se una radio è libera ma libera veramente
piace anche di più perché libera la mente
La radio, media "caldo" secondo la definizione di McLuhan (reminiscenze dell'esame di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa), il mezzo di comunicazione che io preferisco in assoluto.
Ph Ilaria Trapani
In casa avevamo questa radio, anche mia nonna (dove ho passato buona parte della mia vita fino ai 5 anni e nelle vacanze) ne aveva una in cucina. Si ascoltava sempre la radio. All'ora di pranzo dopo il radiogiornale si ascoltava sempre "il gambero". Conoscevo tutti i programmi, Alto Gradimento, la Hit parade, chiamate Roma 3131, i programmi dalla "sala Asiago" dal vivo, i radiodrammi. Conoscevo le voci. Insomma io sono cresciuta con la radio accesa e mi ha seguito sempre, di giorno, di notte (una volta lessero in diretta una mia lettera inviata a Rai Stereo Notte, mi mandarono anche due vinili). Come tutt'ora d'altronde. Non amo la radio commerciale, i network, trasmettono musica fotocopia, direttamente gestita dalle case discografiche e trovo noioso ascoltare le hit del momento e a sentire gli stessi argomenti e le stesse parole dette dal conduttore di turno. Argomenti fotocopia pieni zeppi di pubblicità fino alla nausea. Anche se, a onor del vero c'è da raccontare che nel '93 io mi alzavo molto presto perché entravo in ufficio alle 7, avevo la sveglia alle 5.40 e mi svegliavo con Radio Deejay, prima c'era Roberto Ferrari e poi Marco Baldini e vi assicuro che non poteva esserci un risveglio migliore. Cominciavo a ridere dal momento in cui aprivo gli occhi. E' bello cominciare così la giornata! (ora mi sveglio con il radiogiornale e devo dire che il risveglio è decisamente meno allegro).
Anche io, come d'altronde ho già accennato in questo blog (vedi articolo sul film Radiofreccia), sono stata dietro ad un microfono. La prima volta che parlai ad un microfono è stato quando ero bambina, mia madre (un vulcano di idee e di attività per quegli anni e in quel contesto in particolare), che conduceva un programma per una radio libera, mi intervistò facendomi domande su quale favola preferissi (non ero "normale" neanche allora e dissi che preferivo quelle di Gianni Rodari, che nessuno conosceva). Ho lavorato in tre radio "libere", quelle erano radio libere! Mi portavo da casa le mie cassettine, i miei vinili, i miei giornali. Arrivavo in radio una mezz'oretta prima, sceglievo i dischi (anche se i mezzi erano davvero pochi e ci dovevamo accontentare di pochi dischi ma di quelli seri!). Fermavo la bobina che mandava la musica, accendevo la consolle, tiravo su il cursore e cominciavo a parlare. Tutto da sola. Era il mio ambiente naturale stare dietro al microfono (ogni tanto ero in difficoltà quando si bloccavano le cassette nel registratore, ma poi me la cavavo, ma i mezzi erano quelli che erano). Poi ho condotto altri programmi insieme ad altri amici. Ne conducevamo uno di notte ... That's the way. E ci ascoltavano. So che stranamente (nonostante dei ripetitori di fortuna) il segnale arrivava anche fino oltre cento chilometri e so che mi ascoltavano. Il segreto per me era pensare a chi potesse esserci dall'altra parte e parlargli direttamente, come se non ci fosse l'etere a dividerci. Insomma, la mia voce girava in quei posti, anche attraverso le registrazioni dei "Jingle" pubblicitari. Avevo deciso che quella sarebbe stata la mia vita. Avevo impostato i miei studi in modo da esser pronta a poter lavorare in radio, in redazione, in voce, in qualche modo, ma in radio. Ma purtroppo non sempre le cose vanno come si vorrebbe che vadano (anzi mai) e la mia vita è virata verso altri lidi .... molto meno stimolanti per me (non meno caotici sicuramente). Quindi, in finale, non posso che dire: Viva la radio! e quando qualcuno mi dice: io non ascolto mai la radio! beh penso sempre che questa persona abbia dei seri problemi ....
E quindi, come terminare? con la canzone simbolo delle radio libere.
La radio - Eugenio Finardi (1976)
Quando sono solo in casa e solo devo restare
per finire un lavoro o perché ho il raffreddore
c'è qualcosa di molto facile che io posso fare
accendere la radio e mettermi ad ascoltare
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e ci parla direttamente
se una radio è libera ma libera veramente
piace anche di più perché libera la mente
Con la radio si può scrivere leggere o cucinare
non c'è da stare immobili seduti a guardare
forse è proprio quello che me la fa preferire
è che con la radio non si smette di pensare
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e ci parla direttamente
se una radio è libera ma libera veramente
piace anche di più perché libera la mente
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