C’era stato un tempo, molti anni addietro, in cui ero stato convinto che ci si abituasse a ogni cosa, con il tempo. Che ci si dovesse abituare a ogni cosa.
Ma allora non mi ero ancora scontrato con la vita. Non avevo ancora fatto i conti con il lento, talvolta infinito, trascorrere degli anni.
Il tempo, inevitabilmente, si porta via molte cose. Alcune sbiadiscono, altre vengono smarrite lungo la strada, specialmente quando è lunga quanto lo è stata la mia. I ricordi si confondono, i contorni sempre meno nitidi, opachi, polverosi.
Le immagini si disperdono come foglie secche spazzate dal vento. Voci, suoni e volti divenuti, ormai, null’altro che ombre lontane appartenenti a un passato impossibile da recuperare.
La mente, ora l’ho capito, è destinata a dimenticare. A lasciare andare. Non il cuore. Ciò che esso ricorda, non può essere cancellato. E, come un grande illuso, esso rifiuta l’abitudine, l’assuefazione alla mancanza di ciò che non può smettere di desiderare.
Francesca Diotallevi - Le stanze buie
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