Sogni e dintorni (la mia penna...)

Racconto pubblicato in "Diciott'anni e dintorni" -
Viola Editrice 2016
Finalista XV ed. Premio Letterario Nazionale Giovane Holden (2021) - Sezione Edito - Raccolta di racconti 


Racconto selezionato tra i finalisti 
Concorso letterario Scrivendo Racconto 2014
pubblicato nella raccolta               

                       

Sogni e dintorni
(Francesca Cammisa)


“La vita intera è un sogno. Nessuno sa cosa fa,
nessuno sa quel che vuole, nessuno sa cosa sa.
Dormiamo la vita eterni bambini del destino.”
F. Pessoa


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In un istante ci si trova catapultati in un mondo pieno di banalità, di frasi ad effetto buttate lì per catturare l’attenzione degli altri. Massime, aforismi e tante, tante frasi sui sogni: “Insegui il tuo sogno!” “Non dimenticare mai i tuoi sogni!” “I sogni aiutano a vivere”. È così che si comincia a notare che i sogni sono ovunque: nelle citazioni, nelle canzoni, nei film, nei libri, dappertutto, e non sto parlando delle “filosofie letterarie” di Calderón de la Barca, Fernando Pessoa o García Lorca…
Forse ci si lascia influenzare dalla pubblicità, che racconta come la vita sia fatta di sogni da realizzare, oppure dalla filosofia spicciola da web o talent show che esorta a lottare per raggiungere un sogno, anche se a discapito della propria onestà, calpestando chiunque possa interferire con quel “grande sogno unico da realizzare”, nonostante le doti personali non siano davvero all’altezza di quanto si vorrebbe diventare.
In realtà il sogno potrebbe essere una spinta a migliorare, a raggiungere ciò che si vorrebbe essere o ciò che si vorrebbe fare, quando siamo imbrigliati in una realtà che ci opprime, ci fa soffrire, ci distrugge. Non importa se una realtà in cui ci siamo ritrovati per colpa del fato o solo per colpa nostra.
E pensare che prima, per me, le ambizioni erano obiettivi da raggiungere, mentre i sogni erano quelli che si facevano di notte, in fase REM. Da allora cominciai a chiedermi cosa fosse, in realtà, un sogno. Quasi per una strana coincidenza, quel giorno Giulia mi guardò e disse: “A settembre mi sposo! Finalmente il mio sogno si avvera.” Mi fermai ad osservarla per cercare di capire se da quello sguardo trapelasse consuetudine o felicità, dubbio o meraviglia. Credo che i miei occhi non esprimessero nessun tipo di emozione, perché in realtà i miei pensieri si rincorrevano vorticosamente per poi soffermarsi sulle parole “sogno che si avvera”. Sogno. Perché mai sposarsi dovrebbe essere considerato un sogno? Giulia mi guardò stupita, non riusciva a capire per quale ragione non dovessi condividere emotivamente con lei il suo ”sogno”.

“Guardami! Mi sposo!”, ripeté. “Se ripenso al tuo matrimonio ricordo il mare, la festa che avete fatto all’aperto in campagna, tutte quelle composizioni di fiori, frutta. Un festeggiamento sobrio il tuo. Anzi, adesso che ci penso, non ti ricordo radiosa, sorridente sì, forse solo per convenzione, ma non radiosa, no. Sicuramente un bel matrimonio ma un po’ sottotono diverso dai soliti. Forse troppo, per i miei gusti. Io però voglio fare le cose in grande stile, e senza badare a spese! ”

Giulia cominciò ad elencare tutto ciò che avrebbe dovuto fare da lì a settembre per organizzare il suo splendido matrimonio.
“Devo comprare il vestito. Il vestito dei miei sogni! Un corpetto bianco con una gonna tutta di tulle con lo strascico e un velo lungo lungo. Voglio andare in quel negozio che si trova sulla via Appia, hai presente?”.
Continuai a guardarla. La immaginavo emozionata ammirarsi allo specchio mentre rimproverava in continuazione la sarta che non riusciva a esaudire in pieno il suo desiderio di indossare il vestito dei suoi sogni! Poi mi venne in mente che l’unico mio sogno, che riguardasse una sposa, fino ad allora, fosse stato quello in cui mi vedevo vestita da sposa ma con un’enorme macchia rossa di sangue sull’abito bianco. Cosa avrà voluto dire, non lo so.
“Devo pensare alla Chiesa, ai fiori, agli invitati, alla festa, il gruppo musicale, il parrucchiere, l’estetista, il menù. Sai, pensavo di invitare tutti in quel centro Benessere in Toscana.”
E io sbalordita: “In Chiesa? Ma se tu non entri in Chiesa da anni?”
“Ma dai, che c’entra? Pensavo a quella chiesetta in Toscana, in mezzo alla natura: un sogno. Ho già contattato il prete. Mi ha chiesto una serie di certificati, che non saprei neanche dove trovare, ma mio zio conosce un tipo alla curia, così evito di perdere tempo con tutti quei documenti. A dire il vero non ricordo neanche se ho fatto la cresima.”
Con la totale ingenuità di chi guarda la realtà in modo disincantato e realistico le chiesi con un tono misto tra il dubbio e l’incredulità: 
Ma Marco cosa ne pensa?”
“Marco? Boh! Sembra d’accordo. Aspetta, mi sta chiamando. “Pronto? Cucciolotto, ho chiamato l’agenzia di viaggi. Come perché? Il viaggio di nozze. Maldive tesoruccio mio, Maldive! Dimmi, perché mi hai chiamato? Certo che sto pensando agli invitati. Sono circa 200 in totale. Chi? Tua cugina? E che cosa c’entra? No tua cugina non la voglio invitare! È o non è il mio matrimonio? Allora deve essere tutto perfetto!”
“E Luca? Cosa pensi di fare con Luca?”
“Ah, Luca, sai che ci siamo visti ieri sera? Una scopata memorabile! Quanto mi piace! Beh, Luca ancora non lo sa.”

Sogni e dintorni… Cos è un sogno? Un matrimonio? Non importa con chi (o contro chi) … L’importante è che soddisfi ogni tuo desiderio …

Il giorno tanto atteso, il giorno dei suoi sogni, finalmente arrivò. Tensione, nervosismo, gente che andava e veniva. Il parrucchiere, l’estetista, la sarta col vestito. E lei che correva avanti e indietro preoccupata per quel foruncolo che, a sua detta, le “deturpava” il viso.
Una giornata piena di sole! Tutto concorreva affinché fosse la giornata dei sogni di Giulia.
Nella chiesa piena di fiori erano tutti in attesa della sposa, avevano l’espressione un po’ furbesca e forse un po’ invidiosa di tutto quel lusso e anche un po’ curiosa di vedere il vestito e l’acconciatura. Lo sposo era già pronto davanti all’altare, con un’aria un po’ annoiata o forse un po’ scocciata per tutto quel clamore e attenzione. Anche il prete era già lì, pronto, avvezzo ai ritardi delle spose. Passò un quarto d’ora, mezz’ora, tre quarti d’ora, tutti cominciarono a sbuffare e, per far passare quel tempo che sembrava eterno, iniziarono a chiacchierare, sulla strada per arrivare in quel bel posto, la stanza del centro benessere a loro assegnata, sul fatto che aspettassero che i festeggiamenti finissero al più presto per immergersi nelle favolose piscine termali. Quasi si erano dimenticati che stavano aspettando una sposa! Sposa che arrivò con quasi un’ora di ritardo ma tutti erano talmente impegnati a scambiarsi le loro impressioni che non si accorsero affatto dell’arrivo di quella specie di nuvola bianca con strascico che avanzava lungo la navata.
La delusione sul suo viso era palese!
Il fotografo e il videomaker pronti in prima linea, il violino cominciò a suonare una banale marcia nuziale e Giulia procedeva aggrappata al braccio del padre che, passo dopo passo, con un sorriso soddisfatto la portava all’altare. Scrutava attentamente le reazioni di ciascun invitato e anche se ognuno di loro fosse abbastanza elegante per quello che doveva essere un matrimonio da sogno.
Era curata nei minimi particolari. Il trucco era perfetto e dall’acconciatura, fermata da un giro di perle, partiva un velo con uno strascico lunghissimo, il corpetto aveva una profonda scollatura e la gonna strati su strati di tulle. Insomma, un vestito esageratamente esagerato. Arrivò vicino a lui che di lì a poco sarebbe diventato suo marito e che vicino a tanta esagerazione sembrava piccolo piccolo. Il prete celebrò con una certa celerità, per la gioia di tutti gli invitati. Finito il rito religioso cominciò quello interminabile dei baci, degli auguri, delle foto, la fila per salutare gli sposi. Intanto il tempo passava, e la fame cominciava ad assalire gli invitati che speravano di potersi allontanare al più presto per raggiungere il famoso centro e finalmente mangiare. Ma non avevano idea di quanto ancora avrebbero dovuto aspettare! Finalmente, tutti in fila, partirono verso il ristorante. Il posto era magnifico, il buffet con gli aperitivi era interminabile, ma anche intoccabile fino all’arrivo degli sposi, che erano stati rapiti dal fotografo.
Il tempo sembrò non passare mai, i bambini protestavano, le mamme li inseguivano cercando di non cadere dai tacchi stratosferici, i mariti se ne fregavano, parlavano di calcio e si vantavano tra di loro delle loro amanti: insomma, una tortura. Tutti maledicevano i vestiti, le scarpe strette e la malaugurata idea di aver portato i bambini, perché in fondo volevano solo passare una giornata in una beauty farm.
Finalmente, dopo un interminabile banchetto con accompagnamento musicale e cotillon, a notte tarda anche il matrimonio da sogno finì.
Il giorno dopo Giulia e Marco partirono per il viaggio di nozze da “sogno”. Dopo ore in aereo si ritrovano alle Maldive, su un atollo circondato dalla barriera corallina, luogo usuale per viaggi nozze. Giulia si accorse di non essere la sola in luna di miele in un posto dove tutte le coppie venivano trattate esattamente alla stessa stregua. E invece no! Lei doveva ricevere più attenzioni perché quello era il suo viaggio di nozze. Riversò tutta la sua insoddisfazione sul povero neosposo, che fece di tutto per accontentarla e dare un senso al loro viaggio, per poi uscirne totalmente sconfitto, deluso, affranto.

Incontrai Giulia qualche anno dopo. Aveva divorziato già da un anno e mi raccontò delle difficoltà che avevano a sopportarsi, perché in fondo, fino al giorno del loro matrimonio da sogno, non si erano mai guardati veramente negli occhi e in realtà non si conoscevano neanche, tanto da accorgersi di odiarsi dal profondo. Io però ero convinta che questa fosse solo la sua di versione, per giustificare un matrimonio finito in un soffio a causa della propria superficialità. Marco era ritornato con la prima fidanzatina del liceo che forse non amava così tanto ma gli dava almeno un certo senso di stabilità; lei invece si godeva la libertà acquisita con Luca.

Questo sogno era svanito in un attimo, era tempo, per Giulia, di concentrarsi sul prossimo.












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