Cosa significa essere sfiorati, dalla tristezza? Questo innanzi tutto: vivere, e ri-vivere, il senso lacerante e profondo della solitudine. Tristezza e solitudine sono esperienze, modi di essere, l'una vicino all'altra: l'una sconfinante nell'altra. La tristezza, certo, è un'emozione, uno stato d'animo, un sentimento, che fa parte della vita di ciascuno di noi: è un'emozione che solo talora è espressione di una malattia: di una patologia. La tristezza è una delle emozioni più pure, indefinibili, fragili struggenti della vita: non di rado banalizzata e reificata: svuotata di senso. Quando la tristezza rinasce nel cuore e nella memoria, si incrinano (oscurano) gli orizzonti mondani, e si indebolisce la speranza: quella speranza che fonda il futuro (l'avvenire) che ci consente di resistere rilkianamente agli intralci e agli ostacoli della vita; ma non ogni tristezza e così crudele. Ci sono tristezze che invitano alla riflessione, al distacco dalla banalità delle cose, e che inducono a scrostare la realtà da cose inutili che la circondano: cogliendone i nuclei profondi e temerari, emblematici e immutabili.
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