La musica nel cassetto (instrumental)

Come quando lavoravo in radio, che prima del programma mi fermavo e pensavo e ripensavo alle canzoni da mandare in onda, comincerò a riempire il cassetto con le canzoni che hanno un significato per me. C'erano giorni in cui costruivo magicamente scalette indimenticabili. Ma io me lo potevo permettere, ho sempre lavorato in radio libere e non ero costretta a seguire le leggi del mercato. Inserirò, man mano, nel tempo una canzone alla volta. E' impossibile racchiudere tutte le canzoni ma ci proverò, pubblicando sopratutto le canzoni e i testi che sono stati importanti per me ... Questa pagina è dedicata alla musica strumentale 



«La musica dovrebbe far parte del progresso cognitivo di ognuno di noi. Ti insegnano a disegnare e non a cantare, ti insegnano a leggere e a capire le arti figurative ma non ad ascoltare la musica, ti insegnano a godere del suono di una poesia e non del suono di un clarinetto. Ti insegnano la storia della cultura del tuo e di altri paesi e non ti parlano mai dell'apporto dei musicisti. Giuro che non capisco perché» (S. Bollani)

Ph Fabio Orlando

Molti anni fa, negli anni ’90, vidi su Rai Due un programma in cui Stefano Bollani, seduto davanti ad un pianoforte, dava lezioni di musica. Dava esempio pratico di ogni pezzo di cui parlava. La sua provenienza dal Conservatorio era indubbia, aveva la capacità di suonare perfettamente, con una leggerezza che gli è propria, ogni tipo di genere, da Chopin al jazz moderno, tutto ciò insieme ad ospiti provenienti da ogni campo musicale. Aveva una capacità comunicativa evidente, con il suo entusiasmo, rendeva piacevole anche l’ascoltare nozioni in campi musicali di cui credevo non avere interesse (come ad esempio la musica contemporanea del primo ‘900, un po’ ostica per quanto mi riguarda). Qualche anno dopo condusse su Rai Radio tre un programma insieme a David Riondino, il Dr. Djembé, programma particolarmente accattivante e interessante in ogni sua parte. Naturalmente non potevo non vedere le puntate su Rai Tre di "Sostiene Bollani", in cui esibiva tutta la sua vastissima cultura musicale portando in studio musicisti, provenienti da tutto il mondo di ogni genere musicale. Sicuramente è un animale da palcoscenico, con una enorme capacità comunicativa, io l’ho visto dal vivo in due concerti all’Auditorium, uno con Irene Grandi (del quale ne avrei fatto volentieri a meno) e un altro insieme all’artista brasiliano Hamilton de Holanda, con il quale ha collaborato molti anni, anche grazie al suo amore per la musica brasiliana (e credo collabori ancora). Inutile dire che ha collaborato con moltissimi artisti di ogni genere in tutto il mondo. E’ sempre in movimento, sempre in concerto per il mondo, sempre attivo in mille collaborazioni … io mi sono sempre chiesta, ma come fa? Credo che la sua forza sia il suo grande entusiasmo e il suo amore per la musica, è un genio musicale che io ammiro oltremodo! Dai puristi del Jazz non è amato, perché dicono che mette piede in troppi generi, ma forse una ragione potrebbe essere un po' di invidia per la sua grande e indubbia bravura.

Il suo entusiasmo si vede “tutto” in questo pezzo che ho preso dal programma Sostiene Bollani, suonato insieme al fisarmonicista norvegese Stian Carstensen: estremamente coinvolgente!!!

Bollani and Carstensen - Apanhei te Cavaquinho (Ernesto Nazareth)



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Nel 2001 ho comprato un CD con La Repubblica, era la collana dedicata alla musica classica, Jacques Loussier Trio - The very best of play Bach. Quando l'ho inserito nel lettore CD ed ho cominciato ad ascoltarlo sopraggiunse la mia sorpresa, era Jazz, insomma Bach suonato in chiave Jazz. Ho cominciato quindi ad informarmi ed ho scoperto che Jaques Loussier, che non conoscevo allora, è un pianista classico, ma già fin dagli anni '50 ha trascritto Bach in chiave Jazz. Nel '59 fondò un gruppo Jacques Loussier Trio e da allora hanno registrato e fatto concerti in tutto il mondo, con grande successo. Naturalmente, come è successo anche a Bollani (e proprio qui ne ho parlato) i puristi classici non hanno apprezzato questa sua vena. A me che piacciono le contaminazioni di ogni tipo, che amo Bach quanto il Jazz, invece mi ha davvero interessato. Quando studiavo pianoforte Bach era il mio compositore preferito, forse perché mi era facile interpretarlo, lo leggevo facilmente già a prima vista, a differenza dei compositori romantici (pezzi naturalmente più famosi) per me più ostici. Avrei davvero voluto essere in grado di reinterpretare quei pezzi in chiave Jazz come Loussier, ma sicuramente mi mancano le capacità per farlo.


Ho trovato su youtube un video di un concerto dal vivo del Trio in una reinterpretazione dell'Aria sulla quarta corda insieme al grande Bobby McFerrin che chiaramente si presta molto a questo tipo interpretazioni. Sentirli dal vivo immagino sarebbe stato particolarmente emozionante .....

Bach Swinging, Jacques Loussier & Bobby McFerrin


E poi ho deciso di inserire anche questa invenzione a due voci (faceva parte dei pezzi che avevo preparato per l'esame di quinto anno al Conservatorio che non ho mai dato.... ho lasciato lo studio de pianoforte ad un passo dall'esame ....)

Jacques Loussier Trio - Invenzione A 2 Voci N. 8 In Fa Maggiore BWV 779




(pubblicato il 27 novembre 2015)

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Ben più difficile è il silenzio.
Esso presuppone pazienza, costanza, testardaggine; e soprattutto si confronta con il giorno-dopo-giorno della nostra vita, i giorni che ci restano, uno dopo l’altro, lunghi davvero nelle piccole ore…
(A.Tabucchi)




Ph Otto Bettman 

Charlie Haden è un contrabbassista americano. Ha collaborato molti anni con Ornette Coleman, ma come ogni grande jazzista ha avuto molte collaborazioni. Nel 1989 ha pubblicato l'LP Silence in collaborazione con Chet Baker, Enrico Pierannunzi e Billy Higgins.
Haden scrisse: "Voglio portare via la gente dalla bruttezza e dalla tristezza che ci circonda attraverso la bella, profonda musica"

Silence - Charlie Haden, Chet Baker, Enrico Pierannunzi e Billy Higgins.



Charlie Haden & Enrico Pieranunzi - Miradas





(Pubblicato il 25 settembre 2015)

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Non potevo non inaugurare questa pagina con uno dei migliori pianisti al mondo, Keith Jarrett. Attualmente è considerato uno dei migliori improvvisatori jazz, ma la sua tecnica ricopre ogni genere, classica, gospel, blues.   


Anche se a molti il titolo del pezzo non dirà molto, non appena lo ascolteranno  lo riconosceranno immediatamente. Oltre ad essere stato utilizzato per molti anni da RadioRai, è stato pure inserito nella colonna sonora di un film di produzione italo/tedesca interpretato da Sergio Castellitto, Ricette d'amore. Ho scelto questo video preso da youtube, perché è una registrazione da vinile, ed io trovo che la musica su vinile sia superiore alla digitale. 

Keith Jarret - Country 



9/9/2016 purtroppo ho dovuto rimuovere il precedente video che avevo inserito, per ragioni di copyright non era più visibile, peccato, perché quella versione catturata da vinile era nettamente più bella ..... e va bene ce ne faremo una ragione.... 

(edito il 31 agosto 2015
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Won't you stop and take a little
Time out with me, just take five
Stop your busy day and take the
Time out to see if I'm alive







Vi è mai capitato in estate di camminare per le vie di una città semideserta e all'improvviso sentire una musica che vola fuori da qualche finestra? a me capita spesso, vivendo la città in estate. Una volta mi capitò di ascoltare il dolce suono di una sonata di Vivaldi da un flauto che vibrava nell'aria, oppure un pianoforte che suona standard Jazz, vi assicuro che lascia una bellissima sensazione. Una volta mi capitò di sentire le note di un sassofono che suonavano Take Five. Take Five è uno standard del Jazz, è stato scritto nel 1959 da Paul Desmond e Dave Brubeck. E' un pezzo famosissimo, meta di tantissimi che decidono di dedicarsi al sassofono. Come tutti gli standard ne sono state fatte versioni "cantate" per esempio da Carmen McRae e la famosisima versione di Al Jarreau.

Dave Brubeck - Take Five 


Amando Al Jarreau non potevo non pubblicare la sua versione "scat".


(Pubblicato il 18 novembre 2015)


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Robert Glasper



Ho conosciuto Robert Glasper tempo fa grazie alla promozione di un suo concerto sulla pagina FB di un locale che ospita concerti Jazz, il Moody Jazz Cafè (locale davvero interessante! Purtroppo lontano da dove vivo). Avevano pubblicato un pezzo registrato durante il suo concerto nel locale. Mi si è aperto un mondo! Ormai, dopo averlo seguito e ascoltato in tutti i modi, ritengo che Glasper sia uno dei più importanti musicisti nell’area R&B, jazz, elettronica, Hip Hop di oggi. Glasper, figlio di una cantante Jazz, nasce come pianista per poi diventare uno dei più grandi produttori della scena musicale americana. La sua principale caratteristica e, soprattutto dal gruppo da lui creato “Robert Glasper Experiment “, è la fusione tra Jazz e Hip Hop, genere del tutto nuovo. La collaborazione con l’artista Neo-Soul Bilal, e successivamente con Lupe Fiasco, Lalah Hathaway and Yasiin Bey, è stata fondamentale. E’ inutile dire che le collaborazioni sono innumerevoli, tra queste, degne di nota sono quelle con il gruppo di musicisti Terrace Martin, Kamasi Washington (con il suo sassofono), Thundercat (con il suo modo particolare di suonare il basso come fosse una chitarra) e Kendric Lamar (jazz rapper).

Trovo molto interessante questo filone musicale che si è creato in America grazie alla collaborazione di artisti Jazz, rap e Hip Hop, fusion, electronic, soul. E’ davvero qualcosa di nuovo. 

Robert Glasper - So Beautiful (Live At Capitol Studios)


Letter to Hermione (Live) ft. Bilal


(pubblicato il 24 ottobre 2016)
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Enrico Pierannunzi è un pianista, compositore, arrangiatore, tra le sue collaborazioni Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron.



Io l'ho visto e sentito in concerto a Roma qualche anno fa presso il polo espositivo della Centrale Montemartini. Il museo è stato creato nella ex centrale termoelettrica Montemartini che è stata ristrutturata per crearne un polo espositivo, arte antica e archeologia industriale che si fondono. Ogni tanto utilizzano le sale per concerti. Location suggestiva ....
Ho scelto un suo pezzo  del 2004 "Les amantes", 

Enrico Pierannunzi & String Quartet
Con Marc Johnson, contrabbasso  & Rosario Giuliano Sax 





(pubblicato il 6 luglio 2016)
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Nella scena musicale classica esistono musicisti, bravi, meno bravi, perfetti esecutori, con anima e senza anima, Giovanni Sollima (violoncellista palermitano) oltre ad essere di una bravura assoluta è geniale! È un genio della musica, credo che la sua arma sia nel fatto che mostri entusiasmo per ogni cosa egli faccia. Che sia musica classica, che sia una sua composizione o che sia un suo progetto. Uno di questi progetti è i 100 cellos, ha radunato 100 violoncellisti di ogni età da molti Paesi e girano per tutta Europa a far concerti, flash mob e manifestazioni di ogni genere.



Trovo che The Family Tree (album When We Were Trees – 2008) racchiuda in sé tutto questo entusiasmo che trasmette a piene mani e con tutto il corpo….




(pubblicato il 3 maggio 2016)

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Oggi ho rimesso mano alle mie vecchie audiocassette. Mi si è riaperto un mondo, ho fatto bene a riprenderle stavo cominciando a dimenticarle, anche visivamente (le conoscevo a memoria una per una, ogni compilation, ogni raccolta), in compenso dopo averle riviste ho cominciato a ricordare la storia di ognuna. Ho riaperto quei cassetti perché un mio contatto di FB (ma anche di G+) con il quale ci scambiamo pezzi vecchi e nuovi mi ha mandato uno standard del jazz composto da Toots Thielemans, cantato da Ella Fitzgerald e Joe Pass. 

Appena ho visto il titolo mi si è aperto un mondo di ricordi legato a quella determinata cassetta in cui è contenuto lo stesso pezzo ma cantato dal grande Quincy Jones. Come si può dimenticare l'assolo fischiettato iniziale?

Quincy Jones - Bluesette (Mellow Madness 1975)






(pubblicato il 1 aprile 2016)
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dug that beat
Everybody stomped their feet
Everybody digs be-bop
An' they'll never stop

Down them stairs, lose them cares - yeah!
Down in Birdland
Total swing! bop was king - yeah!
Down in Birdland



I Weather Report uno dei gruppi più rappresentativi di fusion Jazz degli anni '70 e '80. Il nucleo centrale e stabile del gruppo sono stati il pianista Joe Zawinul e il sassofonista Wayne Shorter, intorno a loro son passati molti altri musicisti tra i quali una lunga collaborazione con il bassista Jaco Pastorius dal 1976 al 1982. 
Ho scelto il pezzo più famoso del gruppo, ma nonostante sia stato suonato e ascoltato all'inverosimile io lo trovo uno dei pezzi cosiddetti "standard del jazz" più belli in assoluto. Faceva parte dell'LP Heavy Wheather del 1977 e già nel 1979 i Manhattan Transfer ne fecero una cover in versione "vocalese", anche Quincy Jones ne pubblicò una versione. Il titolo del pezzo nasce da un famoso locale Jazz di New York che si chiamava appunto "Birdland" in onore di Bird, ossia Charlie Parker. E' inutile dirlo ma questo pezzo mette carica, energia, il buon umore, immagino che dal vivo debba essere di una potenza indescrivibile. Infatti ne pubblico una versione dal vivo .... 

Weather Report - Birdland Live Concert, Offenbach, Germany, Sept. 29, 1978



(Pubblicato il 16 novembre 2015)

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Nel corso delle propria esistenza si incontrano nel cammino molte persone, con ognuna delle quali si condivide ciò che più ci accomuna. Per esempio ogni volta che vado alla scuola dove mia figlia studia il sax,  il segretario mi ferma sempre a parlare per scambiarci le ultime conoscenze musicali. L'altro giorno mi ha detto: l'ultima volta che ci siamo visti mi hai segnalato il bassista Thundercat (ve lo farò ascoltare) che è grandioso, ma ascolta questo, Thundercat fa parte del suo gruppo, verranno presto in concerto a Roma! 


Apre Youtube e mi fa ascoltare Kamasi Washington, Sassofonista, in un pezzo Live Change of the Guard (Jazz night in America). Un gruppo di tantissimi elementi .... insomma una scoperta.  

Kamasi Washington - The Rythm Changes - live 


(Pubblicato il 12 settembre 2015)
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Come già preannunciato non poteva mancare in questa pagina Avishai Cohen. Ho conosciuto recentemente questo contrabbassista, compositore, cantante e bassista jazz israeliano, me lo segnalò un mio contatto di FB, e mi si è aperto un mondo. Si sente chiaramente l'influenza di Chick Corea con il quale ha collaborato e sicuramente di Pat Metheny. Naturalmente anche nella sua musica tradizione e innovazione (soprattutto in Aurora) si fondono. Meravigliosa la sua interpretazione di Alfonsina y el mar (famosa la versione di Mecedes Sosa).



Ph Yoko Higuchi

Ho già pubblicato qui nel blog sulla pagina dedicata ai miei videolavori il video creato con un pezzo da lui cantato tratto dall'album Aurora. Questo Album mi fu segnalato dal segretario della scuola di musica dove mia figlia studia il sax. Ogni volta che vado lì ci scambiamo sempre impressioni sui musicisti, quando gli dissi di aver recentemente scoperto Avishai Cohen mi disse subito di ascoltare Aurora, miglior regalo non poteva farmelo.


Avishai Cohen Trio - Dreaming




(pubblicato il 4 settembre 2015)

------------------------------------------------   Terzo trombettista! Avishai Cohen Trumpet (da non confondere con Avishai Cohen il contrabbassista, che non potrà mancare in questa pagina in futuro), israeliano, nasce a Tel Aviv ma con la famiglia, di musicisti, si trasferisce a New York.


Ecco, come per Ibrahim Maalouf (libanese), tradizione e innovazione si fondono e anch'egli possiamo definirlo esponente della world music. Il pezzo che ho scelto però è esclusivamente Jazz, ed è un pezzo di Tal Gamlieli musicista Jazz, nato a Gerusalemme ma divenuto internazionale grazie anche a molte collaborazioni. Ascoltatelo il pezzo è davvero bello!

Tal Gamlieli Live at the Lily Pad (featuring Avishai Cohen) - "Hirhur"  (video creato da me)






(Pubblicato il 3 settembre 2015)

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Nulla da dire su Paolo Fresu, tranne che è trai i migliori trombettisti nella scena jazz, e non solo, italiana. Come tutti i grandi jazzisti ha avuto mille collaborazioni con grandi artisti a livello mondiale e anche con piccoli artisti esordienti in Italia, ma non ha mai dimenticato la sua terra promuovendo festival e eventi nella sua Sardegna.  Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo ed è un'esperienza che consiglio a tutti.



La bellezza di quella musica era racchiusa nel suo essere imperfetta, umana, profonda e al tempo stesso misteriosa: la profondità stava nel suono, il mistero nel silenzio. Due elementi apparentemente inconciliabili ma di fatto indissolubili. Se non c'è suono e non c'è silenzio, non c'è musica. (Paolo Fresu)

Paolo Fresu - Geometrie dell'anima
(Video creato da me)



Girando sulle strade di Youtube seguendo un filo seminato da Fresu mi sono imbattuta in questo pezzo, Paolo Fresu, Dhafer Youssef e Eivind Aarset (Istanbulonga)
Dhafer Youssef è un musicista tunisino rappresentante della world music, e ogni tanto fa capolino nel Jazz, collaborando con musicisti come Fresu. Eivind Aarset è un jazzista chitarrista norvegese. Insomma, a me son sempre piaciute le collaborazioni multiculturali e di multigenere, e questo pezzo ne è una rappresentazione ...


 
Fresu, Dhafer Youssef e Eivind Aarset (Istanbulonga) 


Tra le tante collaborazioni, ce n'è una molto interessante tutta italiana ed è con Daniele di Bonaventura. Musicista di estrazione classica è un compositore, pianista e bandoneista (strumento suonato poco da musicisti italiani). "Le sue collaborazioni spaziano dalla musica classica a quella contemporanea, dal jazz al tango, dalla musica etnica alla world music, con incursioni nel mondo del teatro del cinema e della danza". Girando su Youtube ho trovato questo pezzo dal vivo .....

Paolo Fresu Daniele di Bonaventura trio "La mia Terra"



La musica era sinonimo di pace e di tranquillità e rappresentava bene il mio modo di vedere la vita e gli uomini.
Diventava la naturale traslazione del mio pensiero che era positivo nei confronti della vita e pronto a trovare i lati migliori anche negli uomini. (P. Fresu - Musica dentro)

Fra le centinaia di collaborazioni troviamo anche quella con Raffaele Casarano, jazzista (Sax) leccese. Ed ogni volta è meraviglia .... 

Raffaele Casarano & Locomotive feat. Paolo Fresu - O que serà


(edito 2 settembre, 17 novembre 2015, 6 gennaio , 26 giugno 2016) 


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Una famiglia intellettuale libanese fuggita in Francia a causa della guerra civile, di artisti, musicisti, scrittori; figlio di un trombettista e una pianista e nipote di uno scrittore e giornalista, poeta e musicologo Rushdi Maalouf. Ibrahim Maalouf è diventato uno dei più importanti trombettisti e musicisti dei nostri tempi. 

Naturalmente la sua musica non può che essere una contaminazione di generi, trasferendo la tradizione  delle sue origini nella musica occidentale.


Non potevo non inserire un video girato a Beirut che rappresenta perfettamente il suo genere che può essere etichettato con il termine di "world music" (genere che negli ultimi tempi mi appassiona in modo particolare). Il pezzo inizia lentamente di chiara ispirazione del suo paese di origine  per poi esplodere in note che rasentano il rock. 

Ibrahim Maalouf - Beirut (2013)

Quando la world music si fonde con la tradizione della "chanson" francese (la canzone è scritta e cantata da Serge Gainsbourg).

Ibrahim Maalouf & Juliette Gréco - La Javanaise (Live à l’Olympia, 2014)



(edito il 1 settembre 2015/16 settembre 2016)

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