“[...] Hai presente – dici – quando si fanno le scale? I piedi vanno l’uno dietro l’altro così come abbiamo imparato da bambini. Ma la gioia dei primi passi s’è persa. Ci siamo modellati, crescendo, sull’andatura dei nostri genitori, dei nostri fratelli maggiori, delle persone a cui ci siamo legati. Le gambe ora vanno su in base ad abitudini acquisite. E la tensione, l’emozione, la felicità del passo sono andate perdute come anche la singolarità dell’andatura. Ci muoviamo credendo che il movimento delle gambe sia nostro, ma non è così, con noi fa quei gradini una piccola folla cui ci siamo adeguati, la sicurezza delle gambe è solo il risultato del nostro conformismo. Ho riassunto bene? Ora ti posso dire la mia opinione? E’ una metafora stupida. Rimpiangere il passato è stupido, come è stupido correre dietro a sempre nuovi inizi. [...] Abbiamo il dovere di darci insieme un nuovo passo.”
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