempre: voglio tornare a casa mia!!!!!


2013

Questa è una foto della casa ormai abbandonata e priva di vita e colori, dove ho passato parte della mia infanzia e della mia gioventù. Questa casa ne ha viste di tutti i colori, ha sopportato i terremoti, il vento che da quelle parti soffia alcune volte in modo “feroce”, tanto da sembrare da far volare ogni cosa, la neve, il freddo.


Una casa, quasi in campagna, con un bellissimo piccolo giardino, anche se disordinato, curato da mia madre. 



Una casa piena di gatti e cani. 



Il mio vero rifugio però, non era solo quella casa, ma la mia stanza che racchiudeva il mio mondo multiforme, dove c’era soprattutto una radio, che ascoltavo perennemente anche di notte. Ero orgogliosa di quella stanza sui cui muri era attaccato ogni singolo ricordo, ogni cosa che per me fosse importante. Ogni cassetto nascondeva e custodiva mille piccole cose, che anche se apparentemente prive di importanza, per me erano di grande significato.



1985



Ogni persona che conosco ha un ricordo particolare di quella casa. Ogni volta che se ne parla affiorano a tutti mille ricordi, in molti ne sono legati. Era un punto di ritrovo per tutti gli amici, facevamo feste, pranzi, cene, ci si ritrovava a giocare, a vedere film, a suonare, ad ascoltare la musica. C’era un gran via vai e tutti hanno un bellissimo ricordo. C’è stato un periodo in cui spesso ero sola e la sera al posto di incontrarci in piazza ci si incontrava a casa mia, un via vai di gente, anche mai vista né conosciuta, si tirava fino a tardi, organizzammo “pigiama party”, pizzate, sedute spiritiche (il luogo si prestava molto).

La porta di quella casa era sempre aperta all’accoglienza, abbiamo ospitato gente proveniente da tutto il mondo, per esempio nostri amici universitari (noi siamo quattro figli e quindi ….) e poi ha accolto conoscenti, amici, parenti in visita o per loro visite mediche. Insomma un rifugio per molti. Anche per me. Ricordo una volta venni inseguita da un male intenzionato, corsi verso casa, riuscii ad entrare dal cancello ma non dalla porta che risultava bloccata, provai ad entrare in altro modo mentre il tipo cercava di scavalcare il cancello. Il mio cane, che regolarmente abbaiava a tutti i miei amici, in quel caso lo osservava senza fare nulla …. Insomma alla fine mi nascosi nel garage e il tipo desistette dal suo cattivo intento. Mi salvai, ma non sempre le cose vanno per il verso giusto ….



Ora vivo in una casa che è molto, ma molto più piccola, non è più frequentata da così tanta gente, è in piena città, è all’ottavo piano, non ha il giardino, è piena di libri, di oggetti, di ricordi che difficilmente butto… ma, anche se stretta, ci sto bene e rimane il mio piccolo rifugio.



Nella pagina dedicata alla musica straniera di questo blog, tempo fa pubblicai un pezzo dei Cinematic Orchestra, to Build a home, e terminai con la frase “E quando qualcuno ti dice: Ho costruito una casa, per me, per te, vuol dire che ti vuole ben davvero .....”



Non potevo non terminare questo mio articolo sulla mia casa se non con un’altra canzone, in questo caso di Pino Daniele, pezzo ascoltato mille volte in quella casa, nella mia stanza. In fondo chi di noi non vorrebbe tornare a casa propria, che non è detto che sia quella che si abita .... 



Pino Daniele - Puorteme a casa mia - 1981


Puorteme a casa mia

addo cresce tutte cose

senza parlà

Puorteme a casa mia

nun me fà cchiù girà

e po appicciammo 'o fuoco

chiudimmo 'a porta

pe' nun 'o fà stutà

Puorteme a casa mia

addò chi cade 'nterra

se sape aizà

Puorteme a casa mia

'o tiempo da guardà

Piglio sulo quaccosa

avanza 'o pere

nun me fà spantecà

Ma nun vide si nun passe mò
nun passamme cchiù
Ma nun vide si nun passe mò
nun passamme cchiù
Piglio sulo quaccosa
avanza 'o pere
nun me fà spantecà


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/la-casa-il-nostro-rifugio.html



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Il maestro


Sulle nostre strade incontriamo buoni maestri e cattivi maestri. I cattivi maestri riescono a modificare per sempre la tua vita (per esempio un “cattivo” insegnante di pianoforte mi ha fatto abbandonare lo studio ormai decennale che stavo facendo dello strumento; un altro cattivo maestro, bravissimo nel suo mestiere ma pessimo nei modi, mi ha fatto cambiare la strada che avrei voluto intraprendere. Alcune volte sarebbe meglio mantenere il sogno e non farsi guidare da maestri sbagliati...) 



Ph Alfred Eisenstaedt 

Ultimamente sono stata introdotta in un gruppo della mia classe di liceo su WhatsApp. Riesco poco ad interagire non avendo tutto il tempo che hanno loro di passare sul cellulare a chiacchierare. Ma ogni tanto mi ci fermo. Un giorno chiesi loro: ma dei nostri insegnanti chi potreste definire un “maestro” per voi? Quale dei nostri insegnanti vi è rimasto dentro? Mi è stato chiesto: che vuoi dire? Insomma nessuno ha saputo rispondere. Nessun insegnante è stato un “maestro” per loro, e ripensandoci neanche per me, a partire dalle elementari al liceo. Forse all’università la professoressa con la quale mi sono laureata avrei potuto definirla “un maestro” per la grande cultura e intelligenza e per gli insegnamenti, ma lo è stata solo per la sua professione, ma per “maestro” io intendo maestro di vita e lei non lo è stata. 

Sono arrivata alla conclusione che non riesco a trovare i “maestri”, quelli che ti insegnano la vita, quelli che stai lì ad ascoltare a bocca aperta, quelli che ti aiutano, ti guidano …. Insomma quello di cui canta Paolo Conte: Il maestro è nell’anima e dentro l’anima per sempre resterà ….. Io forse i "Maestri" li cerco nei libri, nella musica, nell’arte, ma non basta, non è la stessa cosa, il contatto umano rimane sempre più importante …. Mi sorge il dubbio... ma non esistono più queste figure o siamo noi che non le vogliamo cercare, in fondo le informazioni che ci servono le abbiamo tutte a portata di mano? No, io continuerò ad aspettare e cercare sempre "il maestro"! 


Il maestro è nell'anima

e dentro all'anima per sempre resterà
viva lei, bella e martire,
che tutto quel che le chiede gli darà
Niente di più seducente c'è
di un'orchestra eccitata e ninfomane
chiusa nel golfo mistico
che ribolle di tempesta e libertà
turbinando nel vortice
dove spariscono i paesi e le città
nel miraggio di quei semplici
e di quei soliti che arrivano fin là
per vederlo digerire
con la perfidia che scudiscia ogni viltà
il maestro è nell'anima
e dentro l'anima per sempre resterà.



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/il-maestro.html



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Gli incontri nel proprio cammino e l' Aura ....



Ho già avuto modo di scrivere su questo blog che spesso si incontrano persone nel corso delle propria vita, che in un modo o in un altro avranno un'influenza particolare sul proprio essere.

Aprile 1985, ero sul traghetto che portava da brindisi in Grecia insieme al mio gruppo scolastico. Apparentemente ero uguale a tutte, non (credo) appariscente, con finte Timberland, finti Levy’s, e un finto Kway (chi seguiva la moda di quegli anni può capire), ma avevo un groviglio nella testa difficile da districare, non mi fermavo mai con i pensieri (come sempre è stato nella mia vita). Durante le passeggiate sul ponte incontrai un uomo stravagante, sulla quarantina forse, pelle olivastra (per il sole), capelli lunghi raccolti, vestito in modo alternativo (camicia larga, pantaloni larghi di stoffa). Le sue mani erano tipiche di un artigiano, di chi lavora piccoli oggetti. Era una di quelle persone che faceva spola con l’India e il Medio-oriente alla ricerca di pietre per i suoi gioielli (almeno in parte e ufficialmente). Ci ritrovammo a parlare, due persone apparentemente distanti, ma in realtà non era così. Mi raccontava dei suoi viaggi in India, pieni di incontri mistici. Mi incantò con i suoi racconti, nonostante la mia “atavica” diffidenza nei confronti delle persone non conosciute, infatti parlai ben poco.



Una delle ultime cose che mi disse guardandomi negli occhi e prendendo la mia mano fu: Francesca, tu sei diversa, hai una testa complicata ma possiedi un’aura particolare, hai mille cose dentro di te. Ti auguro che potrai farne tesoro. Tieni questo orecchino, la pietra con cui è fatto ha una significato ben preciso, e portalo con te, come ricordo di quello strano uomo incontrato su un traghetto, per caso, nei suoi tanti viaggi.



Chissà che fine avrà fatto quell’uomo, di cui non ricordo neanche il nome, ma ricordo perfettamente il suo sguardo mentre mi diceva quelle ultime parole prima di lasciare la nave, parole che complicarono ulteriormente la mia anima già abbastanza “tempestosa”.



L’orecchino, nonostante i tanti traslochi è stato sempre con me, per ora è solo lontano dalla mia vista perché sepolto nei meandri della stanza di mia figlia, che naturalmente, per la sua particolarità, se ne è appropriata…..




http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/10/gli-incontri-nel-proprio-cammino-e-l.html


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James Dean

"Essere un buon attore non è facile. Essere un uomo è ancora più difficile. Voglio essere entrambi prima di morire".





30 settembre, oggi corre l'anniversario della morte di James Dean. Sono passati 60 anni.



Mi piace ricordalo con le foto del grande fotografo Dennis Stock, che ha ritratto buona parte degli attori degli anni '50 e '60 e non solo. 



Per noi nati negli anni '60 James Dean è stato un mito. Il bello, tormentato e dannato, oltretutto morto prematuramente in un incidente stradale, faceva parte del nostro immaginario. I film in cui ha recitato hanno evidenziato ulteriormente questo carattere da "Gioventù bruciata", e che fosse anche nella realtà così, o meno, in verità non lo sappiamo. Sopratutto per gli attori di quel periodo, le produzioni ne creavano un immagine che loro erano costretti a "indossare" anche fuori dal set (per esempio Marylin, Audrey Hepburn, ma non solo), erano molto rigidi in questo, capita che, solo dopo molti anni, vengono svelate le loro vere personalità. Erano bravi a creare "Il mito" e i più grandi sono sicuramente di quegli anni! sono quelli le cui immagini sono rimaste impresse per sempre, e queste di Stock lo sono state in modo assoluto! 



Ho scelto alcune foto, alcune molto famose, altre meno, a me piacciono in modo particolare quelle in cui il soggetto non è "in posa", ed è, per esempio, ritratto nella sua quotidianità. E comunque io trovo James Dean veramente bello, nessuno meglio di lui .... 
















































"Credo ci sia una sola forma di grandezza per l'uomo. Se un uomo può colmare il vuoto tra la vita e la morte. Voglio dire, se riesce a vivere anche dopo che è morto, allora forse quello era un grand'uomo. Per me l'unico successo, l'unica grandezza, è l'immortalità". 



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/09/james-dean.html




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L’importanza delle parole.

C’è Nanni Moretti che in un famoso film urla alla giornalista: come parla? Le parole sono importanti!



Le parole sono importanti, ma le stiamo rendendo vuote … copio un brano tratto da un libro “Ragionevoli dubbi” di Carofiglio:

Le nostre parole spesso sono prive di significato. Ciò accade perché le abbiamo consumate, estenuate, svuotate con un uso eccessivo e soprattutto inconsapevole. Le abbiamo rese bozzoli vuoti. Per raccontare, dobbiamo rigenerare le nostre parole. Dobbiamo restituire loro senso, consistenza, colore, suono, odore. E per fare questo dobbiamo farle a pezzi e poi ricostruirle”.

Ma per quanto ci sforziamo nel cercare di dare un senso pieno alle nostre parole, purtroppo spesso l’interlocutore distratto non le ascolta neanche.

Ieri parlavo con una persona che mi ha raccontato che una sua amica di vecchia data le disse: non ci sentiamo più perché tu hai quel telefono antico, non hai whattsup. Lei rispose: possiamo sempre parlare a voce. E l’altra: è una perdita di tempo parlare al telefono, con Whattsup è più facile comunicare.

Ecco! Ormai si comunica con amici di vecchia data solo tramite sterili messaggini su Messenger, Whattsup o Hangout. Frasi brevi, condite di stupidi emoticon, parole prive di significato, facili da fraintendere. Solide amicizie si sono rotte per questa causa. Ormai al posto di chiedere usando le parole: come mai hai fatto o detto questo, oppure, mi chiarisci questo tuo comportamento?, si “banna”, si blocca il numero di telefono, si blocca ogni tipo di comunicazione, in silenzio, è più facile così, si evita il confronto. E’ difficile oggi come oggi riuscire a sostenere il confronto, come dice Carofiglio “per raccontare, dobbiamo rigenerare le nostre parole ….” … Viva le parole, ma sono importanti anche i silenzi, ma solo quelli densi di significato. 



Ho riflettuto su queste parole che ho scritto e ho pensato che in realtà, a prescindere dalle nuove mode dettate dai social, alla difficoltà che abbiamo nel parlare tra di noi. Io stessa molte volte ho difficoltà a comunicare con gli altri, ad aprirmi, e perché? perché difficilmente troviamo persone disposte ad ascoltare, ma ascoltare veramente. Si corre talmente velocemente e si è talmente concentrati su sé stessi che non appena si ha davanti qualcuno che prova ad aprirsi, o che ha necessità di comunicare, ci si chiude, si blocca ogni contatto. In un suo libro sempre Carofiglio scrive:Mi piace come ascolti. Fai venir voglia di parlare. E trovare qualcuno disposto a lasciare in tasca il cellulare e ad ascoltarti veramente è veramente raro .....



Penso che la canzone di Samuele Bersani "Le mie parole", possa riassumere, in parte, il senso delle parole. 


Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate...
Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/08/limportanza-delle-parole.html




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La scelta ...

Preferisco scegliere, perché non fare una scelta con il proprio cuore significa farla fare ad altri. E poi ti trovi con una vita che non è più tua. (Stephen Littleword)


Ph Harry Callahan 

Ma saranno poi le scelte a determinare il corso della nostra vita o c'è un destino segnato per ognuno di noi?
Le scelte lavorative, rifiutare un offerta di lavoro che sembra offrirti stabilità e scegliere di restare nell'instabilità.
Le scelte in amore....
La scelta di un figlio. O anche la scelta di non voler un figlio in quel determinato momento in cui decide di esserci.
La scelta di voler cambiare la solita strada la mattina e imbattersi improvvisamente in un mondo nuovo.
La scelta di leggere un libro che poi ti cambierà il mondo interiore.
La scelta di voler essere "proprio così e non altro" senza cedere a compromessi e ritrovarsi soli. 
La scelta di voler dire, o sopratutto non voler dire, quelle parole in quel determinato momento e istante e scoprire che da quel momento la tua vita cambierà. 
Ma siamo veramente noi, il nostro cuore, la nostra testa, il nostro istinto, i nostri calcoli a scegliere o è così che doveva andare? Non lo sapremo mai. 


John Green scrisse: "Non puoi scegliere di essere ferito in questo mondo, ma hai qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire". Eh sì, forse per un senso di masochismo o per mancanza di forza nel saper affrontare alcune persone, abbiamo una capacità incredibile nel saper scegliere la persona che ci ferirà, sappiamo che lo farà ma noi siamo sempre lì ....



Anche Massimo Bisotti nel citare le scelte che contano, si riferisce sicuramente a quelle amorose, ci dice che in modo o in un altro ci faranno soffrire: "Non esistono scelte che non abbiano un prezzo. Si paga sempre un prezzo per le cose che contano. Se non si è disposti a pagare è meglio non toccare. Il cuore si sgualcisce facilmente". 


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/08/la-scelta.html



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... Le anime

Ripubblico questo mio articolo del 7 agosto, aggiornato alla fine, da alcune considerazioni che mi ha inviato un amico, dotato di particolare sensibilità, dopo aver letto le parole che ho scritto.


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Tempo fa mi sono imbattuta in un editoriale sulle anime gemelle di Massimo Gramellini, non poteva mancare in questo mio blog il cui tema portante è: searching for heart and soul people .... 



Anima gemella, anima complementare, anima prescelta...



Ph Pavel Mirchuk


"Riguarda la questione dell’anima gemella. Esiste, sai? Anzi, ne esistono tre.

L’anima gemella come la si intende di solito è un’anima che ragiona, sente, soffre e gode come te. Viene dalla tua stessa famiglia di anime. Con lei è persino difficile litigare. Appena la incontri, avverti una sensazione rassicurante di affinità. Si diventa subito amici. Ma se ci si mette insieme, la passione dura poco. La natura non prevede che i simili si attraggano. […] Quando due anime affini si accoppiano, la voglia di stare al caldo può anche indurle a rimanere insieme per un po’, ma dopo essersi ritemprate a vicenda sentiranno l’impulso irresistibile di staccarsi. In quel caso si dirà che la noia ha ucciso l’amore, ma in realtà la noia non ha ucciso un bel niente: l’amore è un’altra cosa, una tensione d’anime contrastanti. E’ questo che lo distingue dall’amicizia. 
Passiamo alla seconda serie di anime gemelle: le anime complementari. Queste non vengono dallo stesso ceppo, non hanno lo stesso carattere e nemmeno gli stessi gusti. Però condividono dei valori profondi su cui si può costruire una storia destinata a durare. Sono le coppie meglio assortite. Quelle che mettono su famiglia, fanno figli, accudiscono progetti. Ciascuna delle due anime ha un ruolo autonomo, ma insieme raggiungono un equilibrio che può resistere nel tempo. Oppure spezzarsi quando il cambiamento dell’una non viene bilanciato da un cambiamento corrispettivo dell’altra. 
Infine esiste la terza specie di anime gemelle: le anime prescelte. Sono anime che hanno fatto un patto antichissimo tra loro.[…] Quest’anima prescelta ha il potere di condizionarti l’esistenza: all’inizio con lei ti senti a disagio o in soggezione. Ciascuna delle due è la grande prova dell’altra. Sono storie dolorosissime che spesso finiscono male, anche se forse sarebbe più corretto dire che non finiscono mai. Due anime che si sono scelte generano il massimo dell’amore possibile. Un’energia formidabile, talmente forte che cavalcarla è un’impresa. Sono in pochi a resistere, ma chi riesce a non identificarsi nel dolore che l’altra le provoca ce la può fare." 


"L’argomento di questa volta non è da meno, anzi …!

E’ inevitabile che esso rimandi al proprio vissuto e che ci si interroghi su quali tipi di anime lo hanno costellato e, soprattutto, lo costellano nel presente.
Intanto trovo interessante ed suggestiva la descrizione che fai (ndr Gramellini) delle tre tipologie di “anima”, e la condivido in gran parte. Guardando alla mia esperienza, avverto però l’esigenza di aggiungere un’altra tipologia di “anima” che (in prima approssimazione) si potrebbe battezzare “anima assegnata dalla sorte” (in questa vita).
Le sue caratteristiche assomigliano molto a quelle dell’ anima “prescelta” ma si differenzia da quest’ultima essenzialmente per il fatto che essa non viene “scelta” o “prescelta” ma “assegnata”, forse dal caso, e che una volta venuti in contatto con essa non è più possibile, sia pure tra mille contraddizioni, farne a meno.
Si potrebbe obiettare che anche in questo caso c’è dietro una “scelta”, ma non è così. La differenza è sottile ma di rilevante importanza: ed in più essa è associata ad una componente di mistero indecifrabile, a cui non sarà mai possibile venire a capo.
Essa è intrinseca alla natura stessa di quell’anima, ed è al tempo stesso fonte di fascino e di insofferenza, di potente attrazione e di duro rifiuto, di felicità e di sofferenza …., un po’ come “odi et amo” di Catulllo, con le innumerevoli contraddizioni che l’accompagnano.
La questione si complicherebbe ulteriormente se si considerassero i mutamenti di cui ciascuna delle anime è oggetto e protagonista autonomamente . Ma questa complicazione sacrificherebbe la sintesi che mi pare essenziale alla tua rassegna delle anime gemelle.
Quanto alla descrizione di questa nuova tipologia, lascerei inalterata quella che hai adottato per l’anima “prescelta”, modificandola solo in un punto: non “Due anime che si sono scelte” ma “Due anime che il caso ha voluto che si incontrassero (benché tanto lontane dal proprio modello immaginario di anima gemella”) e che dopo …. non è stato più possibile se-pararsi.
Il resto della descrizione può restare immutata, in particolare la parte conclusiva!" (Domenico Rossi)

http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/08/le-anime.html



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La vera natura .....


«Mi domando se sia realmente possibile capire un’altra persona. Anche quando ci sforziamo di conoscere qualcuno mettendoci tutto il tempo e la buona volontà possibili, in che misura possiamo cogliere la sua vera natura?» Haruki Murakami , “L’uccello che girava le viti del mondo”



Escher 

Me lo chiedo spesso anche io. In genere capisco, alcune volte facilmente, altre meno, il modo di essere delle persone che conosco. Persone vicine mi dicevano sempre che era impressionante come potessi cogliere la natura delle persone quasi immediatamente, da un solo sguardo, da ogni singolo movimento del loro corpo, da ogni parola detta o non detta. 


Ma ognuno di noi all'improvviso ha la capacità di tirare fuori aspetti del proprio carattere inimmaginabili. Se ciò accade da persone che mai avresti creduto avessero potuto avere comportamenti incoerenti e insensati, beh la delusione è forte. Oriana Fallaci è riuscita a scrivere le parole giuste per descriverne le sensazioni: "Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d'una ingiustizia che non t'aspettavi, d'un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po' di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s'accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono".



http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/08/la-vera-natura.html




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Luce ....



.... e ognuno è diverso da sé stesso se diversa è la luce in cui si trova 



Ph Yale Joel 


http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/07/luce.html




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Vittime e carnefici




Vittime carnefici ..... nulla di peggio dei carnefici che vogliono convincere gli altri e sé stessi di essere a loro volta le vittime ....




http://perilmondomondicchiando.blogspot.it/2015/06/vittime-e-carnefici.html

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