venerdì 3 maggio 2019

in-esistenti uomini-sociali

[..] perché tutti noi siamo disavvezzi alla vita, tutti zoppichiamo, chi più, chi meno. Anzi, ci siamo così disabituati che sentiamo a volte perfino ripugnanza per la “vita viva” e non sopportiamo nemmeno che ce la ricordino. Siamo arrivati al punto che l’autentica “vita viva” la consideriamo quasi una fatica, quasi un impegno, e tutti siamo intimamente convinti che è meglio una vita costruita, “letteraria”. E perché a volte ci agitiamo, su cosa ci incapricciamo, che cosa chiediamo? Non sappiamo neanche noi cosa. Sarebbe peggio se le nostre capricciose richieste venissero esaudite. Bene, provate, dateci per esempio un po’ più d’autonomia slegate a chiunque di noi le mani, ampliate la sfera delle attività, alleviate la tutela, e noi … ve l’assicuro: noi chiederemmo di tornare immediatamente sotto tutela. […] Ormai noi non sappiamo neppure dove vive ciò che è vivo, e che cos’è, e come si chiama. Lasciateci soli senza libri e noi ci confondiamo subito, ci smarriamo, non sappiamo dove dirigerci, a cosa aggrapparci: cosa amare e cosa odiare; cosa apprezzare e cosa disprezzare. Noi sentiamo il peso perfino del nostro essere uomini, uomini con corpo e sangue nostri, autentici. Ce ne vergogniamo, lo consideriamo disdicevole e ci intestardiamo ad essere in-esistenti uomini-sociali. Noi, nati-morti ormai da molto tempo nasciamo non da padri vivi, e questo ci piace sempre di più. Ci stiamo prendendo gusto.

Fëdor Dostoevskij - Memorie del sottosuolo

Ph Peter Keetman 

Nessun commento:

Posta un commento