Una testa pieni di libri - Italia

In questa pagina pubblicherò brani tratti dai libri di autori italiani che ho letto e che ho amato di più o anche meno. Pubblicherò i brani che più mi hanno colpito, emozionato o che assomigliano di più a me, alla mia vita.

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Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino (1979)


"... era stabilito che passassi di qui senza lasciare tracce: e invece ogni minuto che passo qui lascio tracce"



Ph Michael Kenna

Non c'è migliore descrizione di questo libro che la definizione di Calvino stesso sulla quarta di copertina del libro:

"E' un romanzo sul piacere di leggere romanzi: protagonista è il lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro." (Italo Calvino)


Come fossero 10 storie diverse, intrecciate con la storia del protagonista stesso, perché il romanzo, dopo le prime trenta pagine circa, ricomincia da dove inizia, per un errore di rilegatura, è composto di sedicesimi tutti identici. Cominci la storia, ti ci affezioni, vorresti sapere quel che accadrà, ma non potrai mai saperlo .....

[...] era stabilito che passassi di qui senza lasciare tracce: e invece ogni minuto che passo qui lascio tracce: lascio tracce se non parlo con nessuno in quanto mi qualifico come uno che non vuole aprir bocca: lascio tracce se parlo in quanto ogni parola detta è una parola che resta e può tornare a saltar fuori in seguito, con le virgolette o senza virgolette.


"Cominciare. Sei tu che l'hai detto, Lettrice. Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo".


"Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole... Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d'essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni".

“L'aspetto in cui l'amplesso e la lettura s'assomigliano di più è che al loro interno s'aprono tempi e spazi diversi dal tempo e dallo spazio misurabili.”

[...] è che trovo la luce del giorno, in questa luminosità diffusa, pallida, quasi senz'ombre, una oscurità più densa di quella della notte


"Tanto la conclusione a cui portano tutte le storie è che la vita che uno ha vissuto è una e una sola, uniforme e compatta come una coperta infeltrita dove non si possono separare i fili di cui è intessuta".

«Lotti coi sogni come con la vita senza senso né forma, cercando un disegno, un percorso che deve pur esserci, come quando si comincia a leggere un libro e non si sa ancora in quale direzione ti porterà. Quello che vorresti è l’aprirsi d’uno spazio e d’un tempo astratti e assoluti in cui muoverti seguendo una traiettoria esatta e tesa; ma quando ti sembra di riuscirci t’accorgi d’essere fermo, bloccato, costretto a ripetere tutto da capo».

Il mondo è così complicato, aggrovigliato e sovraccarico che per vederci un po' chiaro è necessario sfoltire, sfoltire....

«In un mondo semplificato ho più probabilità d'incontrare le poche persone che mi fa piacere incontrare, per esempio Franziska. Franziska è un'amica che quando mi capita di incontrarla provo una grande allegria. Ci diciamo cose spiritose, ridiamo, ci raccontiamo fatti qualsiasi ma che magari ad altri non racconteremmo e che invece a discorrerne tra noi si rivelano interessanti per entrambi, e prima di salutarci ci diciamo che dobbiamo assolutamente rivederci al più presto. Poi i mesi passano, finché non ci capita d'incontrarci ancora una volta per la strada per caso; acclamazioni festose, risate, promesse di rivederci, ma né io né lei facciamo mai nulla per provocare un incontro; forse perché sappiamo che non sarebbe più la stessa cosa».

"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto."

“Quello che vorresti è l'aprirsi d'uno spazio e d'un tempo astratti ed assoluti in cui muoverti seguendo una traiettoria esatta e tesa; ma quando ti sembra di riuscirci t'accorgi d'esser fermo, bloccato, costretto a ripetere tutto da capo.”

«Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con lei attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi».

«Leggere è sempre questo: c'è una cosa che è lì, una cosa fatta di scrittura, un oggetto solido, materiale, che non si può cambiare, e attraverso questa cosa ci si confronta con qualcos'altro che non è presente, qualcos'altro che fa parte del mondo immateriale, invisibile, perché è solo pensabile, immaginabile, o perché c'è stato e non c'è più, passato, perduto, irraggiungibile, nel paese dei morti»

“Non che t’aspetti qualcosa di particolare. Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa di esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio. Questa è la conclusione a cui sei arrivato, nella vita personale come nelle questioni generali e addirittura mondiali. E coi libri? Ecco, proprio perché lo hai escluso in ogni altro campo, credi che sia giusto concederti ancora questo piacere giovanile dell’aspettativa in un settore ben circoscritto come quello dei libri, dove può andarti male o andarti bene, ma il rischio della delusione non è grave.”

“Per questa donna […] leggere vuol dire spogliarsi d’ogni intenzione e d’ogni partito preso, per essere pronta a cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci s’aspetta, una voce che viene non si sa da dove, da qualche parte al di là del libro, al di là dell’autore, al di là delle convenzioni della scrittura: dal non detto, da quello che il mondo non ha ancora detto di sé e non ha ancora le parole per dire.”

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Il senso della lotta - Nicola Ravera Rafele, Fandango Libri, 2017

"Chissà quando è successo che la terra promessa si è spostata alle spalle"


Tommaso, figlio di brigatisti rossi, all’età di 37 anni scopre che ciò che gli era stato raccontato dei suoi genitori dalla zia, che lo aveva adottato, era diverso dalla realtà. Lo scopre accidentalmente, grazie ad un medico che li aveva conosciuti in Francia in una data posteriore da quella in cui lui sapeva fossero morti. La sua “anima” di giornalista lo porta a ripercorrere le loro vite, intervistando coloro che avevano incrociato le loro vite all’epoca, soprattutto militanti, per addentrarsi nei famosi anni di piombo, nel terrorismo, nella lotta armata in Italia e in Francia.

"Tu te li riesci ad immaginare oggi due che cambiano paese, fanno rapine, ammazzano gente perché credono nella rivoluzione? [...] Un ragazzo ed una ragazza della nostra età che buttano via tutto per ... boh ... non riesco nemmeno a dirlo. Mai attraversati da un dubbio. Cristo. Per ammazzare qualcuno devi essere molto convinto di avere ragione. Nei suoi diari, Christian gli fa un gran culo. Li considera dei cazzoni velleitari, confusi. In fondo mi dispiace. Non c'entra se li odio o no. Preferisci essere stato buttato nel cesso da degli eroi, no? Quando ero piccolo mi immaginavo mio padre come un bandito, una specie di Robin Hood, cercavo di dirmi che se mi avevano lasciato da Diana era per ... per qualcosa. Poi certo ti chiedi che cazzo ci fai con la rivoluzione se non sai nemmeno tenerti un figlio. Dormi, Jo? Dormi?"

"Pensavo di combattere per la rivoluzione, ma ho sempre combattuto solo per me. Ero figlio di due piccolo-borghesi, e volevo essere più di loro. Più intelligente, più colto, più istruito, più matto, e anche più ricco. La lotta di classe è una cazzata, Diana. Vogliamo venire fuori. La politica era un autobus, e ci siamo saliti tutti. A me non bastava mai. Quando sono diventato uno dei capi del movimento, ho sentito che mi stava stretto anche quel ruolo. Si poteva andare oltre. Queste cose le dico adesso, perché da tanti anni ormai non passa notte che non ci pensi, che non cerchi di capire. Va bene combattevo per me, ma chi non lo fa? I monaci, i santi. O quelli destinati a non diventare un cazzo"

Ultimamente ho letto vari libri che raccontano, o sfiorano nel racconto, i famosi anni di piombo. Ognuno in una visione diversa, ma tutti, in un certo senso, ne raccontano il fallimento di quegli ideali che erano alla base della lotta, e il conseguente fallimento di quest’ultima.

Romana Petri attraverso il suo romanzo “epistolare” “Ti spiego”, descrive un'epoca, "i malesseri di una intera generazione, le rivoluzioni fallite, il terrorismo, la fede politica, gli ideali sfumati" (aspetti che mi hanno fatto amare in modo particolare questo libro).

Francesco Piccolo, con “Il desiderio di essere come tutti”, in cui parte dalla propria storia descrivendo la situazione politica e sociale dagli anni ’70, passando da Berlinguer, Craxi fino al Berlusconismo. Mi ha colpito quando ha raccontato del suo rapporto deludente con i “collettivi” e la lotta politica studentesca del periodo.

E poi “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati, in cui la sua storia si incrocia con il delitto del Circeo e gli avvenimenti politici accaduti in quegli anni, soprattutto nel quartiere Trieste a Roma. Come ho già scritto “leggendo questo libro sono stata costretta a rivedere le mie convinzioni rispetto a quegli anni e alla violenza che imperava in quel periodo. Spesso una violenza non legata agli ideali di tipo politico (questa era la mia convinzione), ma una violenza che era insita nell’animo umano. Violenti per essere predominanti, violenze contro le donne, violenze gratuite, contro tutto ciò che era diverso da loro (l’omosessualità era bandita, dovevi essere uomo altrimenti venivi preso di mira e distrutto, fisicamente e psicologicamente, altro che libertà dei costumi!). In quel periodo se uscivi di casa non sapevi mai cosa ti poteva accadere, potevi essere rapinata, o all’improvviso passava qualcuno con il motorino e con una lametta di tagliava il viso, o ti menava, così senza un’apparente ragione se non quella di dimostrare la propria superiorità”.

Ciò che mi ha colpito maggiormente è il totale fallimento dell’ideale di libertà che muoveva ogni movimento in quegli anni. Libero non lo era nessuno, erano tutti costretti e legati (dal gruppo di appartenenza, da un ideale, o chissà da cosa) e chi non era direttamente impegnato, viveva nella paura di trovarsi coinvolto suo malgrado. Albinati descrive una scena che rappresenta il senso di terrore che la gente viveva in quel periodo. Albinati girava su un motorino con una sua amica con in mano una pistola ad acqua, puntandola a destra e sinistra. Si avvicinano ad una coppia che passeggiava, uno dei due, spaventato a morte, non capendo che fosse una pistola giocattolo, si inginocchia terrorizzato chiedendo di essere risparmiato.

In un mio racconto ho sfiorato anche io l’argomento, il cui protagonista diceva: “Ha ragione Venditti quando canta: Compagno di scuola, compagno di niente/ti sei salvato dal fumo delle barricate?/Compagno di scuola, compagno per niente/ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu? A cosa sono serviti quei nostri compagni morti così giovani?” Il suo amico di sempre, ogni volta che ripeteva questo concetto gli rispondeva: “E tu dove eri? Eri nascosto dove nessuno ti potesse vedere, non hai fatto nulla. Non ti sei sporcato le mani. Però a onor del vero tu il lavoro in banca l’hai rifiutato e noi dopo aver lottato nelle barricate ci ritroviamo a lavorare per le potenti multinazionali ….” [...]Raccontava ad Anna: “Non esiste il bianco o il nero, la storia è piena di sfumature grigie che ti portano a destra, poi a sinistra. Forse è questa la mia colpa. Ha ragione il mio amico, io non mi sono sporcato le mani, ma non riesco a trovare la verità né in una, né nell’altra parte, non avrò carattere? Non avrò ideali? O forse perché possiedo ideali così forti che non riesco a seguire e credere in nessuno? Adorno diceva: ‘La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta’, evidentemente io voglio rimanere libero”.

Trovo interessante ripercorrere la storia di quegli anni, ho letto altri libri sugli anni di piombo, sulla storia delle Brigate Rosse e gli intrecci politici (e i misteri secretati), in realtà è tutto un gran mistero e nulla, o quasi, è come appare.

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Apnea di Lorenzo Amurri 2013

"Piove da mesi nella mia anima.
Il sereno non è previsto".

Ph Herb Ritts 


Se all’improvviso, un giorno, ti ritrovi paralizzato dalla testa ai piedi. Non ci si pensa a questo quando si vive la propria vita, a volte, senza paracadute, sfidando le proprie capacità e i propri limiti. La vita è un’incognita. Un ragazzo nel pieno della vita cade in modo disastroso con gli sci e rimane paralizzato. Ospedali, Clinica in Svizzera (per sua fortuna se lo poteva permettere), cure a vita, dalla posizione orizzontale riesce almeno a sedersi sulla carrozzella (per chi ha subito un trauma del genere riuscire a sedersi è un grandissimo traguardo!). Lorenzo Amurri fa parte di una famiglia di scrittori e autori, lui, musicista, si occupava di produzioni musicali. Mentre leggevo questo libro mi chiedevo come un autore potesse riuscire a descrivere delle sensazioni, delle situazioni particolarmente dolorose (intendo anche fisicamente) senza averle mai vissute in prima persona, forse averle provate avrebbe dato al racconto una piega diversa. Decisi di informarmi su di lui, articoli, interviste, cominciai a seguirlo sui social e ho scoperto che il libro era autobiografico. Da quel punto in poi cominciai a leggere il libro con uno spirito e una predisposizione diversa, cominciai a immedesimarmi e a pensare come sarebbe stato per me. Avrei avuto la forza di lottare per avere dei progressi? Avrei avuto la stessa rabbia o la mia sarebbe stata solamente rassegnazione? Chissà, non potremo mai sapere come potremmo reagire in situazioni così estreme, come la nostra psiche potrebbe guidarci, aiutarci o distruggerci definitivamente. Una cosa sola penso che un evento del genere lascerebbe sicuramente a ognuno di noi una enorme, espressa o meno, fragilità.


"Si pensa sempre di avere a disposizione tutto il tempo che si vuole, che si possano posticipare tante cose: prima o poi si faranno. Ed è giusto che sia così, altrimenti non ci sarebbe vita, non esisterebbe libertà. Ma ora è cambiato tutto, pagherei qualunque cifra per avere l'opportunità di rivivere in modo diverso molti spezzoni di vita, per ritrovarmi in situazioni passate e scegliere una strada differente. Non per evitare l'incidente, non si può evitare l'inevitabile, ma per dare più qualità a momenti che non sembravano importanti."


"Mentre scorro la macabra lista dei danni subiti, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Tengo la testa bassa e lo sguardo incollato al foglio per non farmi vedere. Sono perfettamente al corrente del mio stato fisico e delle varie lesioni riportate, ma il mio malessere, il mio dispiacere, la tristezza e l'angoscia che provo sono così forti che è come se le scoprissi per la prima volta. Forse leggerle nero su bianco, come non era mai successo prima d'ora, ha ufficializzato la situazione; o forse è il cervello che in questi mesi si è autodifeso nascondendo le informazioni più dure per cercare di diluirle nel tempo; o più semplicemente mi sto rendendo conto di quello che è successo, ora che sono tornato alla vita reale e non sono più sospeso nel limbo ospedaliero."


"D'accordo, un minimo di tatto non avrebbe guastato, ma non riuscire a confrontarsi con un evento più grande di noi non è una colpa. C'è chi è in grado e chi non lo è, punto e basta. E allora la paura di perderla accende pensieri di rivalsa, di cambiamento. Mi dico no, non puoi andare avanti così! Devi tirare fuori le unghie e i denti, come hai sempre fatto di fronte alle situazioni avverse. Ma sono propositi che durano il tempo di un battito d'ali, cacciato via da una realtà che non posso ancora affrontare, e diventa tutto di nuovo buio.
Piove da mesi nella mia anima.

Il sereno non è previsto."

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Final cut - l'amore non R-esiste di Vins Gallico 2015.

La gente è disposta a pagare pur di non sentire dolore e la Final Cut presta soccorso, mette fine ai rapporti ormai in crisi. Il protagonista, proprietario della Final Cut, restituisce gli oggetti personali alla persona lasciata e, con una quota aggiuntiva, ascolta le motivazioni da parte di chi gli commissiona il lavoro. Le parole d’ordine sono: assenza di partecipazione, distacco, sospensione di giudizio, imparzialità. Anche se a volte il protagonista, anche se apparentemente imparziale, ne viene in qualche modo coinvolto anche solo provocandone il riemergere di ciò che cova dentro ….
Dopo aver letto il libro ho riflettuto su una cosa, che credo che oggi come oggi, tempi in cui difficilmente qualcuno si ferma ad ascoltare l'altro, perché tutti sono ormai concentrati su sé stessi e non sono disposti a perdere un solo secondo del loro prezioso tempo ad ascoltare, un servizio come quello di Final cut sarebbe gradito a molti, anche se imparziale, anche se a pagamento ....

"Avremmo dovuto aspettare, resistere...., riflettere..., restare in silenzio. Sarebbe stato più giusto. Ma certe volte non hai controllo su ciò che è giusto, e una volta superata la soglia è difficile tornare indietro"

Questa è l'ultima frase del libro .... La prima cosa che dice è il mio nome. Era una vita che non lo sentivo pronunciare così.


Ph Vladimir Mishukov

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Io che amo solo te di Luca Bianchini 2013

Vabbù ...

Quando ho comprato questo libro la commessa (che mi conosce bene per la mia presenza assidua in quella libreria) mi disse: io ho trovato questo libro molto divertente. Ed aveva ragione. L'ho letto molto velocemente, divertendomi moltissimo. Forse perché sono luoghi e modi di fare che in qualche modo conosco per una serie di ragioni. 
Sarà che, per pura coincidenza, il mio racconto pubblicato è molto simile nell'argomento, ma a differenza di questo, che è molto ironico, il mio è decisamente più sarcastico. 
Sarà che so bene cosa significa organizzare un matrimonio in Puglia e nel meridione.
Tre storie d'amore che danzano intorno all'organizzazione di un matrimonio.
Un matrimonio all'uso pugliese in tutto e per tutto. Organizzazione interminabile, nei minimi dettagli per non sfigurare davanti a tutto il paese.
Un matrimonio pugliese, lungo, sfarzoso, con interminabili portate.
Luoghi, comprese le masserie, pugliesi.
Vento pugliese, protagonista (chi vive o ha vissuto in Puglia sa che quella è una terra battuta dal vento. Vento forte, improvviso, freddo, che ti porta quasi via, che decide come volgerà la giornata).
Personaggi pugliesi.
Modi di dire pugliesi.
Modi di fare e agire pugliesi. La preoccupazione di non sfigurare, di non far sparlare la gente, di voler evitare il pettegolezzo, tutto doveva essere perfetto, ma si sa, tutto perfetto non potrà mai essere, ci sarà sempre qualcosa che rovinerà la festa, ad alcuni.
Il tutto raccontato da un autore torinese, che nonostante abbia "studiato" attentamente i modi pugliesi, riesce a "portare" fuori dalla puglia la storia, inserendo quelle note ironiche tipiche di chi osserva la storia dal di fuori.
Oggi ho scoperto che ne è stato tratto un film che esce in questi giorni. In effetti si presta molto ad essere un embrione di una sceneggiatura, anche se non so se il film riuscirà a cogliere quei dettagli che solo la scrittura permette. Io non credo che lo andrò a vedere, perché il libro descrive talmente bene luoghi e situazioni che ho già immaginato tutto, ho già creato il mio film e ogni altra cosa non mi piacerebbe.

"In teoria, era un matrimonio tra due persone.
In pratica, era come se si fossero sposati tutti e quattro. Genitori e figli."

"Mimì si fece coraggio e, senza neanche guardare la moglie, si alzò dal tavolo e si avvicinò a quello di Ninella. Lei vide la vita che voleva venire a passi lenti verso di sé"

Ph Giampiero Masoero

"Lei aveva deciso di vivere quel ballo fino in fondo. Non riusciva più a essere arrabbiata con Don Mimì, la cui mano sinistra le teneva la schiena come fosse un tango. Sapeva di avere i fari puntati, ma non gliene importava più, che la guardassero pure. Eccolo, il mio amore. Si è appesantito, ha messo su pancia e le spalle sono un po' scese. Ma per me non è stato più bello di oggi." 

“Quando in amore si cerca la perfezione, si trova la solitudine.”

“Ci sono storie che hanno bisogno di buio e silenzio. Solo dopo tanto tempo, come alcuni vini, potranno essere raccontate.”

“L’amore insicuro è sempre un po’ tossico e ha un continuo bisogno di conferme.”

“Sono storie testardamente incapaci di finire, che ti torturano come un male.”

"Continuavano a non trovare la forza di guardarsi, e allora chiusero gli occhi, perché prima dovevano dirsi ciò che non si erano mai confessati"

“E mettiti in testa che la persona giusta non esiste. Esistono solo persone che sono più adatte."
"Più adatte?"
"Più adatte, più compatibili... Come dite voi? Quella giusta esiste solo all'inizio, quando non capisci niente perché pensi solo a darti baci. (...)
Sai, lavorando in treno ho capito un sacco di cose. Anzi, quasi tutto. Ho ascoltato discussioni, discorsi... ho visto gente senza biglietto ma con gli occhi pieni di amore. E poi li ho visti un po' di mesi dopo, con l'abbonamento in regola e che a malapena si parlavano.”



(Pubblicato il 18 ottobre 2015)

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La scuola cattolica di Edoardo Albinati - 2016

Ieri tornando dal lavoro ho rivisto la moglie del macellaio vicino casa mia. È rimasta sempre uguale da più di trent’anni, talmente obesa da avere difficoltà a camminare, ma è sempre lì, seduta alla cassa di quella macelleria. Un simbolo per il nostro quartiere, come tanti altri commercianti, quelli che hanno resistito alla crisi (ma il vecchio e vero commerciante è riuscito a sopravvivere). Buona parte vengono descritti in questo libro, come viene descritta la trasformazione di un quartiere, dalla soppressione dei cinema, alla costruzione della metro. 


Foto Web

Era un obbligo per me leggere questo libro, come per tutti coloro che vivono nel quartiere in cui è ambientato. Albinati racconta il nostro quartiere, due delle scuole simbolo per chi ci vive (il San Leone Magno e in parte il Giulio Cesare) e racconta uno degli avvenimenti principali di quegli anni (anni ’70) il delitto del Circeo. Per quanto mi riguarda oltre a vivere nel quartiere Trieste, oltre a conoscere molti ex alunni del SLM (come lo chiama l’autore per tutto il corso il libro), il delitto del Circeo, che è strettamente legato ai luoghi e agli abitanti di quel quartiere, mi è sempre rimasto particolarmente impresso (come d’altronde a tutte coloro che hanno subito una violenza di gruppo) per la crudeltà degli aguzzini, ragazzi di buona famiglia provenienti da quel quartiere e da quella scuola (compagni dello stesso Albinati). Nel libro viene descritta la ferocia che l’animo umano possa possedere, soprattutto in coloro che possono sembrare degli insospettabili e che invece nascondono un mondo di violenza, che si scoprono oltretutto essere collegati alla malavita del tempo. Leggendo questo libro sono stata costretta a rivedere le mie convinzioni rispetto a quegli anni e alla violenza che imperava in quel periodo. Spesso una violenza non legata agli ideali di tipo politico (questa era la mia convinzione), ma una violenza che era insita nell’animo umano. Violenti per essere predominanti, violenze contro le donne, violenze gratuite, contro tutto ciò che era diverso da loro (l’omosessualità era bandita, dovevi essere uomo altrimenti venivi preso di mira e distrutto, fisicamente e psicologicamente, altro che libertà dei costumi!). In quel periodo se uscivi di casa non sapevi mai cosa ti poteva accadere, potevi essere rapinata, o all’improvviso passava qualcuno con il motorino e con una lametta di tagliava il viso, o ti menava, così senza un’apparente ragione se non quella di dimostrare la propria superiorità. Credo di essere fortunata di non aver vissuto stabilmente (io vivevo altrove, ora abito lì da più di trent'anni) in quel quartiere negli ’70, ma quelle volte che ci tornavo succedeva sempre qualcosa. Amici di mia sorella sono morti giovanissimi, in quella guerra di supremazia senza un reale fondamento.
I protagonisti appartengono alla borghesia romana, quella che nasconde sotto il tappeto le proprie viltà. I tre ragazzi furono difesi a spada tratta dalle loro famiglie che, in parte, li aiutarono sempre, non meritandoselo. La famiglia al centro e prima di tutto. 

I libro è pieno di riflessioni socio-culturali, riflessioni religiose, nonostante l’autore sostenga di essere ateo, ma l’aver frequentato quella scuola non può non lasciare degli strascichi nel suo animo, nel libro ci sono capitoli interi con considerazioni filosofiche sulla religione. 

Insomma 1.300 pagine fitte, fitte, anche se molto ripetitive in argomenti e in riflessioni, che lo rendono a volte faticoso. Ma i racconti per descrivere le persone, le famiglie (straordinaria la famiglia Rummo), sono affascinanti …..

"In fondo l'adolescenza è uno dei rari momenti della vita anzi forse l'unico in cui si abbia il coraggio o si senta l'inesorabile necessità di avventurarsi nel labirinto di una ricerca interiore, che per il resto dell'esistenza quasi tutti rifuggono o per paura di quello che vi hanno intravisto, appunto da ragazzi, o perché le loro energie sono impegnate nella lotta per sopravvivere, per rispondere alle richieste e alle pressioni altrui."

"L’intimità: timore e desiderio. Forse è solo un modo diverso di manifestare sentimenti simili – o forse è una questione di consapevolezza. Si desidera ciò che segretamente si teme; si teme ciò che segretamente si aspira."

"Dunque l’unica strada resta il compromesso. La sottaciuta strategia del “tutto si aggiusta”. La pretesa di ciascuno e la promessa a ciascuno di avere un proprio spazio, un proprio destino …."

"Bisogno di ordine, di tutela, di protezione. Bisogno di comunione, bisogno di legge. Famiglia come “cornice” che tiene insieme la vita. Non sono solo la debole donna, i deboli figli ad avere bisogno d questa protezione, lo scudo che veniva opposto, nei manifesti elettorali di una volta, alle serpi della dissoluzione morale.

Siamo tutti così esposti, fragili, alla mercé della sorte (una sorta di ghiaccio sottile), alla mercé dei nervi, della malizia altrui e della nostra stupidità, siamo esposti al vento ancora più rovinoso dei nostri desideri, dei sogni, al vento tagliente delle frustrazioni, cosparsi di ferite, scuoiati ….

Ciò che nasce in segreto prima o poi aspira a manifestarsi. L’invisibile ambisce al visibile: pur essendogli superiore, senza di esso si sente incompleto.

"Quanto odio produce la verità! Mentre il segreto rende leggeri e liberi, non solo chi lo custodisce ma soprattutto chi lo ignora. “no, per favore, non voglio sapere niente” è la formula di chi vuole restare libero."

"Il problema della verità è se dirla o non dirla."

"Eh sì, è l’amore, la svolta, è l’amore, la strada, è l’amore la sola cosa di cui abbiamo bisogno, proprio come nella famosa canzone. Quello paterno poi, verso una figlia, lo è ancora di più."

"269. Se ho conosciuto una persona mai vista prima e l’ho trovata speciale, avevo la sensazione di “ritrovarla”. L’incontro è avvenuto adesso ma quella persona era nella mia vita sempre, in un punto ancora inesplorato." (quaderno di Cosmo)

"299. Alcuni apprezzano il silenzio come la più alta manifestazione spirituale, contrapponendolo alla parola intesa come chiacchiera. Ma non vi è nulla di più minaccioso del silenzio. La loquacità offende. Il silenzio Uccide." (quaderno di Cosmo)

"312. Le bugie non hanno importanza quando sia che le dice sia chi le ascolta conosce la verità." (quaderno di Cosmo)

"339. Chiedere protezione, esigere protezione, tutti vogliono giustamente essere protetti. I bambini per primi vanno protetti, e così i deboli e gli infermi, le donne esigono di essere protette dagli uomini, sia nel senso che vogliono accanto un uomo che le protegga, sia che hanno bisogno di protezione contro gli uomini, che sono spesso violenti e oppressivi. Ma anche gli uomini chiedono di essere protetti, dal licenziamento, dalla malattia e dalla morte, e si sentono frustrati se lo Stato non li aiuta, gli amici li abbandonano, il loro capo invece che guidarli li tradisce, La polizia, la legge, dovrebbero proteggerci: e invece ne diventiamo bersaglio. Se entri nel mirino della legge non ne uscirai se non dopo un lungo incubo. Per questo in Italia abbiamo sempre bisogno di protettori, mediatori, intercessori, impetratori, padrini, santi in paradiso. Nessuno ha la minima speranza di cavarsela da solo. Da solo puoi soltanto crepare, anzi nemmeno quello. E quando né la famiglia né le associazioni e corporazioni, né le amicizie ti proteggono, e nemmeno lo Stato ti protegge, non resta che rivolgersi al cielo." (quaderno di Cosmo)

"Non capiamo gli altri. Forse non abbiamo la pazienza necessaria a farlo. Li giudichiamo frettolosamente, goffamente, ci resta ancora tanto da sapere, così tanto da soffrire e da godere, mentre siamo qui gettati, nel numero, nel tempo, nelle dimensioni, nelle ristrettezze di una mente sola."

pubblicato il 23 agosto 2016

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Alla domanda “Perché scrivi?” uno scrittore onesto dovrebbe rispondere “Perché non so disegnare”.
Maurizio De Giovanni


Ultimamente, consigliata da mio cognato, mi sono dedicata alla lettura dei libri di Maurizio de Giovanni.

Ho letto in particolare quelli in cui il Commissario Ricciardi è protagonista:
“Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi", 
“La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi”, “Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi” (di questa serie mi manca Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi) e “In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi” (quest’ultimo l’ho trovato inferiore rispetto ai precedenti). 

Per ora ho deciso che mi fermo qui, anche se mi hanno detto che sono molto “intriganti” e divertenti quelli della serie dei “bastardi di Pizzofalcone” dell’Ispettore Lo Jacono, dai quali so ne abbiano fatto una serie televisiva.

Consiglio a tutti la lettura di de Giovanni. Trovo accattivante la serie del Commissario Ricciardi, che è ambientata nella Napoli degli anni trenta in pieno regime fascista, soprattutto per la sua figura. Uomo particolare, molto introspettivo, un po’ contorto, con una apparente difficoltà di relazione con il prossimo, poco incline ai compromessi (soprattutto con il regime). Ama una donna “in lontananza”, con la quale si scambia solo delle lontane occhiate, ma non trova il coraggio di dichiararsi apertamente, tranne che per lettera. Una sua caratteristica è quella di vedere oltre, non solo ai fatti oggettivi, ma lui vede “i morti di morte violenta” poco prima di morire e ne percepisce le anime e il dolore.

Il Senso del dolore - L'inverno del Commissario Ricciardi - 2007

"Il commissario adesso bisbigliava, muovendo appena le labbra. Il suo era un sibilo e don Pierino istintivamente arretrò sulla sedia, quasi inorridito.
"Io lo vedo, capite padre? Lo vedo. Lo sento, il dolore dei morti che rimangono attaccati alla vita che non hanno più. Io lo so, lo sento il rumore del sangue che scorre. Il pensiero che abbandona, la mente attaccata con le unghie all'ultimo lembo di esistenza che sfugge. L'amore, dite? sapeste quanta morte c'è nel vostro amore, padre. Quanto odio. L'uomo è imperfetto, padre, lasciatevelo dire. Io lo so bene."
Don Pierino guardava il commissario a occhi spalancati. In qualche modo capiva che Ricciardi parlava sul serio, non per metafora."

"E allora? Secondo voi una persona quante possibilità ha, nella vita, di costruirsi un po’ di felicità? / Quante ne vuole, signora. Forse nessuna. Ma illusioni, sì. Anche ogni giorno, ogni momento. Illusioni, però. Solo illusioni."


La verità non è quella che sembra, a volte. Anzi non lo è quasi mai. E' un po' come la strana luce di questi lampioni, illumina una volta qua ed una volta là. Mai tutto insieme. Allora lo si deve immaginare quello che non si vede. Lo si deve intuire da una parola detta o non detta, un'orma, un'impronta. Una nota, a volte.


La condanna del sangue - La primavera del Commissario Ricciardi - 2008

"Chi dice, pensava il dottore, che i sogni non hanno potere sulla realtà? Tu sei stato bene, finché non hai sognato. Hai passato momenti più o meno buoni: hai fatto tre figli, li hai tenuti in braccio, ci hai giocato e scherzato. Lavorando di giorno e qualche volta di notte, hai fatto sempre in modo che mangiassero e bevessero a sufficienza.
Hai tenuto la tua donna tra le mani, in abbracci forti e dolci. Ci hai fatto l'amore, guadagnandoti un piccolo pezzo di paradiso. Sei uscito con la pioggia e con il sole, hai cantato e forse pianto, hai sentito il primo profumo dei fiori e della neve. Hai conosciuto occhi neri e occhi azzurri, hai visto il cielo e la luna. Qualche volta hai avuto sete e nessuno ti ha negato un bicchiere d'acqua fresca. Poi, pensò Modo, hai sognato. E da quel giorno la tua felicità non ti è bastata più, hai deciso di cominciare a salire. Ma. dimmi: a parte la fatica della salita, chi ti ha fatto credere che in cima saresti stato meglio?"

"A metà mattina, man mano che il vento da sud rinforzava, arrivò un profumo indistinto, anzi, più che un profumo un retrogusto, un sentore. Conteneva fiori di mandorlo e pesco, l'erba nuova, la spuma del mare su scogli lontani.
Nessuno parve accorgersene, ma qualcuno scoprì di avere il colletto della blusa slacciato, i polsini sbottonati o il cappello indietro sulla nuca. E una vaga allegria, come quando ci si aspetta qualcosa di buono e non si sa che cosa sia, o come quando è successa una bella cosa, anche piccola, a qualcun altro: si è contenti, ma non si saprebbe dire perché.
Era la primavera che ballava sulle punte: volteggiava leggera, giovane, gioiosa, ancora ignara di ciò che avrebbe portato, ma con una gran voglia di cominciare a mettere un po’ di disordine tra le cose. Senza secondi fini, solo per mescolare le carte.
E il sangue della gente."


“Lo sai che penso? Che è facile stare insieme quando va tutto bene. Il difficile è quando si devono superare le montagne, fa freddo e tira vento. Allora, forse, per trovare calore, uno si deve fare un poco più vicino. Te lo dice uno che campa nel freddo. E che non ha nessuno per trovare calore.”


Senti a me: il destino non esiste. Esistono gli uomini e le donne, e il coraggio di vivere o di sottrarsi alla vita, come Iodice. Ed esiste chi vive nell'incoscienza, facendosi portare dalla corrente. Ecco, cosa esiste.

L'uomo che guarda, è quello che non vive. Può solo veder scorrere la vita degli altri e vivere attraverso di loro. Chi guarda, non ce la fa, a vivere.

Il giorno dei morti - L'autunno del Commissario Ricciardi - 2010

"Acqua.
Acqua che non lava.
Che scende in mille fiumi senza mare e trascina il fango sulle soglie dei bassi e dentro, allungando dita melmose sui pavimenti di terra battuta, nella paglia annerita dei letti. Che picchia sulle finestre e sveglia dal sonno, o porta nei sogni fantasmi di antichi dolori. Che lascia tracce nere sugli alti muri di tufo, trovando vie in vecchi palazzi per minarne le fondamenta. Che imbratta le scarpe lucide e strappa gli ombrelli dalle mani, perché non vuole ostacoli per entrare nelle anime e portarci l'umido della tristezza. Acqua che separa. Che diventa una parte fredda tra gli amanti, togliendo il sorriso dagli occhi e dai cuori. Che allontana la scuola, l'officina, l'ufficio mettendoci un mare di mezzo, in cui è impossibile navigare. Che fa della strada un fiume scivoloso, che affonda nei suoi mulinelli ogni speranza d'incontro. Che toglie i giochi ai bambini, costringendoli alla prigione di una sedia e di una stanza. Acqua che deruba."

"La domenica sotto la pioggia è tutta un’altra cosa.
Ti mette di fronte a quello che non pensavi, a quello che non avresti mai voluto. Ti impedisce di tuffarti in mezzo alla gente per strada, di drogarti di luci e di colori, di farti sballottare da grasse balie nei giardini o da giovani coppie nei caffè in galleria. Non ti permette di andare a sentire il profumo del mare, e le urla dei pescatori che propongono quello che hanno preso di notte.
La domenica sotto la pioggia chiude le porte. Penetra con la luce dalle fessure, allaga le pareti e il pavimento, entra nell’anima salendo dai piedi e stringendo il cuore in pugno. La domenica sotto la pioggia sa come fare, a giocare con la speranza e la solitudine.
La domenica sotto la pioggia ti fa volere qualcos’altro, rispetto a quello che hai. Ti fa guardare le finestre rigate d’acqua e tutto quello che si vede diventa distorto, alterato. Neanche le immagini del fuori ti consente, la domenica sotto la pioggia, nelle lunghe ore negate al passeggio e agli incontri.
Se sei un vecchio medico con tante ferite di guerra sull’anima, la domenica sotto la pioggia ti scoprire già sveglio all’alba. Ti alzerai ciabattando per una casa troppo grande per te, la camicia da notte piena di spifferi freddi, le calze pesanti. Fumerai a lungo, guardando in faccia senza vergogna e con molta paura la tua antica solitudine, e il futuro oscuro che forse non avrai. Penserai alle lontane nebbie e alle piogge della tua adolescenza, piene di giochi e senza frustrazioni, e forse deciderai di vestirti e di andare lo stesso in ospedale, anche se non è il tuo turno.
La domenica sotto la pioggia ha le sue armi.
Se sei una ragazza innamorata non vedrai l’ora che succeda qualcosa, e invece la domenica sotto la pioggia sospenderà il tempo in un nulla che sembra infinito. Leggerai e rileggerai una lettera, la confronterai con quello che speri, e la luce fredda che viene dalle finestre rigate ti farà temere il peggio. Preparerai il pranzo con gesti distanti e lontani, e la famiglia percepirà il tuo nervosismo inspiegabile e ti guarderà preoccupata o infastidita. Tu non te ne accorgerai, avvicinandoti continuamente alla finestra come un pesce alla parete di un acquario, sognando e temendo un mondo in cui forse non riusciresti a respirare.
La domenica sotto la pioggia è piena di paure.
Se sei un uomo che si sente donna passerai forse la giornata a laccarti le unghie, e a togliere ogni singolo pelo dal tuo corpo. Proverai rabbia per non poter uscire con un vestito pieno di fiori, per urlare al mondo che sei bella e forte, a dispetto della natura che non ha voluto ascoltarti. Forse tornerà alla memoria il bambino che eri, per strada, scacciato e sfottuto, mortificato da quegli stessi che oggi ti vengono a cercare famelici. Qualcuno furtivo verrà a trovarti, fradicio d’acqua e trafelato, e si guarderà attorno quando arriva e quando se ne va nel timore di essere visto; ma a te non importa, perché anche quello è amore, e se ruba pochi attimi prima o poi te li restituisce.
La domenica sotto la pioggia fa strani regali.
Se sei una donna bellissima e forestiera guarderai la tua strana, nuova città attraverso la pioggia. Penserai che per essere il paese del sole ci piove abbastanza, qui. Ma che anche la pioggia è diversa , scrosci alternati a raggi di luce pieni di canzoni. Penserai di uscire lo stesso, e girerai in fronte al mare, la spuma delle onde fino in strada, l’aria carica di elettricità. Penserai che hai voglia di un uomo, quando al caffè mille mani vorranno accenderti la sigaretta e mille sorrisi renderanno livide le altre dame; ma tu hai voglia di quell’uomo, non di altri, e la tua mente coltiva una speranza per volta.
La domenica sotto la pioggia restringe il campo.
[…] La domenica sotto la pioggia ha qualche speranza, nella solitudine."

In fondo al tuo cuore. Inferno per il Commissario Ricciardi - 2014
 

"Così fa, la rèfola.
Arriva quando tutto è stagnante, quando sembra che nulla cambierà più, e che il mondo e l'universo intero affonderanno nel calore. Quando si crede, vegliando nella notte come in un sudario bollente, di essere precipitati all'inferno, e che da un momento all'altro Belbezù verrà a chiederci conto dei peccati.
Ma la rèfola porterà un sorriso, sparendo prima che finisca un solo pensiero.
Io ti amo, sai. Ti amo.
Te lo dico nel silenzio di questa notte vissuta altrove, lontano dal mio letto e dalla mie cose, lontano dai pensieri che ora so essere stati di bambina. Lontano da te e dal tuo sguardo finestra.
Forse bisogna andare lontano, per capire l'amore. Forse bisogna staccarsi dai libri sullo scaffale, dal bicchiere d'acqua sul comodino, dai vestiti ordinati nell'armadio, per capire quanto si vorrebbe un bacio, quanto si ha bisogno di una mano, nella notte."

"Io Sarò felice, si ripeté. Io sarò felice.
E pianse in silenzio"

pubblicato il 23 novembre 2016
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Fango di Pasquale Listone (New-Book Edizioni, 2020)


"Polvere e terra, impastata con acqua. Questo è ciò che so sul fango. Questo è ciò che provo da sempre. Affascinato da questo sporco miscuglio che si distrugge, si unisce, si scioglie e si attacca dentro. Il fango è ciò che ho toccato quando ti ho persa e quando ho perso Stefano. Il fango è ciò che ho ritrovato nella storia di Cristiano, nei suoi viaggi, nelle sue avventure. Polvere e terra alla ricerca dell'acqua per non volare via. Per non perdersi nel tempo. Nicola. Mi chiamo Nicola, sopravvivo da ventisei anni ma vivo da poco. Avevo una domanda e qui, in questo fango, ho avuto la risposta".



Tempo fa ho ricevuto un messaggio da un giovane scrittore proponendomi il suo libro uscito lo scorso giugno, “per le mie splendide recensioni” disse …. Probabilmente mi avrà confuso con qualcun’altro, ma mi ha fatto piacere ugualmente ricevere la richiesta, per questa ragione ho deciso di inserire il libro qui nel mio blog. 

La prefazione, scritta da Andrea Filocomo, uno scrittore esordiente, descrive perfettamente gli umori di questo romanzo “Leggendo questo libro ti passa tutta la vita davanti. Letteralmente”. Ed è proprio così. È uno spaccato della realtà di oggi, partendo dalla vita di Nicola, la scuola, l'amore, le sue esperienze, la sua amicizia con Stefano, scandita dai post sui social (dai quali attualmente nessuno ne è indenne, a meno che non si è in grado di estraniarsi completamente da quel mondo). Pasquale Listone sa descrivere perfettamente l’animo che quel mondo suscita, soprattutto in amore “Siamo diventati la superficie quando invece cercavamo qualcosa di profondo.” In ogni parola scritta si percepisce quanto l’anima e il cuore dell’autore ne siano stati colpiti, come se fosse impreparato a quanto gli stava accadendo. Ma non credo che sia l’unico ad averne sofferto. A questo tipo di “amore” si contrappone quello di Cristiano, una storia accaduta lontano dai social, una storia d’amore impossibile, perché l’amore vero vola su ogni banale “post” o “like”.

Sono certa che la sensibilità di Pasquale lo aiuterà a creare nuove storie piene di emozioni.

Pubblicherò nel blog frasi tratte da questo libro perché penso che molti di noi, di ogni età, si ritroveranno in ogni parola.

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Mette un sottofondo musicale, David Bowie. Space Oddity.
Colonna sonora della sua storia con Emma. 


L’amore che dura – Lidia Ravera 2019 


Io ho un difetto (se così si può definire) quando passo davanti ad una libreria mi fermo sempre, non sempre entro, perché so che poi ne esco carica di libri e le librerie di casa stanno cominciando a risentirne (ma sono sicura che non smetterò mai). Questa volta sono entrata e tra le ultime uscite trovo questo libro. Sono certa di non esserne stata attratta dalla copertina (che non dice niente), ma non so perché ho avuto l’istinto di prenderlo e di cominciare a leggerlo. Già dalle prime pagine avevo capito come ne sarei uscita dalla lettura di questo libro che, oltretutto, contiene molte analogie con un mio racconto di due anni fa finalista ad un concorso, stesse ambientazioni, stesse tematiche e molti elementi in comune.

Lidia Ravera aveva esordito negli ’70 con il famoso “Porci con le ali”, i protagonisti de “L’amore che dura” sono ”figli” di quegli anni ’70 periodo in cui avevano sedici anni.

E’ una storia di vero amore, di parole non dette, di segreti, di rinunce, di passioni mai assopite.

“Posso chiederle che cosa rappresenta questa persona per lei?”
“L’amore. L’amore della mia vita.”
“il primo amore?”
“Non ce n’è mai un secondo, ti innamori quando è il momento giusto per innamorarti. E ce n’è uno solo, di amore, nella vita.” 


La storia inizia con un appuntamento tra Emma e Carlo dopo 10 anni dall’ultimo incontro per la firma dei documenti del loro divorzio e dopo 20 anni dalla fine del loro matrimonio. Incontro che non avverrà in quel momento a causa di un incidente avvenuto davanti agli occhi di Marco, per colpa del quale Emma entra in coma.

La storia di Emma e Carlo viene raccontata attraverso la lettura dei diari che Emma usava scrivere da sempre. Aveva portato alcuni quaderni con sé nella sua borsa e Carlo se li ritrova tra le mani dopo l’incidente.

Del resto: è la mia modesta ossessione prendere costantemente appunti, come se fossi la maestra di me stessa, come se la vita fosse un tema da scrivere, come se quello che non è scritto rischiasse di scomparire, togliendo anni al passato.

Quell’incontro serviva ad Emma per chiedere scusa per una recensione scritta su un sito su uno film di Carlo che raccontava la loro storia e per dare luce a qualcosa che rimaneva nascosto tra loro due da circa vent’anni:

[…] gli consegnerà la lettera.
Anche se non è la ricognizione che si era riproposta: niente “i miei errori, i tuoi errori”, perché non scriviamo quasi mai quello che vorremmo scrivere.
A voce proverà a spiegargli quella specie di vulnerabilità che l’amore lascia dietro di sé come la scia di una spella spenta.
Perché lui l’ha amata.
E lei l’ha amato.
E l’amore non scompare mai definitivamente. Si annida in qualche piega d’ombra, va in letargo, si inabissa, ma non si disfa.  


Sono troppe le cose che deve assolutamente dirgli.
Ma deve parlargli come parla ad Alberto, senza giocare, senza fuggire dalla verità e senza civettare con l’emozione. Senza quella libidine adolescente di confessarsi per assolversi. Pienamente. Come se non fosse un gioco altro che il contenuto del discorso.
Alberto le ha insegnato a esporre i problemi senza spostarli dalla loro sede naturale.
Senza ingigantire né minimizzare. Obiettivamente.
Con Carlo non è stato mai possibile.
Con Carlo non si indagano le cause, si rinfacciano le colpe.


Sente di dover saltare tutto il male che si sono fatti nel corso degli anni, e accogliere il passato remoto, come un antidoto al veleno dell’ultimo incontro.
Ai possibili melanconici malintesi del presente.
Siamo quasi vecchi, Carlo.
Io la nostra storia la porto addosso, e non cerco neppure più di liberarmene. Tu hai voluto farne spettacolo.
Del resto sei sempre stato più ambizioso di me, anche più fragile. Hai sempre avuto bisogno di essere rassicurato dall’applauso degli altri.
Io no. 


Le parole scritte su quei fogli riportano indietro Carlo, ripercorrendo la loro storia, ma, soprattutto, rilegge le intime emozioni e il “non detto” di Emma che gli riaprono un mondo che non aveva mai dimenticato, e gli svelano qualcosa che non pensava potesse esserci. Emma c’era a sedici anni, gli anni del matrimonio ma anche dopo, la loro storia d’amore è rimasta sempre viva dentro di lui, come poi scoprì leggendo, anche dentro di lei.

Ormai, per lui, quei ricordi coincidono con la realtà, perché ne ha scritto, e quando evochi il passato per raccontarlo, si addensa in una forma.
Diventa vero.
Copre i vuoti della memoria.
Il racconto è l’unico reperto durevole.
E’ la prova che qualcosa è esistito.
Tutto il resto è sfuggente come il sogno.  

Aggredire, abbracciare, aggredire.
Colpire, consolare, colpire.
Farsi tutto il male possibile perché poi sia possibile tutto il bene.
Che sia questa la meccanica degli amori?
Non ricordo quello che ci siamo detti.
Mi restano impigliati nella memoria frammenti appuntiti, schegge di materia dura, come se mi fosse esploso il cranio.


Mi ha scritto. Carlo mi ha scritto.
Rimpiango il tempo delle lettere.
Anche se ci avrebbe messo più tempo ad arrivare.
Sarebbe stata chiusa in una busta di carta sottile, con piccole losanghe rosse e blu ai margini.
Avrei potuto tenerla in mano, infilarla fra le pagine.
Invece l’ho letta sullo schermo del computer. 


Non ti costringerò a essere peggiore di te stessa, di come hai scelto di essere.
Rispetterò la tua anima, ma ti prego, ti supplico, non lasciarmi lontano dal tuo corpo.
Io i corpi delle altre non li voglio.
Me li offrono a casse. Casse di belle ragazze. Ne conosco una dozzina al giorno, e sono tutte molto easy. Molto, come dire, orientate a darmela.
Amore: tu lo sai che io ho bisogno di una dieta quotidiana di “noi”.


E’ il primo compleanno senza Carlo, da quando ne ho compiuti sedici.
Non mi ha telefonato, non mi ha scritto. E’ come se una voragine lo avesse inghiottito.
Mi chiedo se questa brutalità fosse necessaria.
Un taglio netto, come un colpo di rasoio.
De vi smettere di sanguinare.
Ma come si fa? 


La gente ha un cattivo rapporto con la tristezza, la vuole schiacciare sotto il tallone dei buoni propositi come un insetto nocivo, la vuole estirpare come un’erba infestante.
Ma io no.
Io ci tengo a questa tristezza riparatrice, la custodisco dentro di me, in una tasca di vetro resistente alle interferenze esterne.
E non permetto a nessuno di manometterla.
Non intendo procedere per cancellazioni, io.
Preferisco di gran lunga soffrire.
Carlo resterà dentro di me e fuori di me. Fuori di me sarà Franny a tenerlo al mondo.
Dentro di me andrà ad allinearsi con tutti gli altri errori, ma resterà il più amato.
Il più amato dei miei errori.
Anche quando sarò vecchia.


Il sogno nel cassetto di Emma era aiutare gli altri a vivere. Vedeva già allora, ed era l’unica fra tutti loro, l’umanità come una somma, difficile da quantificare, da individui sofferenti o inconsapevoli, i sofferenti voleva sollevarli dal dolore superfluo, gli inconsapevoli voleva illuminarli.

Ha comprato anche lui una busta azzurra (ci ha messo un sacco di tempo a sceglierla, era confuso), le ha scritto, con una biro rossa, in stampatello:”Ti aspetto da Faggiani. Da adesso in avanti. Sono le quattro e zero due. Non so quando leggerai questo biglietto. Arriva pure in ritardo. Ho messo in conto l’attesa”.
E’ rimasto ad aspettarla fino alla chiusura del locale. Alle nove di sera.
Seduto a uno dei tavolini rotondi, bevendo.
Senza riuscire a formulare altro che tre domande: qual è la vita che vuoi, Emma? E la vita che voglio io? Sei sicura che vogliamo due vite diverse? 


E lui era così dannatamente disarmato che tutti sono rimasti colpiti. Un portatore fragile di emozioni sane e dimenticate, come la passione amorosa.
Altro che #meetoo … l’amore al tempo degli abusi sessuali, delle scopate su scala industriale, della trasgressione di massa autorizzata organizzata e incoraggiata, l’amore vero, quello che ti fa perdere di vista i tuoi obiettivi. Che ridimensiona in tuoi successi.
E ti incanta di qualcuno che non sei tu.
L’amore. 


…andavo all’appuntamento con lui e avevo voglia di vederlo, dopo dieci anni.
Ho sempre avuto voglia di vederlo.
Non ho mai smesso.
E sono stata sempre certa che fra noi si sarebbe ristabilita all’istante, la consuetudine amorosa.
Non soltanto la consuetudine.
Non soltanto l’amore. Ma tutt’e due.
L’amore e la consuetudine.
Un’intimità che resiste alla distanza. Nel tempo, nello spazio.
Come se ci fosse, fra noi, un nucleo di metallo prezioso, che il tempo non deforma, non può deformare. 


E’ un romanzo sull’amore che resta, sull’amore vero, fatto anche di parole e di sesso, sull’amore che resiste …. Sull’amore che dura sempre e nonostante tutto.


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Gianrico Carofiglio - Le tre del Mattino (2017)…. siamo entità frammentarie: una sequenza di emozioni, inclinazioni, tratti, desideri che ci tirano in direzioni diverse, in modo contraddittorio, e che bisogna dilapidare la gioia, quando ci sorprende, perché è l’unico modo per non sprecarla.



Il protagonista è Antonio, un ragazzo solitario
, la cui malattia e la separazione dei genitori,  hanno segnato in modo sostanziale la sua infanzia e adolescenza. Un padre, matematico, professore universitario, andato via di casa abbandonando la madre e il figlio (almeno Antonio così pensava). Una madre in carriera.

Un padre e un figlio che per una serie di circostanze legate alla malattia del figlio si ritrovano a passare due giorni interi 
insieme, senza poter dormire, a Marsiglia. Antonio scopre la vera natura del padre, e viceversa, e capisce che le cose che accadono non sono mai come ci immaginiamo, dietro ogni avvenimento se ne nascondo cento altri che ne determinano il corso. 

E papà suonò da solo. Io non lo avrei confessato nemmeno a me stesso, ma ero orgoglioso e fiero di lui, e avrei voluto dire a chi mi stava vicino che il signore alto, magro, dall'aspetto elegante che era seduto al piano e sembrava molto più giovane dei suoi cinquantun anni, era mio padre. Quando finì, inseguendo il senso di ciò che aveva suonato in due scale conclusive e malinconiche, scoppiò un applauso pieno di simpatia. E anch'io applaudii e continuai a farlo finché non fui sicuro che mi avesse visto, perché cominciavo a capire che esistono gli equivoci e non volevo che ce ne fossero in quel momento”.

Quando Antonio capisce che il padre era molto più di quanto pensasse, vorrebbe che quei due giorni si ripetessero all’infinito per non perdere tutta la magia che si era creata con il padre

- Hai ragione. Avremo un po’ di cose da raccontare.
Questa frase mi diede una fulminea tristezza. Immaginare che avremmo raccontato quello che ci stava succedendo implicava che tutto fosse finito, invece io non volevo che finisse, volevo restare sospeso nel punto in cui ero, sulla linea di confine. Nel punto esatto fra prima e dopo
”.

…. siamo entità frammentarie: una sequenza di emozioni, inclinazioni, tratti, desideri che ci tirano in direzioni diverse, in modo contraddittorio, e che bisogna dilapidare la gioia, quando ci sorprende, perché è l’unico modo per non sprecarla.
La ripete, questa frase, evidentemente è importante, e infatti mi resta impressa: bisogna dilapidare la gioia, è l’unico modo per non sprecarla. Tanto dopo sparisce lo stesso
”.
Ci sono occasioni in cui occorre parlare e non bisogna dare nulla per scontato. Poi ci sono occasioni in cui, invece, devi rimanere in silenzio perché nell'aria c'è qualcosa d'impalpabile e prezioso, e le tue parole potrebbero disperderlo in un istante.

Un viaggio avventuroso e struggente sull'orizzonte della vita. Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature più delicate, Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell'amore, del talento


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Se mi vuoi bene di Fausto Brizzi - 2015 

"Nessuno è più letale di chi vuole fare del bene a tutti i costi".

Ho appena finito di leggere il libro di Fausto Brizzi “Se mi vuoi bene”. E’ uno di quei libri che ho comprato al 50% grazie alla promozione che sta facendo una libreria romana. Si comprano così libri che non compreresti mai a prezzo pieno, ritrovandoti tra le mani libri che mai penseresti ti potessero trasmettere qualcosa o emozionare (gli ultimi capitoli sono davvero toccanti, non nego che non sono riuscita a trattenere le lacrime, ma spesso ci si immedesima nei libri che si legge, ma io sono così cerco sempre nelle parole che leggo qualcosa che possa coincidere con la mia vita).

I puristi potrebbero contestarmi il fatto che potrebbe essere definito un libro leggero, ma io sono contenta di averlo letto. Non esistono romanzi leggeri, romanzi pesanti, esistono storie e quello che conta è cosa riescono a trasmettere queste storie, soprattutto in cosa ci leggi della tua vita. Io non sono mai prevenuta in ciò che leggo, alterno libri “filosofici” a libri di facile lettura, mi possono piacere più o meno, ma nelle mie scelte non faccio distinzioni, l’unica distinzione che faccio è: questo libro mi ha emozionato e lasciato qualcosa, questo altro no. (Calvino per esempio mi lascia sempre tanto…..) 



Ph Giampiero Masoero 
(Antico Caffè Boglione - Bra)

Questa storia tocca vari aspetti dell’animo umano. Racconta la storia di un avvocato romano partendo dalla sua depressione. Una depressione nata per la sua condizione umana del momento e culminata a causa della morte del suo ultimo vero amico, il suo cane. Il protagonista non riesce a trovare giovamento dalle sedute con uno psichiatra e neanche dai farmaci che aveva provato a prendere. Insomma non è un medico, non sono le medicine a salvarlo dalla depressione ma alcuni incontri casuali e imprevisti e la vera amicizia che ne nasce. E’ un libro che racconta dell’importanza dell’amore nella vita di ognuno e il forte sentimento dell’amicizia.

Tutti vorremmo incontrare nel nostro cammino il veterinario Umberto, Massimiliano e il suo Negozio di Chiacchiere e il sarto Giannandrea (suo compagno di sventura nella depressione e nel tentato suicidio). Le persone importanti della sua vita (sparite nel periodo della sua depressione), successivamente, nel momento in cui lui cambia la prospettiva nell’approcciarsi al mondo, si rivelano essere figure importanti e principali per la sua guarigione.

Massimiliano gli aprì gli occhi:

“Mi piaceva Massimiliano. Scoprii che era molto più abile del mio blasonato analista a scardinare la serratura della mia mente contorta. Dopo nemmeno un’ora gli avevo raccontato quasi tutto, il mio passato, la depressione, le varie fasi e, soprattutto, il fatto del giorno, il fallito suicidio”.
“- Intendo dire, hai mai fatto delle rinunce vere per ognuno di loro? Hai perso del tuo tempo soltanto perché la loro qualità della vita migliorasse? Gli hai fatto davvero del bene? O gli vuoi solo bene? È molto facile volere bene a qualcuno. E’ gratis, a volte ci viene pure naturale e non ci fa sprecare nemmeno tempo e denaro. La cosa difficile non è voler bene a qualcuno, ma è fargli del bene. C’è una sottile ma fondamentale differenza”.


Da allora in poi Guido si infila in situazioni al limite del ridicolo e del comico nel voler “fare del bene” alle persone a cui voleva più bene. Per questo si fa aiutare da Massimiliano e Giannandrea, suoi complici di avventura e suoi amici veri e fidati. Situazioni paradossali ma che danno un senso alla sua esistenza. Purtroppo (o per fortuna) Guido non considera che ciò che lui considera il "bene" per gli altri, spesso non coincide con ciò che è "bene" per loro, capovolgendo così gli esiti delle situazioni.

Non svelerò nessuna situazione e nessun finale, ma forse i brani di seguito potranno far capire qualcosa.

“A volte l’attesa è davvero un inganno della mente. Un quadro di Escher nel quale t’infili per non uscire più, e ti perdi tra salite e discese lungo scalinate impossibili. […] Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore.

“La depressione è una malattia vera, che può colpire tutti, anche le personalità più di spicco, le intelligenze più vivaci e brillanti, anzi colpisce queste ultime in percentuale perfino maggiore. E’ importante sottolinearlo perché chi soffre di depressione spesso si sente in colpa, crede che la sua incapacità di reagire sia dovuta a pigrizia o inettitudine, e talvolta pretende di farcela sa solo non accettando l’idea di essere malato”.

“L’unico lato positivo della depressione è quel senso di riscoperta che provi quando torni a fare cose che prima facevi normalmente e poi hai abbandonato”

“Quante sono le persone alle quali volete davvero bene? Ci avete mai pensato? Si contano sulle dita di una mano? Di due mani? […] Stilare un elenco di persone è sempre imbarazzante ….. Allora, quali sono le dieci “cose” delle quali non potete davvero fare a meno? LE COSE PIU’ IMPORTANTI CHE HO.
Alla fine i nomi che snocciolai io quel giorno a Massimiliano erano quelli delle persone alle quali avevo chiesto, sotto varie forme, una mano in quel periodo oscuro. Le stesse che avevano ignorato allegramente la mia richiesta di aiuto, dedicandomi al massimo una pausa pranzo o una frettolosa e superficiale telefonata.”

“Giannandrea mi raggiunse al bar sotto casa mia […] Aveva l’umore nero come al solito, ma nei suoi occhi brillava un inconsueto lampo di energia. Aiutare me ad aiutare gli altri gli regalava un brivido di vita, era come un defibrillatore dell’anima”.

“Esistono tre tipi di sere: quelle sociali virtuali, quelle sociali reali e quelle asociali. Le prime le passiamo davanti a un computer, connessi con il mondo e le centinaia di amici che ci riscaldano l’ego di “like” e ci sommergono d’inviti a improbabili eventi; le seconde sono quelle classiche, le serate con gli amici di una volta, che trascorriamo in pizzeria o chiacchierando per strada; le ultime sono quelle di abbrutimento totale (le ho frequentate sovente da depresso), che io definisco “vaschetta di gelato, plaid e replica di Tenente Colombo”.

“La cosa più difficile al mondo, amici, è chiedere scusa. A parlare era stato Massimiliano, mentre versava della farina in una scodella e la mescolava con il burro già sciolto. […] Tu lo sai dire facilmente “Ho sbagliato”?
Nel mio cuore si aprì una voragine.”

“Con lei avevo sbagliato tutto. Avevo lasciato scivolare via il nostro amore e il nostro matrimonio senza tentare di afferrarlo. L’avevo tradita e ferita. […] E avevo sbagliato anche a non dirle mai “Scusa, ho sbagliato”. 


"L'intuizione principale di Massimiliano era stata, come sempre, corretta. Non conta voler bene alle persone, conta far loro del bene. L'atavica risaputa differenza tra il dire e il fare non è solo proverbiale. Fare del bene è l'unico motivo per cui siamo stati mandati su questo pianeta. Esistono uomini che fanno del bene, altri che fanno del male, altri ancora che non fanno niente. Forse non sarete d'accordo, ma io ritengo questi ultimi i più pericolosi e inutili. Non fare niente è una colpa gravissima. Non a caso l'accidia, cioè l'indolenza nell'operare, è uno dei sette peccati capitali".

“Sono sempre stato piuttosto agnostico e poco attratto dai riti e dalle religioni. Eppure, quella mattina, ebbi un’immagine precisa di come fosse il paradiso. La definizione su Wikipedia è già chiarissima: “Il termine paradiso indica un luogo utopico e sereno e non soggetto al trascorrere del tempo, caratterizzato da pace e felicità”. Io questo luogo lo conoscevo bene, era il negozio di chiacchiere di Massimiliano. Ecco. Il paradiso io me lo immagino così. Un enorme Negozio di Chiacchiere, e il mio amico che accoglie tutti sulla soglia con un sorriso e una tazza fumante.”

“Andai a braccio.
- Tempo fa mi sono trovato a spiegare a Giada, la figlia di una mia amica, che allora aveva tre anni, cos’è un amico. Sapete una di quelle domande che fanno i bambini curiosi. Non è mica facile rispondere. Cos’è un amico? Ci provo. Un amico è chi ti aiuta a rialzarti quando cadi. Un amico è quello col quale puoi stare in silenzio senza imbarazzo. Un amico è chi parla male di te soltanto se sei presente. Un amico è chi ti dice la verità anche se questa ti ferisce. Un amico è chi è felice delle tue vittorie e triste delle tue sconfitte. Un amico è chi sa ascoltare senza giudicare. Un amico è chi rinuncia a qualcosa per te. Un amico è più di un parente; essere amici è una scelta arbitraria, una delle poche che ci vengono concesse. […]”

“Ho imparato che esiste una medicina capace di creare in modo continuo e illimitato la serotonina e la dopamina che ci impediscono di cadere vittime della melanconia. E’ gratuita, disponibile a ogni latitudine e conosciuta dalla notte dei tempi. […]Il suo utilizzo è istintivo e naturale, anche se purtroppo, a volte, ci dimentichiamo di prenderla. [...] Senza di lei, niente di quello che facciamo ha senso per davvero. Si chiama amore.”


(pubblicato il 17 giugno 2016)

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Uomini che restano – Sara Rattaro 2018

Ero ammirata. Ho dovuto abbassare la testa perché non vedesse la mia espressione.
“Cosa succede? Non stai bene?”
“No, no.. è solo che non ci sono abituata.”
“A cosa?”
“Agli uomini che restano. Sei così luminoso che faccio fatica a guardarti.”


Ho letto questo libro di 250 pagine tutto in un giorno, perché è un libro scritto bene e si legge con piacere.
Due donne si incontrano su un terrazzo di un palazzo a Genova. Fosca fuggita da Milano dopo essere stata lasciata dal marito, Valeria (si scoprirà dopo) sta affrontando quella malattia che l’ha costretta a portare una parrucca, abbandonata anche lei dall’uomo che amava.
E’ una storia che raccoglie in sé ogni forma di sentimento, l’amicizia, l’amore in ogni sua forma, la famiglia. Gli amici e la famiglia sempre pronti a supportarti in ogni momento, che ti ascoltano nei momenti in cui senti la necessità di urlare, amici disposti a raparsi la testa per solidarietà nei confronti della malattia, disposti a correre in ogni momento soprattutto quando la chemio non perdona, disposti a portarti fuori per tirarti su. Ci sono uomini disposti a tutto per stare accanto alla donna che soffre (per amore o per compassione non si sa), ci sono uomini fuggiti per paura della malattia e tornati per amore. Anche il marito di Fosca che la lascia, ma con una motivazione sofferta e trascinata negli anni, si mette a nudo di fronte a lei tanto che il lettore gli perdona il dolore provocato alla moglie. A lui sono dedicate le ultime pagine, l’ultima frase è “Non esiste una sola verità, ne esistono tante versioni. Dipende da cosa sappiamo, da quello che riusciamo a vedere e da quello che abbiamo voglia di ascoltare”. 
Insomma tutti in qualche modo ne escono bene, le donne colte da isterismo per colpa dell’abbandono, gli uomini che abbandonano ma tornano o restano comunque accanto, amici che ti sollevano per una sera, ma che amano la libertà (anche solo forse per un amore). Si legge con piacere, perché nonostante il dolore e la malattia che ti fanno restare con i piedi per terra, voli e sogni sui “buoni” sentimenti dei personaggi per poi atterrare, guardarti intorno e pensare “ma la vita vera?” ….. Forse un libro serve proprio a questo a non pensare alla vita vera e a sperare che forse fa bene sognare …..


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Il silenzio dell'onda di Gianrico Carofiglio 2011

".... È un po' come finire sotto un'onda. La regola fondamentale è non farsi prendere dal panico, non fare resistenza perché è inutile, e aspettare che passi."

Ph Unknown

Incontrarsi perché pazienti dello stesso psichiatra. Storie dolorose di due persone adulte e storie dolorose di due ragazzi. Come dice Carofiglio in situazioni di estremo dolore la regola è di aspettare che passi. Non è facile, si vorrebbe tante volte avere la forza di saper aspettare, di contare fino a mille, ma molte volte non si riesce. Ho letto quasi tutti i libri di Carofiglio, ho amato l'avvocato Guerrieri come il protagonista del Bordo vertiginoso delle cose. Sarà che Carofiglio è barese, e io in qualche modo ho avuto a che fare con la Puglia, quindi molti luoghi sia fisici che comuni mi sono familiari e li sento vicini. Per esempio questo libro è ambientato a Roma e il protagonista frequenta un quartiere vicino casa mia dove lavoravo e che conosco molto bene, le vie, i negozi che descrive, i luoghi sono a me molto familiari.  Forse è questo ciò che mi accomuna a Carofiglio e non solo.

"Non bisogna lasciarsi intrappolare dai pensieri e dai ricordi. Quando arrivano bisogna osservarli con distacco e lasciarli scivolare via. I pensieri restano con noi solo se li tratteniamo, diceva. [...] In teoria. In pratica come si fa a lasciarli andare via, i pensieri, quando quelli sono piantati nella tua testa come chiodi, che più cerchi di tirarli fuori e più ti lacerano l'anima?"

"- Però ci tengo a dirle che sono innocuo e non sono pazzo. Non molto almeno. Lei e pazza? [...] 
- A volte penso di sì. In passato l'ho creduto, ma adesso direi che va meglio. No, penso di no. Non sono pazza, anche se il dottore dice che lo siamo tutti. 
- Sì, lo so, la differenza è fra quelli che sanno convivere con la pazzia e quelli che non ci riescono"

"[...] c'era la frase di uno scrittore - non ricordo chi - che lui amava citare. Più o meno fa così: l'amore è inventare l'altro con tutta la nostra fantasia e con tutte le nostre forze, senza cedere di un millimetro alla realtà. Purtroppo noi avevamo già ceduto parecchi metri alla realtà [...]"

"A volte sono un po' triste" ha detto senza cambiare posizione. [...] "Sai quando si diventa adulti a volte si ha paura del tempo che passa. E' una cosa difficile da spiegare, ma più si cresce più il tempo accelera e sembra che si consumi più velocemente. E' questa la cosa che fa paura."

«Capì perché era meglio non domandare: se una cosa importante hai bisogno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai.»
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Mancarsi di Diego De Silva, 2012

L'unico vero possesso dell'uomo è nelle cose che ha perduto (Franz Werfel)
Ph Rodney Smith

Quante volte il caso ci fa incontrare persone che diventano importanti nelle nostre vite, ma quante volte il caso ci mette vicino a persone che potrebbero essere l'anima gemella ma non ce le fa mai incontrare?
Come scrive De Silva nella quarta di copertina "La perfetta storia d'amore di due persone che si sfiorano senza incontrarsi mai". Un uomo vedovo e una donna da poco separata frequentano lo stesso bistrot, si sfiorano ma non si toccano mai, i loro pensieri che vengono fuori raccontati dall'autore si scoprono essere simili e comuni, ambedue sono alla ricerca della felicità. Sarebbero due anime destinate a essere unite, ma non lo saranno mai.


"Quando sceglievo le parole.
L'attenzione che usavo nel comporre le frasi in modo che risultassero corrette, mai ambigue, rispettose.
Il timore della tua riprovazione.
La prontezza nel darti ragione.
Il lasciare le cose come stavano.
La mia incapacità di cambiarti.
Pensare ancora adesso che non avevo il diritto di farlo.
La buona educazione con cui ci trattavamo.
L'aver pensato che tu contassi più della felicità.
La fiducia in te che non ho mai perso.
Gli anni che passavano". 

"Il dolore e la felicità sono fatti soprattutto di cianfrusaglie, paccottiglia, ingombri da soffitta di cui non riusciamo a disfarci anche quando abbiamo smesso definitivamente di usarli ed escludiamo che ci possano tornare utili. Non siamo responsabili dei nostri sentimenti né del flusso che li causa o li alimenta e tutto sommato neanche delle nostre azioni, anche se poi dobbiamo risponderne (e farlo anche se nessuno lo chiede), com’è giusto che sia. Agiamo quasi sempre d’impulso e molto meno sulla base di un calcolo".

"E' piuttosto volgare il buonsenso. Abbassa il livello delle aspirazioni, valuta le possibilità di successo e soprattutto quelle di fallimento, calcola. Il coraggio, la sincerità e l'istinto non hanno nessuna possibilità di resistergli, se gli dai il tempo di organizzarsi e preparare la controffensiva. L'impulso che ci spinge a cambiare, il vento che rovina, non ha quegli argomenti, anzi spesso non ne ha affatto. Non si lascia corrompere da ragioni di convenienza e non pretende di aver ragione. Propone scelte estreme e irresponsabili e non promette risultati. Possiamo assecondarlo o sopprimerlo, prenderlo o lasciarlo, dire sí o no. È questo il bello".


"Voglio un uomo a cui la vita abbia dato troppo da fare perché si sforzi di piacermi e sopratutto compiacermi. Che mi deluda, se capita. Perché non c'è niente di così imperdonabile nel deludere qualcuno, Cristo santo. E' una cosa che succede continuamente, e vorrei che succedesse anche a me. Ma sul serio. Vorrei essere delusa e deludere, ma sperimentare una delusione risolutiva, di quelle che ti fanno chiudere un capitolo e guardare avanti, non portare questa specie di lutto tutta la vita, manco fosse sempre colpa mia. Mi ha invecchiato, quella faticaccia. Non voglio più farla".

"Funziona così anche nell'amore, dove si tace molto più di quanto si dica. Persino nell'amicizia, che dovrebbe essere il luogo dove la parola non conosce inibizioni e divieti. Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco e niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d'infelicità, soprattutto della nostra. E' per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare".

"Ci innamoriamo di minuzie, di riflessi in cui vediamo l'altra persona come pensiamo che nessuno l'abbia mai vista e mai la potrà vedere, e custodiamo questi attimi di unicità in forma d'immagine, anche se negli anni sbiadisce; ma è a quell'immagine che chiediamo aiuto quando il nostro sentimento vacilla e dubitiamo di amare, allora la richiamiamo, e ci basta (quando ancora l'immagine è viva) ritrovare quel modo di bere a canna, tenendo la bottiglia distante dalle labbra, perché l'amore torni e insinuarsi e si riaccenda, rimettendo a posto le cose, disponendole intorno a noi nell'ordine rassicurante in cui ci siamo abituati a vivere, e ci lasci dove siamo, reprimendo di schianto i progetti di fuga a cui avevamo già cominciato a lavorare".

“C' è una foto che Irene ha scattato con gli occhi, un frammento, una di quelle istantanee dov'è condensata tutta la tenerezza per qualcuno che abbiamo amato o amiamo ancora, e che si acquattano nella memoria per la vita.”

“Non siamo responsabili dei nostri sentimenti né del flusso che li causa o li alimenta e tutto sommato neanche delle nostre azioni, anche se poi dobbiamo risponderne (e farlo anche se nessuno ce lo chiede), com’è giusto che sia.”



(Pubblicato il 20 settembre 2015)
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La Ferocia di Nicola Lagioia 2014

"Una donna, o forse una ragazza. Camminava nel centro esatto della carreggiata, completamente nuda, e ricoperta di sangue".



Nasce tutto da lì, dalla morte di una donna sulla statale. Suicidio? chissà. 
Premio Strega 2015 (come al solito il premio Strega è sempre ricoperto da mille polemiche, ma credo che faccia parte del gioco...). Devo dire che ci ho messo molto tempo a leggere le 400 pagine di questo libro, ho fatto una grande fatica inizialmente, andavo a passi lenti, poche pagine per volta, ma dopo l'impatto iniziale poi, non si può non voler finire per scoprire gli intrecci e i retroscena della storia. Credo che questa mia difficoltà sia nata dalla costruzione di questo libro, in una sola pagina può essere racchiuso il presente, il pensiero, le azioni passate che hanno portato quel personaggio proprio lì in quel momento. Le azioni importanti e salienti vengono raccontate inizialmente, poi dopo aver "conosciuto" meglio il protagonista di una determinata azione, la storia viene raccontata nuovamente ma con una prospettiva nuova, una nuova visione, mutandone completamente il significato. Succede spesso. Quello che noi vediamo e crediamo di capire non è mai quello che in realtà è, cambiano sempre i perché, le ragioni, le motivazioni. Quindi bisogna prestare un'attenzione particolare, non ci si può distrarre un attimo, per non perdere il filo della storia. Una storia di una famiglia di costruttori barese e di tutta la Bari "bene" di un certo livello (che può essere trasportata in ogni luogo, ma la Puglia rimane chiaramente una protagonista insieme a tutto il resto). Una donna (prima bambina, poi ragazza, poi donna) e le sue perversioni, alcool, sesso, droga. Un bambino, poi ragazzo, poi uomo con grossi problemi, salvato in una clinica psichiatrica, legato in modo morboso alla sorella, l'unico a voler sapere la verità per salvare se stesso e la memoria della sorella (ma ci riuscirà?). Ogni componente della famiglia, decisamente benestante, con i suoi errori e perversioni. Una società "bene" che nasconde ogni tipo di marciume in tutti i campi. Un marciume, quella ferocia che è causa determinante di tutto ciò che accade in questo libro.

"In un certo qual modo avevo ragione, penserà lui diciassette anni  dopo[...] poiché noi non siano noi, penserà lui tossendo, siamo guidati da forze di cui non siamo consapevoli, agiamo senza sapere perché, diciamo cose il cui movente è ignoto, crimini senza colpa e morti senza causa apparente"

"Parlare. Mentire. Fare in luogo di non fare, E' reale. Volontario. Porta a delle conseguenze".

- Non è stato un matrimonio felice.
- Neanche quelli felici lo sono, - disse, - meno di tutti quelli che puntano sull'amore. Per Clara l'amore era importante. Lo cercava nel modo assurdo con cui andiamo a caccia di cose che non esistono. Lo sappiamo che non esistono. Eppure ci sbattiamo il muso di continuo. Hai presente quando aspetti l'incontro della vita, l'evento che cambia il tuo modo di vedere le cose, che ti fa mettere il lavoro in secondo piano, ti porta a sposarti e magari a fare figli? Cosa succede quando lo aspetti e non arriva? E magari il motivo per cui non arriva è che non esiste, quel tipo di amore è stato inventato da un pubblicitario per vendere profumi. Adesso stava parlando come in una serie televisiva. Allenta la presa, si disse lui.

(pubblicato il 15 gennaio 2016)

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Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo 2013

E’ indubbio che Francesco Piccolo abbia una scrittura veloce, che si legge piacevolmente, dotato di forte ironia e auotironia e sicuramente sa descrivere molto bene i tempi che stiamo vivendo.
Il desiderio di essere come tutti racconta un periodo storico, che va dagli anni ’70, da Berlinguer e il revisionismo storico, fino al berlusconismo. 

foto dal sito La voce di New York 

E’ un’autobiografia che riguarda un po’ tutti noi, soprattutto coloro che hanno vissuto nel centro sud, che hanno vissuto da vicino il colera, il terremoto in Irpinia, i collettivi. Coloro che hanno appoggiato e vissuto la sinistra in modo partecipe e che poi, in fondo, con il passare del tempo non ci si sono riconosciuti più. Coloro che hanno vissuto l’ascesa e la “discesa” di Craxi per poi far posto a Berlsuconi. Le contraddizioni di un epoca e di chi l’ha vissuta. La storia raccontata attraverso la sua personale biografia, che può essere quella di tutti, in fondo ci siamo ritrovati in molti in questo libro. Sulla quarta di copertina leggiamo “Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo e portentoso, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda.

"Puoi vivere tutta la vita con una persona, soltanto se hai abbandonato l'idea di purezza. Non lasciarsi mai non è un'idea pura, ma al contrario è un modo di accettare in un rapporto d'amore tutte le fragilità, le debolezze, le diversità, gli odi e i periodi di stanchezza, i tradimenti. L'amore è tutto questo, messo accanto ai periodi belli. Invece l'idea che si ha dell'amore è di solito un inseguimento ossessivo della perfezione assoluta della coppia. Così, però, ogni litigio, ogni stanchezza, ogni desiderio altro, sono macchie, indebolimenti, sacrilegi contro la perfezione, segni di declino. Quindi, avendoli accumulati nel tempo, ci si deve lasciare perché non si sopporta che dentro il rapporto ci sia anche il dolore o il ricordo di momenti tristi".

"Ci sono due tipi di storie che si possono scrivere: quelle che fanno sentire migliori e quelle che fanno sentire peggiori. Le prime hanno come protagonista un personaggio che è migliore di noi, che ci conduce a comprendere come dovremmo essere; le seconde hanno come protagonista un personaggio che è peggiore di noi, che ci aiuta a comprendere come non dovremmo essere. Ma la questione ancora più precisa, è la seguente: le prime ci rassicurano, perché noi siamo già un po’ convinti di essere migliori di come siamo – è qui che scatta l’identificazione. Le seconde, invece, ci toccano perché noi siamo già peggiori di come crediamo di essere, e per questo ci sentiamo colpiti, inquietati"


“Non ho mai riso alle barzellette o alle mail con spiritosaggini e sarcasmi vari su Berlusconi o su ministri bassi o grassi; non mi sono mai divertito, e di questo alla fine sono contento. Ho smesso di firmare qualsiasi appello così ho trovato il metodo concreto per ricordare a me stesso che io c'entro, che non sono innocente, che non posso tirarmi fuori, che tutto ciò che accade in italia è anche un po' colpa mia; che stare insieme a molti altri dalla parte giusta non è sufficiente, non mi fa sentire migliore; non firmo quindi per paura di esserne compiaciuto; per paura che, alla fine, mi possa bastare.”

“A noi della sinistra italiana, nella sostanza, non piacciono gli italiani che non fanno parte della sinistra italiana. Non li amiamo. Sentiamo di essere un'oasi abitata dai migliori, nel mezzo di un Paese estraneo. Di conseguenza sentiamo di non avere nessuna responsabilità. Se l'essere umano di sinistra sentisse una correità, non penserebbe di voler andare a vivere in un altro Paese, più degno di averlo come cittadino. Però, a questo paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di far parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana a ogni elezione siamo costretti a chiedere il voto. Vogliamo, cioè, che quella parte di Paese che disprezziamo, si affidi alle nostre cure. Ciò che puntualmente non avviene, proprio perché il resto del Paese sente questo senso di estraneità. E poiché non avviene, noi della sinistra italiana ci indigniamo di più, ci estraniamo di più e riteniamo di essere ancora meno responsabili di questo Paese di cui non sentiamo di fare parte.” 

"Noi pensiamo sempre che c’è stato un passato migliore, in cui persone si occupavano tutte, di questioni importanti. Pensiamo che siano i nostri tempi a essere superficiali, perduti. E’ questa certezza che reso saldo il nostro istinto reazionario, in qualsiasi spazio di vita. Era meglio prima."

"Ho sposato Chesaramai, ho sposato l’Italia. Ho con loro un rapporto lunghissimo che non voglio che finisca, voglio che dure per sempre. Nelle somiglianze e nelle differenze (in salute e in malattia). Ma in realtà si confondono, mi sembra la stessa cosa. La superficialità di Chesaramai, la mancanza della tragedia nel DNA corrisponde al sentimento degli italiani verso le cose che succedono. Ed ecco perché somiglio a Chesaramai, perché abbiamo questa sensazione di aver sfiorato le cose e di non averle colpite e quindi la capacità sempre di scrollarcele di dosso, la volontà di non rovinarci la giornata. Non c’è dubbio che siamo parte di questo Paese, a pieno titolo. Come le dita della mano, ci portiamo dietro tutti i difetti, in qualsiasi luogo ci spostiamo". 


(pubblicato l'11 ottobre 2015)

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Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale 2010


"Dunque conoscere una persona significa permetterle di darci o toglierci qualcosa. Significa farla entrare nella nostra esistenza: fargliela sporcare, il giorno che quella persona avrà le scarpe piene di fango. Fargliela illuminare, se a quella persona verrà in mente di portare con sé una lampadina. Fargliela modificare, insomma. Mentre noi modifichiamo la sua. Senza che magari nessuno - né noi né quella persona -, mentre succede, se ne renda conto".

Ph Édouard Boubat

Una giovane amministratrice di un palazzo muore prematuramente lasciando sola al mondo una bambina di sei anni. In qualche modo questa ragazza aveva avuto a che fare con ognuna delle cinque famiglie del condominio le quali decidono, quindi, di prendere in affido come condominio la bambina che vivrà a rotazione presso le famiglie. Quindi si entra in casa di queste famiglie con le loro storie intrecciate con la storia travagliata di "mandorla". Questo è molto in breve la storia che racconta. Perché ho deciso di inserire questo libro? è solo ed esclusivamente per un breve passo che riporto qui di seguito:
Com'è che un amore finisce? 'Finisce quando non ce n’è più, quando ce n’è troppo, quando in realtà non c’è mai stato. Un amore finisce perché qualcosa si consuma: allora non bisogna usarlo, forse, l’amore. Ma finisce pure quando non si consuma niente e, anzi: tutto rimane come il primo giorno. Così perfetto che pare finto. E allora forse almeno un po’ bisognerebbe usarlo, l’amore. E se poi finisce perché mentre lo usi ti cade per terra e si rompe? Anche quello può capitare. O magari finisce perché te lo scordi da qualche parte, perché lo vuoi tenere sempre chiuso in tasca per non perderlo, ma così marcisce: va a male. Finisce perché andavi di fretta, finisce perché rimani indietro, finisce perché vuole finire, perché deve finire. Finisce perché non c’è cosa più impossibile da tenere a mente, quando un amore comincia, che potrebbe finire. E trasformarsi, passato il dolore, in qualcosa a cui accennare mentre parli d’altro, l’ennesimo aneddoto da raccontare a una cena, scuotendo la testa divertito da te e dal male assurdo che faceva, quello che oggi ti fa sorridere, mentre speri che la persona che hai appena conosciuto e ti è seduta di fronte ti trovi spiritoso, affascinante, originale: e vorresti ti venisse in soccorso il coraggio o semplicemente il modo di chiederle il numero di cellulare per spedirle nella notte un messaggio che in testa già stai formulando”



“Il mondo è pieno di persone che sembrano speciali e invece sono una fregatura.”
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Racconti fumiganti e rubicondi di Alessandro Orofino e Giuseppe delle Vergini (2017)
"Presi coscienza del fluire del tempo il giorno del mio quarantacinquesimo compleanno"




Questa volta sono di parte, uno degli autori del libro "Racconti fumiganti e rubicondi" (Scatole parlanti, 2017) lo conosco da circa 37 anni. Da sempre Giuseppe è stato uno di quei ragazzi che aveva quel "quid" in più, grazie alla sua educazione, ai libri che leggeva, alla mente aperta (nonostante vivesse in un paese molto chiuso), alla curiosità che lo contraddistingueva. Ho avuto modo di vedere uno dei documentari che ha girato sul mondo dei migranti, e nonostante non sia il suo "mestiere" primario, devo dire che è costruito benissimo, ben curato e interessantissimo. Ma torniamo al libro. 
Sette racconti scritti a due mani, da due persone completamente diverse (almeno apparentemente), ma probabilmente è dalla "diversità" che ne nasce la ricchezza. 

Sette storie immerse nel nostro tempo, in cui si muovono "nostalgicamente" i protagonisti, loro malgrado.

L'età che avanza, il tempo che passa inesorabile e la difficoltà ad accettarlo è uno dei fili conduttori di alcuni di questi racconti. Il confronto con le nuove generazioni è frequente, che sia l'attrazione verso una giovane ragazza o, che sia l'insofferenza verso "il nuovo", mi riferisco ad Arcisio Urbani, che mal sopporta la giovane nuova dirigenza del partito.

Altro filo conduttore di alcuni racconti è il mondo del lavoro: cinismo, "mors tua vita mea", arrivismo; c'è chi combatte per mantenere il lavoro (ricordando inizialmente la lotta sindacale degli anni '70 e '80) per poi ritrovarsi a doversi guardare dai propri compagni di lotta; c'è chi si deve difendere dagli arrivisti, dalle lotte intestine aziendali; c'è chi non accetta vessazioni molla tutto e se ne va.

La nostalgia di una Roma ormai decadente è innegabile, quella dei quartieri tradizionali, quella popolare, quella dei sentimenti veri "Tutti corrono, senza neppure rendersi conto da quanta bellezza sono circondati" (pag. 72).

Termino con un piccolissimo stralcio a pag. 88 tratto da Pasolini "La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni" e credo che i due autori possano solo trarne spunto per raccontarci nuove storie.


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Anna di Niccolò Ammaniti 2015

"La vita non ci appartiene ci attraversa". 


[...] Il braccio coperto di macchie rosse e croste scure era attaccato a una flebo vuota. Il virus l'aveva ridotta ad uno scheletro ansimante, ricoperto di pelle secca e pustolosa, ma non era riuscito a strapparle tutta la bellezza [...]
Questa frase si trova nella prima pagina del libro. Appena lessi le prime pagine pensai: ecco lo sapevo io che non dovevo leggere un libro di Ammaniti. Ogni volta che leggo un suo libro (come ho già scritto qui) giuro a me stessa che sarà l'ultimo. Ma so benissimo che non sarà mai così. Anche se, a onore del vero, ho comprato il libro perché spinta dal fatto di averlo trovato scontato del 50%. Ho fatto bene! 

Ph Hally Pancer 
(ho scelto questa foto per rappresentare il libro perché mi ha ricordato quel passo in cui in una festa organizzata presso il Grand Hotel delle Terme dalla "gang"  della Picciridduna - che si diceva guarisse dal virus - una massa di bambini si ritrovò in una piscina di acqua nera melmosa e puzzolente) 

E' ambientato in una Sicilia devastata in un 2020 futuribile. Un virus, "la rossa", proveniente dal Belgio stermina la popolazione, solo i bambini sopravvivono  fino a che non arrivano alla pubertà. Un mondo in mano ai bambini che cercano di sopravvivere senza adulti. Anna (di 13 o 14 anni, non se lo ricorda) rimane sola col fratello più piccolo Astor, e, seguendo le indicazioni lasciate scritte dalla madre prima di morire su un quadernino, cerca di sopravvivere in un mondo distrutto, un mondo sporco, deserto, apocalittico, che odora di terra bruciata, pieno di cadaveri e scheletri in ogni dove e di conseguenza di animali incattiviti e striscianti. Per salvare il fratello rapito inizia un viaggio, con il suo cane, pieno di vicissitudini, di avvenimenti, di amore, morte e dolore, attraverso la Sicilia fino a trovarlo e ad arrivare insieme a lui in Calabria. In un mondo dove la morte è il principale attore. La parola preponderante e principale per Anna è: speranza! 
Il libro è molto forte, pieno di scene forti, di odori forti, di malattia e dolore, ma si legge in modo fluido con la curiosità di vedere quello che accadrà nel capitolo successivo. 

"Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi, folgoranti come l'esplosione di un deposito di metano e che le stagnavano ancora nel cuore. Dopo la morte dei suoi genitori era precipitata in una solitudine così sconfinata e ottusa da lasciarla idiota per mesi, ma nemmeno una volta, nemmeno per un secondo l'idea di farla finita l'aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è più forte di tutto. La vita non ci appartiene ci attraversa. [...] Bisogna andare avanti, senza guardarsi indietro, perché l'energia che ci pervade non possiamo controllarla, e anche disperati, menomati, ciechi continuiamo a nutrirci, a dormire, a nuotare contrastando il gorgo che ci tira giù."  

"Anna si poggiò contro un muro incrociando le braccia. Pietro sollevò gli occhi e la fissò.
Lei abbassò subito la testa, imbarazzata. Aspettò qualche secondo, ma quando la rialzò lui era ancora lì che la guardava con quel sorrisetto da .... Non sapeva nemmeno lei da cosa. Allora piegò il collo e in silenzio scandì: - Sei cretino?"

"Anna ricordò quello che la mamma aveva scritto in fondo al capitolo dedicato all'acqua.
   Quando sei assetata non sperare che piova. Ragiona e cerca una soluzione. Chiediti: dove posso procurarmi dell'acqua potabile? E' inutile sperare di trovare una bottiglia in un deserto. Le speranze lasciale ai disperati. Esistono le domande ed esistono risposte. Gli essere umani sono capaci di trasformare un problema in una soluzione."

"Era come se qualcuno la osservasse dall'alto e scrivesse la sua storia inventando modi sempre più crudeli per farla soffrire. La metteva alla prova per vedere quando avrebbe mollato. Le aveva portato via il padre, la madre, e l'aveva lasciata sola con un bambino da crescere. Si era divertito a farle incontrare Pietro, glielo aveva reso indispensabile e glielo aveva tolto. La verità era che avanzava come un criceto in un percorso obbligato. L'idea di poter scegliere se andare a destra o a sinistra era un'illusione.
Le ritornò in mente quello che le aveva detto tante volte Pietro. "questo mondo non esiste. E' un incubo dal quale non riusciamo a svegliarci".

(pubblicato il 20 maggio 2016) ---------------------------------

Il Paese dei Coppoloni di Vinicio Capossela 2015
"Tutto era materia. Lo spirito scappava"



Un viandante cammina per le strade dell’Irpinia fino ad arrivare sul Gargano attraversando la daunia. Ogni paese un tappa e ogni tappa un incontro, ogni incontro un racconto, ogni personaggio portatore di saggezza popolare, universale.

Io credo che chi non ha vissuto quei luoghi non può capire a fondo questo libro. Ogni immagine, ogni luogo, ogni parola (il libro è pieno di termini dialettali tanto da dover inseire in fondo un glossario), ogni situazione è tipica di quei luoghi. Il paese con le sue abitudini, modi di fare, modi di dire, la terra, i contadini (che vievano nella stessa stanza con il loro mulo), i paesi interi svuotati dall’emigrazione, l’emigrato che torna al suo paese e non trova più nulla come prima, le feste interminabili per i matrimoni con i musicisti che suonavano, chi non ha vissuto quei luoghi non capisce. Io ci ho rivisto i paesi “mistici” del Gargano, Monte Sant’Angelo, per esempio, il “pellegrino” rivolto verso S. Giovanni Rotondo, il tavoliere e la sua terra arsa e i suoi ulivi, Castel del Monte, i paesi battuti dal vento, la Daunia, la Capitanata.

Un viandante musico, alla ricerca dei “Siensi”, alla ricerca della saggezza popolare per riuscire ad attraversare indenne i nostri tempi dissoluti ….


“I Siensi che, volubili come i mosconi, possono andarsene in un momento e involarsene, e lasciare l’Essere solo, e lasciarlo così, mendicante di coscienza e viandante. Sono Siensi che , una volta andati, fanno sentire sperduti gli uomini. Gli uomini che spesso si fanno forza per allontanarli, i Siensi che, una volta andati, fanno sentire sperduti gli uomini. Gli uomini che spesso si fanno forza per allontanarli, i Siensi, e che quando li perdono possono buttarsi e frantumarsi nell'orgia e nell’ammucchio , nella festa dell’Abbundanza e dell’Euforia, confidando che quelli poi, ostinati come tafani, sempre ritornino e pizzicarli per farli rinvenire e rialzare dove si trovano. Fino a che un giorno, infine, non  li abbandonano del tutto i Siensi",

"E i Siensi allora servono a mantenere il cristiano in strada, che la Coscienza invece lo tirerebbe con forza per cambiare verso e direzione, e andarsene all’indietro. […] Perché è dei Siensi l’avere pensiero e giudizio. E perciò sentimento, animo e volontà. E l’arbitro e consiglio, e sapienza e prudenza. Chi è assennato sta a Siensi, chi è dissennato li sperde …."


"Ma è lui che ho seguito e non un altro, che lui è il mio destino. E adesso però, non se ne vede più bene. Né di muoversi né di stare fermo. Non sa vedere il cammino e i sogni non gli credono più. Parlò così la Marescialla, con un velo di nostalgia negli occhi. Poi si alzò e scomparve dietro alla moschiera del portale"

"E’ la speranza a muovermi, la speranza di fare un giardino di questo Inferno. Mi disse così il pellegrino, e continuò camminando, slegato da ogni bene, lungo i sentieri del santo che il lupo aveva ammansito"

"Ogni bestia ha un carattere e bisogna saperlo conoscere. Se vuoi faticare prendi il mulo, se vuoi bestemmiare prendi l’asino, se devi scappare salta a cavallo".

"Ora l’emigrato era tornato a ricomporre quei mondi tra cui aveva dibattuto la vita, nella solitudine che sempre procura l’essere molte cose e nessuna. La sua Itaca l’aveva trovata vuota e piena di sonno. Era Nessuno in paese, come Nessuno era stato in quei vaggi fuori, nelle terre d’altrove".

"Compare, noi non dobbiamo mai morire! Dobbiamo fare baccano e moìna, che ci sono due metri di terra per ciascuno di noi. I soldi sono carta, ma la passione, l’onore, la vita, non hanno prezzo"

“Figlio, fai bene e scordalo, fai male e segnalo. Così è! Che quando fai bene, non c’è bisogno di ricordartelo, non ne hai da temere, ma quando hai fatto errore, allora devi stare attento a come ti muovi, perché quello si ricorda di te e ti porta sicuro malanno. E ricordatevi di mantenere pulita l’acqua vostra, che limpida è l’acqua che corre, ma quella che sta ferma marcisce. Che solo nell’acqua limpida ti puoi specchiare!"

"Per ogni cosa c’è il momento, arriva sempre oppure ritorna. Acqua passata, si dice, non macina più, ma se la incateni bene e le fai prendere una certa circonvallazione, e un’inclinazione, e un poco la fai scendere e un poco salire, di modo che scendendo salga, arriva infine di nuovo alla macina. E’ il moto perpetuo! E’ il circolo, la fine che si congiunge al principio! L’eterno ritorno! Ogni acqua ritorna al suo mulino! Non c’è più la fine ….è morta la morte"


(pubblicato il 3 ottobre 2015)

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Che la festa cominci di Niccolò Ammaniti 2009


"Si rese conto che l'oscurità era qualcosa di più che la semplice assenza di luce. Era la sostanza nella quale sarebbe affogato"

Ogni volta che leggo un libro di Ammaniti penso "questa è l'ultima volta! non ne leggerò più!" ... e poi chissà perché mi ritrovo sempre a leggerne uno nuovo .... alla fine li ho letti tutti o quasi. Dopo aver letto Branchie, nonostante il senso di nausea perenne (a causa delle ambientazioni, non certo per come era scritto ....) che mi ha accompagnato nel leggere il libro ho pensato: voglio provare a leggerne un altro. Mi dissero "Ti prendo e ti porto via" è bellissimo, è il più bello!!!! l'ho cominciato, ma non l'ho finito! Poi ho letto come Dio comanda... In breve, ogni volta che leggevo un suo libro pensavo, questo è l'ultimo!!! basta! Queste ambientazioni e situazioni al limite mi lasciavano sempre con un senso .... non so come spiegare. Per alcuni racconti de "Il momento è delicato", mi sono quasi sentita male. Ma continuavo a leggere e parlarne. Certo la sua fantasia è alquanto rara. Ma forse è proprio questo ciò che mi attrae in quel che scrive .... alla fine li ho letti tutti!! uno per uno ..... perché nonostante le ambientazioni un po' pulp la lettura scivola via .... i personaggi sono al limite, ma tutti quanti contengono ogni aspetto della realtà.


Che la festa cominci è ambientato a Villa Ada. Per chi non lo sapesse Villa Ada è una villa di Roma un tempo di proprietà dei Savoia. La villa era la loro residenza durante la guerra, dopo che Mussolini, fece costruire un bunker che li avrebbe protetti in caso di bombardamento. Ma il suo sottosuolo è pieno di cunicoli che collegavano la villa principale con le altre residenze, da considerare che proprio lì accanto si trovano le Catacombe di Priscilla. Ancora adesso non si conoscono esattamente tutti i cunicoli, sicuramente vengono utilizzati per nascondigli poco "legali", tra cui anche attività sataniche. Insomma è una villa piena zeppa di misteri. Mi sono stati raccontati molti aneddoti di quando i Savoia si trovavano lì e sono stata anche in luoghi poco frequentati dal pubblico, dove si trovano costruzioni, cunicoli, è un luogo comunque affascinante.
Sicuramente è il luogo ideale per Ammaniti per ambientare un suo romanzo. Un multimiliardario organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa, in cui organizza mille attività (fra cui anche un safari con animali trasportati dalla foresta), mega pranzi, invitando ogni tipo di personalità di vari mondi, spettacolo, calcio, politica, economia, finanza, medicina, malavita insomma tutto il mondo che conta. La sua fantasia è completamente al di fuori di ogni possibile concezione, per esempio nelle catacombe durante la festa furono trovati gli atleti sovietici che erano scappati durante le olimpiadi del '60 a Roma e si erano rifugiati lì sotto e da allora vivevano nascosti in quel posto. Assurdo? in realtà in perfetta sintonia con la storia! In questo modo è riuscito a descrivere i vizi e le "poche virtù" della nostra epoca. Talmente assurde le ambientazioni ricostruite da sembrare quasi reali.

"Villa Ada, dopo la terribile notte de festone e la morte di Sasà Chiatti, era ritornata in mano al comune. E i romani avevano ripreso a frequentarla come se l'epoca Chiatti non fosse mai esistita. [...] Per il resto era tornata a essere la solita vecchia Villa Ada. Sterminata, intricrata, sporca, spinosa, polverosa, tana di extracomunitari senza permesso di soggiorno, di cani randagi e pantegane. Pini secolari, malati fino al midollo, continuavano a cadere sui passanti, [...]"

Per chiudere questo articolo inserisco una piccola citazione dal breve romanzo "Io e te" dal quale Bernardo Bertolucci ne ha tratto un film ....

-E tu... tu che hai fatto?
- Io mi sono messa accanto a te. E io e te siamo rimasti in cabina...
- Io e te?
-Sì, io e te.



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Ti spiego di Romana Petri 2010


“Ricevere la tua lettera mi ha emozionata. Inutile dirti che non me l’aspettavo”.


Salvador Dalì - Ragazza alla finestra

Eccomi a parlare nuovamente, dopo Grossman, di un romanzo epistolare. Forse perché mi piacciono le lettere, quelle di carta, quelle scritte con l'inchiostro (la scrittura rivela molte cose delle persone, ora è difficile conoscere la scrittura delle persone che conosciamo), io non ho mai buttato tutte le lettere scambiate negli anni. In questo caso le lettere sono solo le risposte di Cristina e dal loro testo viene ricostruita la storia di due sessantenni, ormai divorziati da 15 anni. Lui è in Brasile, sposato con una donna più giovane e lei è in Italia, felicemente risposata. Ma dal testo di quelle lettere non solo si ricostruisce la loro storia, il loro matrimonio, i figli,  i fallimenti, i tradimenti  ma descrive anche un'epoca, "i malesseri di una intera generazione, le rivoluzioni fallite, il terrorismo, la fede politica, gli ideali sfumati" (aspetti che mi hanno fatto amare in modo particolare questo libro). "La nostra è stata un'epoca confusa. Io ti ho mentito dicendoti che non ero vergine, ma l'ho fatto per chiederti aiuto, perché volevo una prova, volevo che me lo dimostrassi tu quanto erano cambiati i tempi. E invece non erano ancora cambiati perché ti sei portato le mani sul volto e di quella mancanza di verginità hai fatto la rovina della nostra vita"

"Si facevano dei ragionamenti molto cagionevoli all’epoca, erano tutti convinti che aver contestato i propri genitori fosse la garanzia per diventare dei padri e delle madri perfetti. E invece chi ha seguito quella rotta ha perso la strada e ci è rimasto a bocca aperta. Nessuno vuole un genitore che non può prendere ad esempio, quel genere va bene solo quando è il genitore degli altri."

"Senti, devi essere diventato matto, non c’è altra spiegazione. Ho appena finito di leggere la tua lettera e sono sconvolta. Mi dici che vuoi spedire e ricevere delle vere lettere con tanto di busta e francobollo perché vuoi provare l’emozione dell’attesa, perché la sera, quando torni a casa, vuoi provare il “brivido”, lo hai definito così, di aprire la cassetta della posta e vedere se c’è la mia lettera per te, che ti piace l’idea di dover fare i conti con i ritardi. Hai detto che vuoi tornare indietro, che accendere un computer è senza poesia. Alla mia prima domanda, invece, hai risposto con un “mi manchi molto”. Mario, stai scherzando, vero? Cosa vuol dire che ti manco? E soprattutto, da quanto tempo? "

"Se proprio insisti continuerò anche questa volta a spedirti una lettera, con tanto di busta e francobollo. Perdonami però la sincerità, io non attenderò le tue con trepidazione, mi limiterò alla curiosità."

“Quando ci innamoriamo di qualcuno, la cosa che dovremmo subito chiarire con noi stessi è che comunque vadano a finire le cose saremo capaci di fare a meno di questa persona. Perché esiste un prima, capisci? Esiste sempre un prima. E il prima può essere breve o lungo, ma esiste, ed è il tempo in cui questa persona non c’era e noi vivevamo lo stesso, anche senza di lei. Se io l’avessi capito allora, sarei stata una madre migliore. Basta”.

“Forse il dolore è un po’ come una grande passione, di quelle che pure se sai che sono sbagliate non puoi farne a meno”.


(pubblicato l'8 settembre 2015)

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Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli 2015


Whitman fu l’incipit e il finale di quel lunedì:
Tra i rumori della folla ce ne stiamo noi due,/ felici di essere insieme, parlando poco,/ forse nemmeno una parola.
Aspettai che Anna terminasse di correggere l’elaborato, poi uscimmo instrada. L’inizio della nostra intimità fu nei passi. Camminammo lenti, uno accanto all’altra e certe volte una dietro l’altro, zitti. Dall’università al Duomo impiegammo quaranta minuti. Sostavamo davanti vetrine, io la aspettavo, mi aspettava lei. Deviammo in piazza Sant’Alessandro per una pausa sui gradini della chiesa. Ricordo la mia incredulità e i suoi silenzi. Ci infilammo al cinema con cento parole dette,

Eravamo insieme/ tutto il resto l’ho dimenticato.

Ph Robert Doisneau

Ho sentito per la prima volta Marco Missiroli su Radio due Rai come critico letterario. Più che critico letterario presentava dei libri al pubblico. Una cultura letteraria vastissima. La sua capacità di raccontare i libri che presentava faceva venir voglia di leggerli tutti, anche il tomo classico più classico che mai avresti pensato di prendere. Questa sua vasta conoscenza letteraria che gli permette di citare nel corso del libro numerosi autori (come Camus, Buzzati, Whitman - vedi la citazione che ho scelto - ad esempio). Atti osceni in luogo privato racconta la storia di Libero e del suo rapporto con le donne della sua vita, come la madre, un'amica di famiglia e le sue storie d'amore. Non è un libro di "atti osceni" (se cercate esclusivamente quelli, lasciate perdere) ma un libro sul rapporto erotico/sentimentale come liberazione di sé stessi.
"Non ero più vulnerabile per me stesso, ero fragile per noi. Passavo dalla prima singolare alla prima persona plurale. Il sentimento per lei custodiva in miei atti osceni".
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Caos Calmo di Sandro Veronesi 2009

“La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo”


Ph Gianluca Vassallo 

"Nessuno può farti stare bene se il bene non è già in te."



“Caos Calmo” questo era l’identificativo del mio indirizzo mail. Chi riceveva le mie mail le riceveva da Caos Calmo. Poi ho dovuto eliminare questa identificazione che mi contraddistingueva per una serie di motivi. Ma anche se non sono più “Caos Calmo” sul mio indirizzo mail, io tale rimango come persona.
Una calma apparente che nasconde una mente e un’anima in continuo movimento.
Il protagonista di questo libro, importante dirigente di un importante network televisivo, dopo la morte della moglie, che ironia della sorte è morta nel momento esatto in cui lui salvava un’altra donna dall’annegamento, decide di trascorrere le sue giornate davanti la scuola della figlia, o seduto in macchina o seduto su una panchina.
E’ come se si risvegliasse. Seduto lì, fermo, non corre più, comincia a osservare il mondo intorno a sé. Non esiste più solo lui, la sua vita, esiste un mondo inesplorato, mai percepito e mai compreso.
Tutti, colleghi di lavoro, parenti, sconosciuti vanno a trovarlo, per chiedergli consigli, per confidarsi, per chiedere consolazione, riversando su di lui le loro angosce e i loro problemi, come se questo suo nuovo modo di vivere, lontano dalla frenesia quotidiana, lo rendesse più saggio.
E sicuramente è così. Osserva tutti e questo mondo intorno a lui con occhi completamente diversi.
Ogni giorno passano davanti a lui una mamma e un bambino diversamente abile e nel momento stesso in cui loro attraversano il giardinetto lui da lontano aziona con il telecomando l’apertura della macchina, attivando un bip e le quattro frecce. Il bimbo pensa che ciò accada per una magia solo per lui, sentendosi importante. E il protagonista non lo tradisce mai, ogni giorno al suo passaggio aziona il telecomando. E quando capiterà che sarà impossibilitato a farlo soffrirà. Piccole azioni che fanno sentire chi ci passa vicino importante. Sono piccoli dettagli che sarebbe bello non tradire mai.
Eh sì, a chi non piacerebbe fermarsi per conoscere la vita che gira intorno, ormai corriamo così forte che perdiamo di vista ciò che è importante. ..... corriamo così forte da attaccarci a ciò che crediamo che sia importante e invece ci accorgiamo di aver preso un grosso abbaglio....
oppure corriamo così forte perché fa comodo non impegnarsi in nulla, neanche in ciò che in realtà non richiede tutto questo impegno.
Io almeno, sono alla ricerca di gente con cuore e anima che correrà pure, ma che, nonostante tutto, non perde mai di vista ciò che di più importante passa accanto alla sua vita.
Non ho purtroppo trovato su youtube la scena del bimbo, ma inserisco qui il trailer del film del 2008 con la regia di Antonello Grimaldi il cui protagonista è Nanni Moretti.








1 commento:

  1. " When love seeks perfection, it is solitude ", from my readings on the portal Mondomondicchiando.blogs.

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