Vorrei essere libero come un uomo. (Giorgio Gaber - La libertà)
Difficile parlare di libertà, soprattutto in questi anni. Siamo, nostro malgrado controllati, lasciamo una nostra tracciabilità man mano che facciamo qualcosa che difficilmente potrà mai essere cancellata. Ormai è tutto registrato sul web, a partire dai social e non solo, non dobbiamo dimenticare gli atti pubblici (ad esempio: tal dei tali vincitore del concorso pubblico nr. ..... ecc ecc).
Nulla si può nascondere, per quanto si provi a mettere in modalità "privata" ogni social, ogni sito web a cui apparteniamo. Gli altri vedono ogni cosa, tutto sta a noi a saper condividere ciò che vogliamo sia condiviso. Gli altri vedono chi frequentiamo, chi sono i nostri amici, per esempio se si mette un "mi piace" su un post pubblico si capiscono le attitudini (... e alcune volte si scoprono certe "attitudini" da persone che non avresti mai voluto sapere!), le preferenze. Ogni nostra azione viene registrata e tracciata (Google per esempio ci avvisa sempre di controllare la Privacy, ci avvisa sempre dei cookies ecc ecc). Ormai è così. Quindi ritengo che non esista più la libertà in senso stretto.
Ma c'è un altro genere di libertà, la libertà di agire come vorremmo, la libertà di scegliere e di gestire la nostra vita esclusivamente come noi avremmo sempre sognato. E anche qui ritengo che la libertà non esista.
Dove comincia la nostra libertà di scegliere come agire, e dove finisce l'effetto obbligato delle circostanze?
Il filosofo Umberto Galimberti dice: tutto dipende da come ci costruiamo un'identità ... Più che di libertà dobbiamo parlare di caso, a cui segue un destino ...
Noi costruiamo la nostra identità nel tempo (dagli 0 ai 100 anni) su una base preesistente, c'è sempre stato un prima, carico di avvenimenti e persone che determinano i nostri comportamenti e il nostro essere. Esistono legami sociali, una educazione ricevuta, una sorta di terreno minato sul quale ci muoviamo, questo non ci permette di essere liberi, ma liberi veramente.
La libertà è sempre condizionata da qualcosa, da qualcuno, da un evento, dalla moda, da uno stato sociale, può essere ogni cosa, una malattia, uno sciopero, un temporale, un terremoto, una guerra, una dittatura (per essere estremi), ma soprattutto da quei legacci che sono nelle nostre anime che non ci permettono, a volte, di liberarci, soprattutto da noi stessi. Dire "io sono libero e faccio come mi pare" è solo la scusante di chi, incapace di costruire la propria libertà in un contesto ben definito, vuole giustificare i propri comportamenti che a volte fanno male alle persone a cui si vuole bene, o che stanno semplicemente vicino. Chi è libero "dentro" veramente è capace di stare solo, ama la propria solitudine, invece molte volte chi "urla" il diritto alla propria libertà, al "fare come mi pare perché io sono fatto così", è incapace di stare solo, ma si circonda di mille persone ad uso e consumo personale.
Insomma, ha ragione Gaber quando dice:
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
Ph Thomas Barbèy
Nessun commento:
Posta un commento